martedì 13 giugno 2017
Quella volta all'Appiani...
Sono stato la prima volta allo stadio quando ancora non avevo diciassette anni. La partita era Padova Venezia al vecchio Appiani, stadio poi abbandonato dalla società bianco-scudata per il più sicuro, ma più brutto Euganeo.
Era una bella domenica primaverile e con il gruppo di amici ci trovammo a casa di uno di noi, non ricordo di preciso di chi, forse proprio casa mia, dato che era quella più vicina alla fermata dell'autobus.
Il nostro gruppetto era numeroso; oltre a me e mio fratello c'erano Stefano, il Brugne, il P, il Guscio, uno o due dei fratelli Pastore e qualcun altro.
Prendemmo l'autobus extraurbano che fa il percorso tra Venezia e Padova per poi, arrivati al capolinea, prendere quello cittadino che ci avrebbe portato direttamente allo stadio, ma una volta saliti ci siamo accorti che erano numerosi i tifosi veneziani, pronti a dar battaglia.
Il derby veneto è spesso più sentito di molte stracittadine di serie A e non di rado i tifosi se le sono suonate di santa ragione, per non parlare dei danni fatti per le strade delle due città, danni che poi abbiamo saputo che i cugini lagunari avevano effettivamente procurato nel loro percorso.
Appena saliti sul bus ci siamo accorti subito della situazione potenzialmente pericolosa, tutti tranne il P, che senza nemmeno il tempo di trovare posto urlò:
"Dai che oggi vinciamo 3 a 0!"
Dal fondo del mezzo un ragazzo partì alla carica, bloccato fortunatamente dai suoi compagni che evidentemente non volevano guai prima di essere arrivati a destinazione.
Tuttavia, sentendoci addosso gli sguardi feroci degli avversari, decidemmo di non aspettare il capolinea e di scendere alla prima fermata utile per prendere un autobus urbano.
Arrivati indenni allo stadio, prendemmo posto in curva e ancora prima che iniziasse la partita partirono i classici cori per incitare la squadra e per sbeffeggiare i rivali.
"Datemi un PA!"
"PA!"
"Datemi un DO!"
"DO!"
"Datemi un VA!"
"VA!"
"PADOVA, PADOVA!"
Poi la partita iniziò, ma di quel primo tempo, a causa della mia bassa statura e del fisico mingherlino riuscii a vedere gran poco, infatti ero sovrastato da gente decisamente più alta di me e ad ogni ola o coreografia venivo sballottato da una parte all'altra, senza capirci nulla e ritrovandomi distante dal resto della mia compagnia.
Ad un certo punto notai a terra una bella sciarpa e cercai il momento adatto per intascarla, tanto in mezzo a quella bolgia, trovare il proprietario sarebbe stato impossibile; tuttavia quando mi stavo chinando per raccoglierla, il capo ultrà ricominciò a incitare la curva:
"Tutti a destra oh-o, tutti a sinistra oh-o!"
E così persi la mia occasione.
Durante l'intervallo, quando la situazione si era in parte calmata, cercai un posto per assistere meglio al resto della partita e godermi almeno il secondo tempo. Mi arrampicai così sulla balaustra della barriera di protezione in cima alla curva e mi avvinghiai ad uno dei pali alti.
Da lì riuscii a vedere bene tutto il secondo tempo, che a dire il vero, come il resto della partita fu di livello abbastanza scarso, ma io ero comunque carico e mi divertii lo stesso.
La partita finì zero a zero e noi ce ne tornammo a casa, fortunatamente evitando gli scontri tra tifoserie.
Dopo quella prima volta, riuscii a tornare allo stadio solo diversi anni più avanti, quando il Padova ottenne la promozione in serie A, ma di questo ne parlerò un'altra volta, forse...
Io ci andavo da piccolo, quando mio padre mi ci portava con la sua fidata 131 Fiat.
RispondiEliminaI primi tempi ci entravo persino gratis, poiché fino ai 10 anni l'entrata mi pare fosse gratuita, ma non sono sicuro se il parametro fosse l'età o l'altezza, non ricordo.
Però andavamo in gradinata ed eravamo sempre i primissimi ad arrivare.
La partita iniziava alle 14:30 e mio padre alle 13:00 doveva essere già lì.
Credo di esserci andato fino alla terza media, poi però complici annate deludenti mi disinnamorai della squadra della mia città, anche perché dentro di me ero tifoso della Juventus già da piccolissimo.
Comunque conservo dei bellissimi ricordi di quel periodo e stranamente mi ricordo di tutto: dagli inni, agli aneddoti vari in campo ecc.ecc.
Gran bel post, Marco. ;-)