Fortunatamente, da cinque anni, c'è la "Notte Horror Blogger Edition"; un'iniziativa che vede coinvolti un gruppetto di blogger, che per poco più di un mese, tutti i martedì (con appuntamento alle 21 e alle 23), recensiranno alcuni film horror, per allietare le nostre calde estati.
Questo, per me, è il terzo anno consecutivo (cosa che non può che farmi piacere) e per l'occasione ho scelto un film particolare, divenuto un cult con il passare del tempo e per tanti anni ritenuto introvabile, fino a quando quelli di "Nocturno" e "Rarovideo" lo hanno distribuito anche qui da noi; sto parlando di quell'opera malata che è "Horror in Bowery Street".
Via con la trama:
Siamo in uno dei quartieri più degradati di New York, dove numerosi personaggi, per lo più barboni, vivono di espedienti. Un giorno, il proprietario di un bar della zona, trova per caso, nascosto nel suo scantinato, un liquore denominato "Viper" e decide di venderlo per guadagnare qualche soldo. Quello che non sa è che basta un sorso di quel prodotto per morire liquefatti, tra atroci sofferenze.
Insospettito da quelle strane morti, un poliziotto si metterà ad indagare.
Il film in realtà era nato come cortometraggio, girato da Muro quando era ancora studente di cinema, e in seguito integrato con altre scene. Si capisce perciò perché la pellicola risulta essere frammentaria e con una trama non ben lineare.
La sceneggiatura, a cura di Roy Frumkes, è confusa senza un vero intreccio narrativo; si possono contare almeno tre storie portate avanti dal regista, tutte spezzettate e non sempre portate ad una vera e propria conclusione.
Tuttavia questa non è un difetto, anche perché appare chiaro fin da subito che la trama è solo un pretesto per mettere in mostra quanto più splatter possibile.
In questa pellicola tutto è eccessivo, dalla storia alla recitazione, volutamente sopra le righe e che lo fanno accostare ai film della Troma (a proposito, la curatrice degli ottimi effetti speciali Jennifer Aspinall, aveva lavorato proprio a "The Toxic Avenger").
Anche il modo in cui vengono mostrate le morti dei poveri incauti consumatori del "Viper" è esagerato: infatti i corpi di questi si sciolgono emettendo liquami rossi, blu e gialli, dando al film un tocco di colore, quasi pop, che contrasta con la violenza delle scene.
Insospettito da quelle strane morti, un poliziotto si metterà ad indagare.
Il film in realtà era nato come cortometraggio, girato da Muro quando era ancora studente di cinema, e in seguito integrato con altre scene. Si capisce perciò perché la pellicola risulta essere frammentaria e con una trama non ben lineare.
La sceneggiatura, a cura di Roy Frumkes, è confusa senza un vero intreccio narrativo; si possono contare almeno tre storie portate avanti dal regista, tutte spezzettate e non sempre portate ad una vera e propria conclusione.
Tuttavia questa non è un difetto, anche perché appare chiaro fin da subito che la trama è solo un pretesto per mettere in mostra quanto più splatter possibile.
In questa pellicola tutto è eccessivo, dalla storia alla recitazione, volutamente sopra le righe e che lo fanno accostare ai film della Troma (a proposito, la curatrice degli ottimi effetti speciali Jennifer Aspinall, aveva lavorato proprio a "The Toxic Avenger").
Anche il modo in cui vengono mostrate le morti dei poveri incauti consumatori del "Viper" è esagerato: infatti i corpi di questi si sciolgono emettendo liquami rossi, blu e gialli, dando al film un tocco di colore, quasi pop, che contrasta con la violenza delle scene.
Come in molti film simili per mitigare le scene crude e violente, vengono usate diverse gags che fortunatamente non disturbano, ma anzi risultano essere un valore aggiunto al film perché così, le scene più disturbanti riescono a essere più "digeribili".
Del resto in questa ora e mezza di film assistiamo, oltre alle numerose morti crude, anche a violenze sessuali, a scene di necrofilia e ad una partita di football giocata con un pene appena evirato (e scusate se è poco...)
Ecco se proprio dovessi trovare un difetto al film, direi che sarebbe potuto durare un po' meno, infatti in alcuni momenti la storia viene eccessivamente allungata con il risultato di essere un po' noiosa. Fortunatamente Jim Muro, sa compensare con una buona regia (finora l'unica) e mostra le sue qualità di operatore di camera che lo porteranno a lavorare a film come "Terminator 2" "Titanic", "Balla coi lupi" "JFK", "Casino", prima solamente come operatore di steadicam, poi anche come direttore della fotografia.
Del resto in questa ora e mezza di film assistiamo, oltre alle numerose morti crude, anche a violenze sessuali, a scene di necrofilia e ad una partita di football giocata con un pene appena evirato (e scusate se è poco...)
Ecco se proprio dovessi trovare un difetto al film, direi che sarebbe potuto durare un po' meno, infatti in alcuni momenti la storia viene eccessivamente allungata con il risultato di essere un po' noiosa. Fortunatamente Jim Muro, sa compensare con una buona regia (finora l'unica) e mostra le sue qualità di operatore di camera che lo porteranno a lavorare a film come "Terminator 2" "Titanic", "Balla coi lupi" "JFK", "Casino", prima solamente come operatore di steadicam, poi anche come direttore della fotografia.
Nel film, volendo, si può leggere anche una critica sociale, contro la guerra e l'abbandono dei reduci a loro stessi, infatti uno dei protagonisti (il più cattivo e violento) è stato in Vietnam e crede di vedere vietcong ovunque, ma non so quanto questo fosse nelle reali intenzioni del regista.
Altri due ottimi aspetti del film sono la scenografia, in particolare quella ambientata nello sfasciacarrozze dove molti dei protagonisti trovano rifugio e la fotografia che ci mostra, senza nessun filtro, la trascuratezza e il degrado delle zone teatro della vicenda.
"Horror in Bowery Street" è dunque divenuto un cult, grazie alla sua irriverenza, e al suo essere esagerato e di cattivo gusto (come scordare la scena in cui il poliziotto, dopo averlo picchiato, vomita volutamente sul mafioso stereotipato), violento e crudo. Un film che è riuscito a crearsi la sua fetta di fan ed estimatori. Una pellicola da scoprire o riscoprire, sempre se si ama il genere (più che di splatter qui si parla di melt-movie, cioè quei film in cui la liquefazioni dei corpi e centrale nella trama), e se siete dotati di un buono stomaco.