"Che spavento! Che Paura,
dentro questa notte scura!
Mostri in giro ad atterrire,
bimbi pronti a inorridire!"
Dopo un anno di assenza, torno assieme agli amici della Geek League, a festeggiare la notte più spaventosa e paurosa dell'anno. Come l'anno scorso, pur rispettando la tematica horror, ognuno dei partecipanti è libero di raccontare Halloween a modo suo. Io ho deciso di riportarvi alcune leggende popolari del Veneto, mia regione di nascita e dove ho vissuto fino a pochi anni fa e dell'Emilia Romagna, mia regione d'adozione, dove ho trovato l'amore.
Buona lettura cari mostricciattoli:
Buona lettura cari mostricciattoli:
IL FANTASMA DI VILLA FOSCARI DETTA "LA MALCONTENTA"
A Mira, in provincia di Venezia, sorge Villa Foscari, progettata e realizzata da Andrea Palladio tra il 1554 e il 1559 per conto dei fratelli Nicolò e Alvise Foscari, due nobili veneziani, come loro dimora per le vacanze, non troppo lontana dalla loro residenza e dai loro affari. Sull'origine del nome "Malcontenta" non esistono riferimenti certi; qualcuno pensa che possa derivare dal malcontento degli abitanti della zona per la costruzione del Naviglio Brenta e altri che lo fanno risalire all'espressione "mal contenuta" riferito alle acque del Brenta che spesso straripavano.
Tuttavia, come spesso accade, le leggende sono più affascinanti e interessanti della realtà; ecco dunque che anche per questo luogo, vi sia un mito triste, che racconta origini diverse da quelle citate qui sopra.
Nel 1555 Nicolò Foscari sposò la nobildonna Elisabetta Dolfin, già vedova di un Pisani, ma ben presto la ragazza divenne famosa, in tutta Venezia, per i suoi comportamenti licenziosi e per la sua presunta infedeltà. Il marito, disturbato da queste voci, decise di esiliare Elisabetta nella villa palladiana, nonostante questa continuasse a proclamarsi innocente, dove trascorse il resto dei suoi giorni, triste e appunto "malcontenta".
Dopo la sua morte, si dice che il suo fantasma girovaghi per la villa e soprattutto per il giardino. Le varie testimonianze lo descrivono come uno spettro di una donna bellissima, pallida e dai capelli rossi, con un lungo abito nero. Talvolta l'apparizione ha un aspetto etereo e appena percettibile, altre invece sembra essere quasi una persona reale.
Che ne dite? Chi viene a verificare se questo fantasma esiste davvero?
Tuttavia, come spesso accade, le leggende sono più affascinanti e interessanti della realtà; ecco dunque che anche per questo luogo, vi sia un mito triste, che racconta origini diverse da quelle citate qui sopra.
Nel 1555 Nicolò Foscari sposò la nobildonna Elisabetta Dolfin, già vedova di un Pisani, ma ben presto la ragazza divenne famosa, in tutta Venezia, per i suoi comportamenti licenziosi e per la sua presunta infedeltà. Il marito, disturbato da queste voci, decise di esiliare Elisabetta nella villa palladiana, nonostante questa continuasse a proclamarsi innocente, dove trascorse il resto dei suoi giorni, triste e appunto "malcontenta".
Dopo la sua morte, si dice che il suo fantasma girovaghi per la villa e soprattutto per il giardino. Le varie testimonianze lo descrivono come uno spettro di una donna bellissima, pallida e dai capelli rossi, con un lungo abito nero. Talvolta l'apparizione ha un aspetto etereo e appena percettibile, altre invece sembra essere quasi una persona reale.
Che ne dite? Chi viene a verificare se questo fantasma esiste davvero?
LE STREGHE DEL BUS DE LA LUM
Il bus de la lum, ovvero il buco della luce, è nient'altro che una voragine naturale, situato in un bosco nelle vicinanze di Belluno. Gli abitanti della zona e in particolari quelli del Pian del Cansiglio, lo hanno sempre temuto, pensando fosse un ritrovo di streghe, chiamate Arduane. La tradizione vuole che avessero un aspetto orribile con chiodi arrugginiti al posto dei capelli e la bocca piena di zanne affilate.
Si racconta che le Arduane uscissero dal loro covo per raccogliere provviste o per lavare i panni nel Lago di Santa Croce e che rapissero i bambini che incontravano nel loro per percorso per portarli nel Buco della luce e cibarsene. Altre voci raccontano che i pastori locali vedessero una strana luce provenire dal profondo dell'antro e pensando fosse il fuoco acceso delle streghe, cercavano di starne ben lontani.
Pare che le fiammelle che si vedevano uscire dalla voragine, fossero in realtà i gas che bruciavano degli animali in decomposizione che venivano qui gettati.
Il fatto che il luogo avesse un passato macabro (durante la seconda guerra mondiale è stato usato anche come foiba) e fosse oggetto di molte leggende ha fatto si che molti pensassero che fosse l'accesso alle profondità più oscure della terra da dove emergevano le creature più orribili. Insomma un bel luogo dove festeggiare Halloween.
Si racconta che le Arduane uscissero dal loro covo per raccogliere provviste o per lavare i panni nel Lago di Santa Croce e che rapissero i bambini che incontravano nel loro per percorso per portarli nel Buco della luce e cibarsene. Altre voci raccontano che i pastori locali vedessero una strana luce provenire dal profondo dell'antro e pensando fosse il fuoco acceso delle streghe, cercavano di starne ben lontani.
Pare che le fiammelle che si vedevano uscire dalla voragine, fossero in realtà i gas che bruciavano degli animali in decomposizione che venivano qui gettati.
Il fatto che il luogo avesse un passato macabro (durante la seconda guerra mondiale è stato usato anche come foiba) e fosse oggetto di molte leggende ha fatto si che molti pensassero che fosse l'accesso alle profondità più oscure della terra da dove emergevano le creature più orribili. Insomma un bel luogo dove festeggiare Halloween.
LA VALLE DEI SETTE MORTI
Molti anni fa, a largo dell'isola di Pellestrina, a Venezia, sette pescatori stavano tirando le reti in barca. Il peso delle reti fece loro pensare di essere statti fortunati e di aver fatto una grossa pescata e per questo erano molto felici. Ben presto però la loro allegria si trasformò in terrore, quando si accorsero che impigliato tra le maglie delle reti c'era il cadavere gonfio e sfigurato di un morto annegato.
Riuscirono però a farsi coraggio e issare il corpo sul ponte della barca giusto in tempo prima che scoppiasse una terribile tempesta. A gran fatica i sette marinai riuscirono a raggiungere riva dove, in preda alla fame e al freddo, scorsero nel canneto un cason di valle. Qui vi abitava il giovane Zaneto, orfano e abbandonato anche dai suoi padroni, che da molto tempo viveva da solo.
Quando il ragazzo vide arrivare i sette uomini fu ben felice di corrervi incontro e di accoglierli in casa sua, ma questi lo ignorano e si impadronirono del casone, accendendo un bel fuoco per asciugare i loro vestiti e poi prepararono un grande paiolo per una gustosa polenta.
Il povero Zaneto, intimorito da tutto ciò si ritirò in un angolo, sperando di poter assaggiare almeno un po' della buona polenta. Tuttavia quando si avvicinò per reclamarne un pezzo, venne malamente respinto e, per prenderlo in giro, gli dissero che se voleva guadagnarsi la sua porzione sarebbe dovuto andare al peschereccio a svegliare il loro compagno profondamente addormentato e portarlo in casa.
Naturalmente quando Zaneto tentò di svegliare il gelido corpo sul ponte non ricevette risposta, così ritornò tristemente sui suoi passi per comunicare ai marinai quanto accaduto.
Non ancora soddisfatti, i sette irriconoscenti, lo rimandarono alla barca per tentare nuovamente di svegliare il loro amico. Preso dallo sconforto, Zaneto pregò il morto di svegliarsi e infine questi tornò in vita davvero e consolò il povero ragazzo.
Tornato allegramente a casa, il giovane trovò i pescatori che ancora ridevano e si prendevano gioco di lui, ma quando videro apparire il morto che ora camminava sulle sue gambe riconobbero in lui San Teodoro che puntò il suo dito accusatore su di loro, elencando a ognuno i suoi peccati. Terrorizzati da quella visione i sette disgraziati morirono di paura, puniti per la loro mancanza di compassione.
Riuscirono però a farsi coraggio e issare il corpo sul ponte della barca giusto in tempo prima che scoppiasse una terribile tempesta. A gran fatica i sette marinai riuscirono a raggiungere riva dove, in preda alla fame e al freddo, scorsero nel canneto un cason di valle. Qui vi abitava il giovane Zaneto, orfano e abbandonato anche dai suoi padroni, che da molto tempo viveva da solo.
Quando il ragazzo vide arrivare i sette uomini fu ben felice di corrervi incontro e di accoglierli in casa sua, ma questi lo ignorano e si impadronirono del casone, accendendo un bel fuoco per asciugare i loro vestiti e poi prepararono un grande paiolo per una gustosa polenta.
Il povero Zaneto, intimorito da tutto ciò si ritirò in un angolo, sperando di poter assaggiare almeno un po' della buona polenta. Tuttavia quando si avvicinò per reclamarne un pezzo, venne malamente respinto e, per prenderlo in giro, gli dissero che se voleva guadagnarsi la sua porzione sarebbe dovuto andare al peschereccio a svegliare il loro compagno profondamente addormentato e portarlo in casa.
Naturalmente quando Zaneto tentò di svegliare il gelido corpo sul ponte non ricevette risposta, così ritornò tristemente sui suoi passi per comunicare ai marinai quanto accaduto.
Non ancora soddisfatti, i sette irriconoscenti, lo rimandarono alla barca per tentare nuovamente di svegliare il loro amico. Preso dallo sconforto, Zaneto pregò il morto di svegliarsi e infine questi tornò in vita davvero e consolò il povero ragazzo.
Tornato allegramente a casa, il giovane trovò i pescatori che ancora ridevano e si prendevano gioco di lui, ma quando videro apparire il morto che ora camminava sulle sue gambe riconobbero in lui San Teodoro che puntò il suo dito accusatore su di loro, elencando a ognuno i suoi peccati. Terrorizzati da quella visione i sette disgraziati morirono di paura, puniti per la loro mancanza di compassione.
IL FANTASMA DEL VIOLINISTA DELLA CHIESA DI SANTA CATERINA
Giusppe Tartini, dopo vario girovagare per l'Europa, si trasferì in maniera pressoché definitiva a Padova dove insegnò violino a moltissimi studenti tra cui una giovane e bella ragazza di nome Elisabetta di cui si innamorò. I due decisero di sposarsi in gran segreto facendo imbestialire i genitori di lei e l'allora vescovo di Padova. La scappatella fu però presto perdonata e Tartini divenne primo violino presso la cappella musicale della Basilica del Santo. I due amanti morirono a distanza di un anno l'uno dall'altra, ma si narra che le loro spoglie sparirono dalla tomba posta presso la chiesa di Santa Caterina.
Si racconta che molti abitanti della zona abbiano visto una figura femminile danzare di notte sulle note di una musica sconosciuta, mentre qualcun altro sostiene di aver visto il fantasma di un uomo intento a suonare appassionatamente il violino.
Beh, anche questa non è male come leggenda per l'autore del celebre "Trillo del diavolo", no?
Si racconta che molti abitanti della zona abbiano visto una figura femminile danzare di notte sulle note di una musica sconosciuta, mentre qualcun altro sostiene di aver visto il fantasma di un uomo intento a suonare appassionatamente il violino.
Beh, anche questa non è male come leggenda per l'autore del celebre "Trillo del diavolo", no?
Il fantasma di Azzurrina è probabilmente uno dei più celebri spettri italiani e la sua vicenda è legata in maniera indissolubile al castello di Montebello nei pressi di Rimini.
La leggenda della piccola Azzurrina è vecchia di almeno cinque secoli, ma non vi sono molti testi e i pochi che sono stati trovati derivano da un'ancora più antica tradizione orale.
Pare che il vero nome della bambina fosse Guendalina Malatesta, vissuta nel dodicesimo secolo, era la figlia di un feudatario del luogo, tal Ugolinuccio di Montebello.
La fanciulla era dotata di grande bellezza ed era amata da tutti, ma era nata albina e ciò all'epoca era una vera e propria sventura poiché si pensava che le persone affette da albinismo praticassero la magia nera, venivano dunque tacciati di stregoneria o addirittura che fossero figli del diavolo.
Per sfuggire a tale iattura e ad un destino crudele, la madre di Azzurrina le tingeva i capelli con pigmenti naturali che tuttavia avevano il solo risultato di conferire ai capelli della bambina una tinta azzurrognola. Ciò, oltre al fatto che avesse degli splendi occhi celesti, fece si che la piccola fu soprannominata Azzurrina.
La leggenda vuole che la bambina visse sempre tra le mura del castello, sempre sorvegliata da due guardie scelte appositamente dal padre. Il 21 giugno 1375, durante il solstizio d'estate, mentre Azzurrina giocava da sola tra lue mura del maniero, scoppiò un violento temporale. La palla con la quale Guendalina stava giocando, le sfuggì di mano e rotolò fino in fondo alla ghiacciaia, nei sotterranei dell'edificio. La piccola corse a recuperarla, ma pochi istanti dopo si udì uno spaventoso urlo. Le guardie si precipitarono a vedere cosa fosse accaduto, ma della bambina e della sua palla non vi era traccia. Le ricerche durarono a lungo, ma non fu mai trovato nemmeno il corpo,
La vicenda che ogni cinque anni, cioè l'età che aveva Azzurrina quando scomparve, nel giorno del solstizio d'estate, sia possibile sentire la sua voce all'interno del castello. A testimonianza di ciò ci sarebbero delle registrazioni effettuate da esperti e appassionati del paranormale, in cui si sentono abbastanza chiaramente i rumori di un temporale e di una voce di una piccola bambina che piange chiamando la mamma.
La leggenda della piccola Azzurrina è vecchia di almeno cinque secoli, ma non vi sono molti testi e i pochi che sono stati trovati derivano da un'ancora più antica tradizione orale.
Pare che il vero nome della bambina fosse Guendalina Malatesta, vissuta nel dodicesimo secolo, era la figlia di un feudatario del luogo, tal Ugolinuccio di Montebello.
La fanciulla era dotata di grande bellezza ed era amata da tutti, ma era nata albina e ciò all'epoca era una vera e propria sventura poiché si pensava che le persone affette da albinismo praticassero la magia nera, venivano dunque tacciati di stregoneria o addirittura che fossero figli del diavolo.
Per sfuggire a tale iattura e ad un destino crudele, la madre di Azzurrina le tingeva i capelli con pigmenti naturali che tuttavia avevano il solo risultato di conferire ai capelli della bambina una tinta azzurrognola. Ciò, oltre al fatto che avesse degli splendi occhi celesti, fece si che la piccola fu soprannominata Azzurrina.
La leggenda vuole che la bambina visse sempre tra le mura del castello, sempre sorvegliata da due guardie scelte appositamente dal padre. Il 21 giugno 1375, durante il solstizio d'estate, mentre Azzurrina giocava da sola tra lue mura del maniero, scoppiò un violento temporale. La palla con la quale Guendalina stava giocando, le sfuggì di mano e rotolò fino in fondo alla ghiacciaia, nei sotterranei dell'edificio. La piccola corse a recuperarla, ma pochi istanti dopo si udì uno spaventoso urlo. Le guardie si precipitarono a vedere cosa fosse accaduto, ma della bambina e della sua palla non vi era traccia. Le ricerche durarono a lungo, ma non fu mai trovato nemmeno il corpo,
La vicenda che ogni cinque anni, cioè l'età che aveva Azzurrina quando scomparve, nel giorno del solstizio d'estate, sia possibile sentire la sua voce all'interno del castello. A testimonianza di ciò ci sarebbero delle registrazioni effettuate da esperti e appassionati del paranormale, in cui si sentono abbastanza chiaramente i rumori di un temporale e di una voce di una piccola bambina che piange chiamando la mamma.
LA STREGA DI CONA
A pochi chilometri da Ferrara, in località Cona, sorge Villa Magnoni, una villa abbandonata già da molti anni e al cui interno si dica abitasse una strega.
Durante gli anni ottanta del secolo scorso, un gruppo di ragazzi, non sapendo come passare la serata, decise di intrufolarsi in quella dimora, forse con un po' troppa presunzione.
Una volta entrati, gli intrusi udirono il pianto di un bambino, cosa impossibile dato che la villa era disabitata già da diverso tempo; giunti in giardino i ragazzi alzarono lo sguardo e videro, ad una finestra, il viso di una donna anziana che sembrò maledirli cacciandoli di lì.
Il gruppo tornò di corsa all'auto e ripartì di tutta fretta, ma dopo pochi chilometri la macchina uscì di strada. Tre ragazzi morirono sul colpo, il quarto non è mai stato trovato.
Le indagini della polizia portarono a far sigillare la casa e a murarne ogni accesso.
Sono ancora molti i curiosi che si spingono ad esplorare ciò che rimane della villa, ma non si è ancora giunti ad una verità su quei misteriosi fatti e forse mai ci si arriverà.
Durante gli anni ottanta del secolo scorso, un gruppo di ragazzi, non sapendo come passare la serata, decise di intrufolarsi in quella dimora, forse con un po' troppa presunzione.
Una volta entrati, gli intrusi udirono il pianto di un bambino, cosa impossibile dato che la villa era disabitata già da diverso tempo; giunti in giardino i ragazzi alzarono lo sguardo e videro, ad una finestra, il viso di una donna anziana che sembrò maledirli cacciandoli di lì.
Il gruppo tornò di corsa all'auto e ripartì di tutta fretta, ma dopo pochi chilometri la macchina uscì di strada. Tre ragazzi morirono sul colpo, il quarto non è mai stato trovato.
Le indagini della polizia portarono a far sigillare la casa e a murarne ogni accesso.
Sono ancora molti i curiosi che si spingono ad esplorare ciò che rimane della villa, ma non si è ancora giunti ad una verità su quei misteriosi fatti e forse mai ci si arriverà.
IL VAMPIRO DI MAROZZO
Una strana storia è quella che riguarda il borgo di Marozzo, piccola località situata tra Codigoro e Lagosanto. Si narra che la nobildonna friulana Lucilla Adani fece costruire, nel 1890, la villa che porta il suo nome e vi si trasferì poco dopo, assumendo gente locale come domestici, ma già dopo qualche settimana il personale cominciò ad andarsene poiché, secondo loro, nella magione accadevano strane cose. Non ci volle molto perché prendesse piede l'ipotesi che la donna praticasse la magia nera,
A fomentare quelle voci contribuì la moria di svariati animali da cortile, molti dei quali trovati impiccati, divorati da un morbo sconosciuto o completamente dissanguati.
A fomentare quelle voci contribuì la moria di svariati animali da cortile, molti dei quali trovati impiccati, divorati da un morbo sconosciuto o completamente dissanguati.
Sebbene inizialmente la causa di queste strane morti sia stata attribuita ad una volpe affetta da rabbia, quando anche gli essere umani cominciarono a sparire o morire in modo trucolento, gli abitanti del posto riversarono la loro rabbia e paura su Lucilla Adani, A questo punto i racconti si fanno vani e confusi e non si sa bene che fine abbia fatto la nobildonna, se sia stata semplicemente fatta allontanare dal paese o se sia stata giustiziata in qualche modo dalla gente esasperata.
Dopo la sua sparizione, c'era ancora chi diceva di averla vista levitare a due metri da terra nei pressi della villa che è stata poi chiusa e cinta col filo spinato. Eppure c'è chi ancora assicura di trovare, intorno alla casa, animali dissanguati.
Dopo la sua sparizione, c'era ancora chi diceva di averla vista levitare a due metri da terra nei pressi della villa che è stata poi chiusa e cinta col filo spinato. Eppure c'è chi ancora assicura di trovare, intorno alla casa, animali dissanguati.
Spero che questo piccolo excursus vi sia piaciuto e se siete interessati a conoscere altre storie misteriose chiedete e compatibilmente con i miei impegni, vedrò di trovare e riportarvi altre leggende popolari,
Nel frattempo, per festeggiare per bene Halloween passate a trovare gli altri amici che hanno partecipato a questa iniziativa seguendo i link qui di seguito;
- Cassidy - 10 cameo tutti matti nei film horror
- Plot Tyrant - La famiglia Addams (2019)
- FPerale - Crimson Peak (2015)
- Mikimoz - Sleepy Hollow: retrospettiva sul cortometraggio horror della Disney
- Pakos - Medievil: il fantasy-horror che cambiò le regole ispirandosi a Tim Burton
- Marco Nero - I Simpson e i migliori episodi de "La paura fa novanta"
- Arcangelo - American Horror Stories stagione 1 - Recensione
- Nostalgeek - Archie Halloween Spectacular (2001)
- Orso Chiacchierone - Caparezza - Kitaro