mercoledì 28 ottobre 2015

Una nuova speranza

(Questo racconto è nato durante un corso di scrittura creativa, ma per venire incontro ai gusti dell'insegnate, che preferiva i finali positivi, mi ero visto costretto a aggiungere qualche riga per dare al racconto un happy end. Ora però posso postare il racconto come lo avevo immaginato, mantenendo però il titolo della storia che avevo presentato, anche per contrasto con il finale e lasciarle comunque aperta la lettura)


 Dopo l’ultimo conflitto mondiale, esploso nel 2080, la terra subì molti cambiamenti dal punto di vista politico-economico; fino a quando nel 2087, gli Stati Indipendenti Popolari presero il comando dell’intero pianeta, instaurando un regime dittatoriale. Due anni più tardi, per arginare i continui tentativi di ribellione, furono ripristinate la corte marziale e la pena di morte, e i primi a venire condannati furono i “cervelli” dei gruppi ribelli.
Il governo, tuttavia, temeva che in un prossimo futuro, nuove menti sarebbero potute riuscire dove quelle da loro soppresse, avevano dovuto capitolare. Fu perciò preparato un test da distribuire a tutti gli alunni di tutte le scuole; chiunque avesse avuto un Q.I. superiore a 120 avrebbe dovuto essere terminato.
Leonardo, nonostante avesse soltanto dieci anni, risultò avere un Q.I. di 150, il risultato fu spedito a casa assieme all’obbligo di accompagnare il bambino al più vicino Centro per l’Ultimazione, pena lo sterminio dell’intera famiglia. Giorgio, il padre di Leonardo, sentì mancarsi la terra sotto i piedi, come poteva portare suo figlio incontro a morte sicura, quel figlio che amava più di se stesso?
Ormai era vedovo da molti anni e altri parenti oltre a Leonardo non ne aveva, decise dunque che sarebbero fuggiti quella notte stessa.
L’unica loro speranza era raggiungere Shangri-la, una zona libera sfuggita al dominio del governo.
In realtà nessuno sapeva se questa località esistesse veramente e dove si potesse trovare, ma una voce non accertata diceva che era nei pressi della città di Midgard, che però era controllata dalle guardie governative.
Erano in cammino già da diverse ora, quando Leonardo cominciò a lamentarsi:
“Papà sono stanco…”
“Non possiamo fermarci adesso” rispose Giorgio caricandosi il bambino sulle spalle “dobbiamo arrivare in città prima che sia giorno. Lì spero di trovare qualcuno che ci dia le indicazioni che ci servono.”
Arrivarono in città alle prime luci dell’alba e si nascosero all’interno di una libreria abbandonata; Leonardo si addormento subito mentre suo padre rimase a vegliarlo, gli accarezzò delicatamente i capelli, e cominciò a piangere silenziosamente.
Era un bambino così bello e dolce e Giorgio sentiva il cuore gonfiarsi d’orgoglio ogni volta che si soffermava a osservarlo, e ora che era in pericolo non sapeva se sarebbe riuscito a salvarlo.
La stanchezza si fece pesante sugli occhi dell’uomo, che dopo un po’ si addormentò accanto al figlio, ma non passò molto tempo che entrambi furono svegliati da un gran clamore, e spiando per uno spiraglio si accorsero che i ribelli si stavano scontrando con la polizia governativa.
Esattamente in quell’istante le cose cominciarono a precipitare e quando Giorgio si rese conto di ciò che stava succedendo era già troppo tardi.
Leonardo si era sporto troppo dal nascondiglio e una delle sentinelle lo acciuffò per le spalle:
“Dove pensi di andare ragazzino?” disse ridendo.
Giorgio saltò fuori colpendo il poliziotto alla gola con un pugno, prese suo figlio per la mano e scappò attraverso la piazza affollata, riuscì a scartare altre due sentinelle, poi vide un’auto accesa abbandonata dall’altro lato della strada; si tuffò in quella direzione, trascinando Leonardo dietro di se. All’improvviso sentì suo figlio urlare: “Papà…!”
L’ultima cosa che vide, voltandosi verso il bambino, fu un furgone che li stava travolgendo.



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