E' quasi Natale: ecco dunque un racconto a tema, un po' diverso dai soliti...
“Perché mi fai questo?” chiese il piccolo Filippo rannicchiato in un angolo accanto al caminetto acceso.
“Perché mi fai questo?” chiese il piccolo Filippo rannicchiato in un angolo accanto al caminetto acceso.
“Perché
sei stato cattivo” rispose l’uomo ridendo, e calò con forza la mannaia sulla
testa del bambino, provocando un rumore secco, come di legna spezzata. Il
sangue schizzò sul pavimento, sulle pareti e sulle tende della finestra; alcune
gocce arrivarono addirittura sul soffitto. Poi gettò il corpo dentro ad un
sacco, se lo caricò in spalla e se ne andò.
Arrivato
a casa, passò per la cucina dove svuotò il sacco sul grosso tavolo in
legno. Ne uscirono una mezza dozzina di
piccoli corpicini, alcuni dei quali fatti a pezzi, che macchiarono la tavola di sangue ancora fresco. Per un istante, l’uomo si ritrovò a fissare gli occhi
ancora spalancati, dell’ultimo bambino a cui aveva fatto visita, ma si affrettò
a distogliere lo sguardo.
“Ketkrókur!” chiamò
Un omino, basso di
statura, arrivò tutto trafelato: "Si, capo!?"
“E’ arrivata la cena”
rispose l’uomo indicando i cadaveri sul tavolo “i vestiti gettali con gli altri
nello scantinato…Io intanto vado a lavarmi…”
“Va bene capo”
Mentre Ketkrókur,
faceva bollire quelle tenere carni, l’uomo si infilò sotto la doccia bollente,
lasciando che l’acqua gli scivolasse su tutto il corpo, portandosi via tutta la
stanchezza accumulata quel giorno. Poi si insaponò per bene, lavando con cura
la folta barba, e prima di uscire, si concesse una sega, ripensando a quella
graziosa brunetta della sera prima. I migliori cinquanta euro spesi per una scopata.
Indossò l’accappatoio
rosso, e poiché la cena non era ancora pronta, si accese un sigaro che andò a
fumare in veranda. Le stelle erano particolarmente luminose quella sera e
l’aria, fresca e frizzante; una serata ideale per portarsi avanti con il lavoro.
Cominciava a essere stanco, erano ormai tre mesi che lavorava tutti i giorni,
quattordici ore al giorno, la maggior parte delle quali di sera. Ma ormai
mancava poco, ancora un paio di settimane e se ne sarebbe andato in vacanza;
quest’anno a Santo Domingo, spiagge calde e ragazze seminude.
“Prima
però mi ci vuole qualche lampada abbronzante” pensò “sono bianco come
un cadavere”
Una voce interruppe i
suoi pensieri.
“Cosa?”
“E’ pronto, capo”
ripetè Ketkrókur
La grande tavola era
stata preparata per una sola persona. Lui voleva così. Quando aveva finito, i
suoi aiutanti potevano sedersi tutti assieme e finire quello che era rimasto, o
anche cucinarsi qualcosa in più se preferivano, ma prima lui doveva mangiare da
solo.
Consumò il suo pasto
avidamente, e dopo essersi pulito la barba con il dorso della mano, si lasciò
sfuggire un grosso rutto.
“Beh, devo ammettere
che non eravate così cattivi come credevo. Anzi siete stati proprio gustosi”
Rise di gusto a quella
battuta; poi andò al mobile bar e si versò un bicchiere di cognac, che
ingurgitò tutto d’un fiato.
Un altro piccolo omino
entrò silenziosamente nel soggiorno
“Capo, è tutto pronto,
i sacchi li abbiamo già caricati…”
“Oh…grazie” rispose
l’uomo “prima però portami un po‘ di quella roba”
“Ma capo…” obiettò
l’omino
“Ohh…non rompere i
coglioni anche tu…o ti faccio fare la fine di tuo cugino…”
“Okey…scusa” disse
l’omino sparendo alla svelta.
Ritornò dopo pochi
minuti portando una bustina piena di polvere bianca.
L’uomo ne prese una
manciata, e dopo averla ben sistemata sul tavolo, la fece sparire su per il
naso.
“Bene ora posso anche
andare”
L’uomo indossò il suo
vestito rosso da lavoro, i suoi stivali neri da lavoro, poi uscì e salì sul suo
pick-up da lavoro.
Un altro di quei
piccoli omini arrivò di corsa:
“Santa Claus, le
liste!” disse consegnando due grosse agende
“Grazie, Giljagaur” rispose
l’uomo
Sulla prima delle due
agende, era scritto in grandi caratteri dorati: “BAMBINI BUONI”, e dopo una veloce occhiata la gettò sul sedile posteriore. Poi
prese la seconda agenda, sulla quale era scritto in caratteri cubitali rossi “BAMBINI CATTIVI”, la sfogliò fino a che arrivò alla pagina
segnata con una piegatura; con la penna cancellò l’ultimo nome non ancora
depennato, poi accese il motore e partì.
Sempre gentilissimo Cass!
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