Nicola fissava il piccolo corpo sul pavimento.
Improvvisamente, un misto tra paura e senso di colpa , si insinuò nel bambino,
che a poco a poco, si rese conto di quello che aveva fatto.
Aveva sempre odiato Alice, fin dal primo giorno.
Da quando era arrivata, sembrava che sua madre avesse meno tempo per lui.
Infatti passava molto tempo a cullare, pettinare e prendersi cura della nuova
venuta e lui si sentiva trascurato.
Già una volta, era stato sorpreso mentre, con un
coltello, stava per aprire il ventre alla piccola Alice. Sgridato duramente,
era stato mandato a letto senza cena.
Fu quella sera, con le guance rigate dalle lacrime
che bagnavano il cuscino, mentre lo stomaco gli si contorceva per gli spasmi
della fame, che prese la decisione di eliminarla una volta per tutte.
Quel fine settimana gli si presentò l’occasione
che tanto aspettava. Sua madre uscì per andare a fare la spesa, lasciandolo a
casa da solo con Alice; così, appena fu sicuro che lei si fosse allontanata, prese
la piccola dal lettino e, dopo averla fissata con odio per qualche istante, la
scaraventò con forza per terra.
Sentì immediatamente il rumore della testa che si
fracassava, ma ancora accecato dal rancore iniziò a prenderla a calci
violentemente; un braccio si spezzò, uscendo dalla sede della spalla e un piede
gli si rigirò di centoottanta gradi.
Ora lei lo guardava, con un solo occhio aperto, e
sembrava chiedergli il perché di tanto odio.
In quel momento, Nicola, sentì la macchina della
madre che rientrava nel vialetto; preso dal panico, raccolse quello che rimaneva
di Alice, e dopo averlo infilato in un sacco di plastica, andò di corsa a
nasconderlo in cantina, dietro la vecchia stufa a legna.
Tornò in camera sua e si mise a giocare alla
playstation.
“Nicola, dov’è Alice?” chiese sua madre entrando
in camera
Lui continuò a giocare ignorandola.
“Allora, ti ho chiesto dov’è Alice?”
Il bambino si voltò a guardare la donna e le urlò
in faccia: “Non so dov’è la tua stupida bambola!”