venerdì 12 maggio 2017

Pieles (2017)



Dopo gli shockanti cortometraggi "La misma piel" e "Eat my shit", Eduardo Casanova fa il grande passo e dirige questo lungometraggio di forte impatto emotivo, prodotto da quell'altro talento estremo che è Alex de la Iglesia.
Il film, presentato fuori concorso al Festival di Berlino, creando, se non altro, un bel po' di stupore.
"Pieles" racconta le storie di diversi individui che devono fare i conti con la loro diversità fisica, confrontandosi coi così detti "normali", storie che finiranno con l'intrecciarsi l'una all'altra, in una sorta di puzzle, la cui immagine/soluzione finale è l'accettazione di se stessi e l'accettazione da parte degli altri.



Conosciamo così Samantha, una ragazza con l'ano al posto della bocca e viceversa (già vista nel corto "Eat my shit" e di cui questo film è l'ideale estensione), che desidera essere normale, colleziona bocche ritagliate da riviste e appassionata di social network. E proprio qui abbiamo una delle critiche più forti su cui ci fa riflettere il regista spagnolo, che ci mostra come questi mezzi di comunicazione siano i primi a demonizzare la diversità fisica e chi ne è affetto, salvo poi cercare "like" e visualizzazioni con immagini violente e realmente di cattivo gusto.



C'è poi Laura, una giovane prostituta, senza occhi, che nell'incipit del film ha solo undici anni ed è "comprata" da un pedofilo, che pur sentendosi in colpa non riesce a vincere la sua tentazione.
La ragazza riesce a fare l'amore solo con due diamanti al posto degli occhi, che le sono stati regalati proprio dal pedofilo e quando qualcuno glieli ruberà andrà in crisi. Tuttavia è proprio Laura che si dimostra il personaggio più edificante di tutto il film, perché non solo perdonerà la donna che l'ha derubata, ma intreccerà con lei una relazione amorosa, perché lei, priva della vista riuscirà a non farsi condizionare dall'aspetto, non certo aggraziato, della donna.



Invece Ana, ancora legata morbosamente al ricordo della madre defunta, ha il volto deformato e tradisce il fidanzato Ernesto, attratto unicamente da dalla malformazione fisica, con Guille, un uomo dal corpo completamente ustionato. Anche qui Casanova gioca ribaltando le regole della nostra società per ribadire il concetto che siamo schiavi della bellezza apparente e dell'estetica e allo stesso tempo condanniamo chi invece questi pregiudizi non li ha. Infatti Ana critica Ernesto perché sta con lei solo per il suo aspetto, ma allo stesso tempo, per sentirsi accettata lo tradisce con Guille, il cui corpo è devastato dalle ustioni.



Vanesa è una nana che lavora in televisione nei panni di un gommoso orsetto rosa, ma stanca di quella vita deciderà di ricorrere all'inseminazione in vitro per avere un figlio e cercare la vera felicità.
Infine abbiamo Cristian, figlio del pedofilo, che mai lo ha visto avendo abbandonato lui e la moglie, affetto da somatoparafrenia e che tenta più volte di amputarsi le gambe e che desidera diventare una sirena. Anche qui si tocca un argomento caro al regista, cioè quello che il disagio che sentono queste persone, spesso non è concepito da chi sta loro vicino, amici o parenti che siano e spesso questi, invece di essere di supporto, peggiorano solo la situazione.



Casanova, con questa sua opera prima, voleva sicuramente colpire lo spettatore e innegabilmente ha raggiunto il suo scopo, senza però usare un voyeurismo gratuito e fine a se stesso. Una pellicola che pur sbandierando una vera e propria morale, riesce a far passare chiaramente il messaggio per cui dobbiamo imparare ad accettarci per come siamo.
Molto bella è anche la fotografia, caratterizzata dai colori pastello (il rosa trionfa su tutto, come ad esasperare il concetto di bellezza, rendendola qualcosa di kitsch) e da immagini che sembrano prese dalle opere di David LaChapelle.



In conclusione, Casanova costruisce un'opera originale, mescolando "Freaks"ad Almodovar e al John Waters di "Pink Flamingos", caratterizzata da personaggi grotteschi, ben disegnati, che forse con un po' più di cattiveria avrebbe lasciato un segno più evidente, ma che non mancherà di far parlare di se e che lancia nel cosmo cinematografico europeo un regista di sicuro talento e dal promettente futuro.

5 commenti:

  1. Prometto di ripassare a leggerti non appena avrò finito di vedere il film, per ora sono fermo alla prima mezz’ora, e mi sta piacendo nella sua stranezza. Cheers!

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    1. Aspetto dunque una tua opinione...del resto se non sono strani, che gusto c'è? Giusto? ;)

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  2. Di Alex de la Iglesia regista ho visto l'originalissimo Le streghe son tornate, ed anche questo nella sua estrema originalità potrebbe sorprendere, anche se non so se riuscirò a vederlo ;)

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    1. Di De La Iglesia ho visto "La comunidad" e "El dia de la bestia" entrambi molto originali, oltre al più lineare "Oxford Murders".
      Io ti consiglio di recuperare anche questo, che seppur a tratti eccessivo è un film che merita almeno una visione.

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  3. Il tuo stile ormai assodato dovrebbe se possibile staccarsi dalla trama , dall'intreccio scrivi bene ma sei troppo esaustivo non dando agli altri i mezzi leciti e non di interagire , sintomatica ed efficace la conclusione citazionista e stimolante , comunque tralasciando le mie impressioni più o meno condivisibili ti faccio i miei complimenti per le scelte autoriali e la pulizia semantica. Continua così.

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