domenica 2 febbraio 2020

Dylan Dog 401: L'alba nera - Dylan è morto, Dylan è rinato

Dove eravamo rimasti? L'ultima volta che ho parlato di Dylan Dog è stato a gennaio dell'anno scorso con il numero 388, il secondo del "ciclo della meteora". La mia intenzione era quella di recensire questa serie, numero per numero, mese per mese, fino ad arrivare al tanto atteso nuovo inizio; cosa che per svariati motivi non sono riuscito a fare, chiudiamo dunque questa fase e ripartiamo da zero, anzi da 401.



Va detto, innanzitutto, che per quanto questo nuovo albo possa funzionare anche come numero a se stante, soprattutto per chi dovesse cominciare a leggere Dylan Dog solo ora, sarebbe meglio contestualizzarlo in un'ottica più ampia, cioè sia come nuova ripartenza dopo "l'apocalisse" dei numeri precedenti, sia come primo capitolo di un primo ciclo che porterà il personaggio e il mondo dylandoghiano a qualcosa di nuovo e diverso da quello che i lettori storici e nostalgici erano abituati.
Dunque, per un giudizio più obiettivo, sarebbe meglio aspettare per lo meno questi primi sei numeri del già annunciato mini ciclo.



"L'alba nera" è si un nuovo inizio, ma è anche una sorta di remake/reboot dello storico numero 1, "L'alba dei morti viventi", che riprende vecchi e nuovi personaggi con piccole, ma sostanziali differenze per caratterizzare il Dylan voluto da Roberto Recchioni.
Rivediamo dunque il caro vecchio Bloch, qui nel nuovo ruolo di soprintendente (che ironia no?), il misterioso Hamlin di Safarà, Xabaras, qui per ora come semplice spettatore, ma anche l'ispettore Carpenter e Rania con una storia e un passato leggermente diversi da come li avevamo lasciati nel numero 399, cosa che non mancherà di sorprendere i vecchi lettori. Infine abbiamo Gnaghi, personaggio che rimanda direttamente alle origini di Dylan Dog, ispirato a quel Francesco Dellamorte di Sclaviana memoria, protagonista del romanzo "Dellamorte Dellamore" e dell'omonimo film.
E Groucho? Beh, mi sa che per lui dovremmo aspettare per capire le scelte di Casa Bonelli.
Per quanto riguarda Dylan è sicuramente diverso da quello ideato da Sclavi (sembra più sicuro di sé ed è più chiacchierone), ma allo stesso tempo ne ricalca alcuni particolari (il citazionismo, l'essere un playboy...).



Come dicevo prima, è però presto per dare un già un giudizio sul personaggio, bisogna aspettare un po' e vedere come evolve.
La domanda fondamentale è invece un'altra: era necessaria questa nuova partenza?
Per quanto mi riguarda la risposta è nì. Sicuramente Dylan Dog aveva bisogno di una bella rinfrescata e di qualche novità, ma questo già da un bel po' tempo, direi ancora da prima che Recchioni ne prendesse la cura editoriale, ma se il cambiamento fosse stato più graduale probabilmente sarebbe stato accettato meglio anche dai lettori più tradizionalisti (o almeno da parte di essi) e avrebbe evitato alcune scelte e alcune storie che sono risultate un po' forzate e stonate.
Ora si può ripartire andando anche a riprendere alcune di quelle caratteristiche di cui molti hanno lamentato l'assenza da molti anni a oggi.



Prima di passare alle conclusioni non si può non fare due parole sull'aspetto tecnico-artistico dell'albo, che vede ai disegni il magnifico Corrado Roi. Splendide le sue tavole e perfette per la storia sceneggiata da Roberto Rercchioni, con i suoi chiaro scuri e le sue sfumature che ben delineano sia i personaggi che le scene d'azione.
Molto bella anche la copertina, disegnata come sempre da Gigi Cavenago e dai riflessi laminati, peccato per quel bollino blu che indica il nuovo inizio che poteva sicuramente essere indicato in maniera diversa.
Inoltre, i già più volte ricordati nostalgici, non potranno non apprezzare la terza pagina che rimanda alla stessa dei primissimi albi.



"L'alba nera" è, a mio avviso, un albo interessante, ben scritto e sceneggiato (non manca qualche stonatura, ma tutto sommato ci può stare) che può piacere sia ai vecchi appassionati, i quali rimarranno sicuramente sorpresi dal finale d'episodio, che sappiano però accettare i cambiamenti, ma anche a chi si avvicina ora alla lettura dell'Indagatore dell'incubo.
Per me dunque un albo pienamente promosso, sperando che mantenga le promesse e le premesse fin qui gettate.


10 commenti:

  1. Lo acquisterei solo per i disegni di Roi, sempre un'artista di prim'ordine. Per il resto... mah. Non leggo DYD dal numero 200 e mi sa che rimarrò sempre ferma lì.

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    1. Fossi in te una seconda opportunità gliela darei, a meno che tu non sia una di quei fan estremisti che non vorrebbero nessun cambiamento, nonostante il passare del tempo.

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  2. Siamo sincronizzati con le recensioni :) A me il numero è piaciuto, alcune cose sono uguali ma altre sono molto diverse..vedremo! Secondo me anche la storia non finirà come nel numero 1

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    1. Certo che no, sicuramente proseguirà col prossimo numero, ma forse andrà avanti per tutto il mini ciclo di sei numeri già preannunciato...Stiamo a vedere...

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  3. Beh ci sono altri cambiamenti di cui non ho parlato per non fare troppi spoiler. Non so se questi saranno limitati a questo mini ciclo, ma sicuramente danno quei cambiamenti che erano necessari già da molto tempo.
    Non dico che Recchioni stia facendo un lavoro perfetto, ma questa nuova partenza, tutto sommato mi è piaciuta e perciò sono fiducioso.

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  4. Avergli dato la barba farà arrabbiare il fan medio di vecchia data (mo' pare Xabaras XD ).

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  5. Mi dispiace solo che così Dyd smette di essere quel fumetto popolare da un albo e via, semplice, intrigante, ma a sé.

    Moz-

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    1. Io dico, aspettiamo e vediamo...Dylan è stato a lungo il simbolo di una controcultura, un antieroe per eccellenza, poi col passare del tempo si è un po' "imborghesito"...vedremo dove ci vuole portare Recchioni...

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  6. Il fan medio di vecchia data si lamenta per ogni cambiamento e se non ci sono novità...Ci vuole un po' di obiettività e di senso critico...

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  7. Farebbero migliore figura a chiudere questa testata, invece di continuare a violentare un fumetto e un personaggio che sono stati iconici di una generazione.
    Non ha più nulla da dire in quel modo? Basta, stop, si chiude. Nuovo personaggio, nuovo universo narrativo, e si riparte a briglie sciolte come meglio si desidera.
    Ammesso che chi scrive le storie sia in grado di costruire un universo narrativo anziché scopiazzare da quello di Sclavi per stravolgerlo.

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