Ecco un altro vecchio racconto, forse non tra i migliori che abbia scritto, ma con qualche buon passaggio:
Aaron scoprì quella notte cosa significasse realmente
avere paura; fino ad allora nemmeno il suo incubo peggiore era stato tanto
terrificante.
Rinchiuso nell’armadio a muro, abbracciato al fucile da
caccia che era appartenuto a suo padre, il suo respiro si era fatto affannoso,
mentre grossi rivoli di sudore gli solcavano il volto.
Fuori la bestia fiutava l’aria,
fiutava la sua paura. Presto lo avrebbe trovato, e allora lui avrebbe dovuto
ammazzarla, ma come poteva sparare a Mark, come poteva uccidere un bambino?
Aaron si era trasferito ad
Howling Rock da poco più di un mese, trovando subito lavoro nella locale scuola
media, come insegnante d’Inglese, e per arrotondare lo stipendio dava
ripetizioni privatamente. Proprio quella sera stava ripassando la lezione con
il piccolo Mark Grimm, un suo allievo della prima media.
Mentre il bambino stava
riordinando la cartella per tornare a casa, Aaron scostò le tende guardando
dalla finestra.
La luna era già alta in cielo e
in quella limpida serata di principio d’autunno sembrava ancora più grande e
luminosa.
“E’ proprio una bella serata,
vero signor Levi?” chiese improvvisamente il ragazzino.
“Si hai proprio ragione Mark”
“Lei conosce la storia del
mostro di Howling Rock?”
Aaron si voltò a guardare il suo
piccolo interlocutore.
“Si ne ho sentito parlare, ma è
solo una leggenda.”
“E se non fosse così?” chiese
nuovamente Mark.
Ora c’era qualcosa di strano nel
volto del bambino, qualcosa di sbagliato. Il suo sguardo era triste e impaurito
allo stesso tempo.
“Cosa succede Mark” chiese Aaron
“c’è qualcosa che non va?”
“Mi dispiace…” rispose il
ragazzino
Poi, portatosi le mani alla
testa, cadde in ginocchio e un urlo
spaventoso gli uscì di gola.
Aaron si precipitò per
soccorrerlo, ma appena gli fu vicino indietreggiò immediatamente con gli occhi
sgranati.
Il bambino continuava a dibattersi a terra e a strillare come in
preda ad atroci dolori; le sue membra iniziarono a gonfiarsi lacerando i
vestiti e Aaron poté sentire chiaramente lo scricchiolio delle ossa di Mark che
si stavano allungando, mentre il corpo nudo veniva ricoperto da un folto pelo.
Gli splendidi occhi verdi del
ragazzino si trasformarono in enormi, gialli occhi ferini; la mandibola si
allungò fino ad assumere una forma animalesca, mentre il labbro inferiore si arricciò
mettendo in mostra una lunga fila di denti aguzzi.
A quel punto Aaron, ormai in
preda al terrore più profondo, cominciò a indietreggiare, non riuscendo però a
distogliere lo sguardo da quella mostruosità.
Quando giunse alla porta della
cucina, la creatura ululò e poi digrignando i denti si voltò verso di lui.
Aaron allungò il braccio verso
il tavolo e afferrò il matterello che vi era appoggiato sopra; appena l’essere
gli si avventò contro lui ritirò il braccio colpendolo così in pieno volto.
La creatura guaì.
Aaron approfittò di quell’attimo
di stordimento del mostro per fuggire. Passando per il suo studio, con un
calcio spaccò la rastrelliera dove erano esposti alcuni fucili, ne prese uno e
controllò che fosse carico. Non avrebbe mai voluto usarlo, ma se fosse stato
necessario almeno aveva un’arma con cui difendersi.
Scostò leggermente la porta e
vide che il lupo teneva bloccata la porta d’uscita, per cui cercando di non
fare rumore, salì al piano superiore passando per la cucina.
Dalla balaustra spiò al piano
terra. Mark-lupo stava annusando l’aria, si fermò per un istante, poi spostò lo
sguardo verso il suo nascondiglio. Il ghingo della bestia si fece più largo,
come a volerlo deridere e con passi lenti, ma decisi cominciò a salire le
scale.
Aaron strisciò il più
rapidamente possibile in camera sua, chiuse la porta e si nascose nell’ampio
armadio a muro.
Rimase in ascolto, ma per un
lungo tempo non udì nulla, il tempo sembrava essersi bloccato e sentiva la
paura aumentare maggiormente. Armò il fucile, ma ora non era più tanto sicuro
che sarebbe riuscito a sparare a quel mostro. Continuava a vedere il volto
sorridente di Mark e anche se adesso aveva le sembianze di un orribile lupo,
lui continuava a vederlo soltanto come un bellissimo bambino.
Un colpo secco fece
scricchiolare la porta, e al secondo la porta si aprì.
La creatura fiutò l’aria, fiutò
l’odore di urina che chiazzò i jeans di
Aaron; si voltò in quella direzione, e con un balzo sfondò le ante
dell’armadio.
Aaron fece fuoco.
Quando la polizia giunse a casa
del nuovo insegnate di Howling Rock, si trovò di fronte ad una sena
agghiacciante. Nella camera da letto dell’uomo, un bambino completamente nudo,
giaceva in un mare di sangue con mezza testa maciullata da un colpo di fucile.
Aaron fu trovato agonizzante
nella vasca da bagno con le vene tagliate. Trasportato d’urgenza all’ospedale
riuscirono a salvargli la vita.
Tre anni dopo, in una notte di
luna piena, del tutto simile a quella in cui si era verificata quell’orrenda
tragedia, Aaron Levi fu assassinato nelle docce della prigione in cui stava
scontando la sua condanna, in attesa del giorno in cui la sentenza di condanna
a morte fosse stata eseguita.
I colpevoli non furono mai
cercati.