mercoledì 2 novembre 2016

L'estate di Kikujiro (1999)

Sono più di due mesi, che per un motivo o per un altro non ho più scritto qui sul blog, riprendo ora riportando una vecchia recensione su uno dei più bei film di Takeshi Kitano, sperando di ricominciare a scrivere con più assiduità, magari per raccontare di questo periodo che sta portando tante novità nella mia vita...



Masao ha nove anni e vive con la nonna.Il padre è sparito e la madre si è trasferita per lavoro in un'altra città. Finita la scuola, con gli amici che vanno in villeggiatura e con la nonna che deve lavorare tutto il giorno, per il bambino si prospetta un'estate in solitudine, ma dopo che ha trovato una foto della madre con il suo nuovo indirizzo, Masao decide di andarla a trovare. Ad accompagnarlo in questo viaggio è il marito di un'amica della nonna, un uomo rozzo, prepotente, scorbutico, ma che si rivelerà capace di autentici gesti d'affetto. Alla fine del viaggio entrambi saranno cambiati.Un po' "road-movie", un po' viaggio di formazione "L'estate di Kikujiro" è un film dolce e poetico, ma non melenso, in cui non si rinuncia a momenti di "bruttezza", anche se sempre "addolciti" da un'atmosfera di umorismo surreale.




I due protagonisti, all'apparenza completamente diversi, sono invece più simili di quanto non sembri e questo si nota soprattutto nell'ingenuità che caratterizza entrambi. Ingenuità propria dell'infanzia per quanto riguarda Masao, più spirituale quella del personaggio di Kitano, che con i suoi modi bruschi, rischia più volte di mettersi nei guai, ma che riesce anche a rendere il viaggio del bambino più spensierato e colorato, come una sorta di clown o di Charlot.Kitano non ci dice nulla di questo suo personaggio, ci da dei piccoli indizi per poter supporre qualcosa (il vizio del gioco, il carattere da bulletto, il tatuaggio da clan yakuza), ma in realtà di lui ignoriamo tutto. Fino alla fine, se non fosse per il titolo, non sapremmo nemmeno come si chiama; infatti Masao per tutto il viaggio si rivolgerà a lui chiamandolo "signore" e solo nell'ultima sequenza ne conoscerà il vero nome. Così come sono senza nome, anche gli altri personaggi che i due incontreranno durante il loro viaggio; il "poeta", "il ciccione" e "Il pelato", sono personaggi bizzarri, fuori dagli schemi e che aiuteranno Kikujiro, nel rendere migliore il cammino di Masao, mossi come le marionette del teatro Bunraku dallo stesso Kikujiro; tema del teatro (Kabuki in questo caso) che ritorna anche negli incubi del bambino.



Alla fine, quando tutti si devono lasciare, si avverte una sorta di malinconia, come quella che si prova alla fine dell'estate, ma ognuno avrà la consapevolezza di uscire arricchito da quell'esperienza. Sia Masao, che Kikujiro porteranno il ricordo di un estate indimenticabile e sapranno di essere un po' meno soli.

2 commenti:

  1. Kitano è una sicurezza, sia quando fa lo Yakuza che quando sforna film come questo, pochi autori riescono a mantenere la loro poetica cambiando così tanto genere, il buon “Beat” è uno di questi ;-) Cheers

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    1. Come altre volte, mi trovi perfettamente d'accordo...
      Hola Hermano!

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