mercoledì 23 dicembre 2015

Non è buono ciò che è buono

E' quasi Natale: ecco dunque un racconto a tema, un po' diverso dai soliti...

“Perché mi fai questo?” chiese il piccolo Filippo rannicchiato in un angolo accanto al caminetto acceso.
“Perché sei stato cattivo” rispose l’uomo ridendo, e calò con forza la mannaia sulla testa del bambino, provocando un rumore secco, come di legna spezzata. Il sangue schizzò sul pavimento, sulle pareti e sulle tende della finestra; alcune gocce arrivarono addirittura sul soffitto. Poi gettò il corpo dentro ad un sacco, se lo caricò in spalla e se ne andò.
Arrivato a casa, passò per la cucina dove svuotò il sacco sul grosso tavolo in legno.  Ne uscirono una mezza dozzina di piccoli corpicini, alcuni dei quali fatti a pezzi, che macchiarono la tavola di sangue ancora fresco. Per un istante, l’uomo si ritrovò a fissare gli occhi ancora spalancati, dell’ultimo bambino a cui aveva fatto visita, ma si affrettò a distogliere lo sguardo.
“Ketkrókur!” chiamò
Un omino, basso di statura, arrivò tutto trafelato: "Si, capo!?"
“E’ arrivata la cena” rispose l’uomo indicando i cadaveri sul tavolo “i vestiti gettali con gli altri nello scantinato…Io intanto vado a lavarmi…”
“Va bene capo”
Mentre Ketkrókur, faceva bollire quelle tenere carni, l’uomo si infilò sotto la doccia bollente, lasciando che l’acqua gli scivolasse su tutto il corpo, portandosi via tutta la stanchezza accumulata quel giorno. Poi si insaponò per bene, lavando con cura la folta barba, e prima di uscire, si concesse una sega, ripensando a quella graziosa brunetta della sera prima. I migliori cinquanta euro spesi per una scopata.
Indossò l’accappatoio rosso, e poiché la cena non era ancora pronta, si accese un sigaro che andò a fumare in veranda. Le stelle erano particolarmente luminose quella sera e l’aria, fresca e frizzante; una serata ideale per portarsi avanti con il lavoro. Cominciava a essere stanco, erano ormai tre mesi che lavorava tutti i giorni, quattordici ore al giorno, la maggior parte delle quali di sera. Ma ormai mancava poco, ancora un paio di settimane e se ne sarebbe andato in vacanza; quest’anno a Santo Domingo, spiagge calde e ragazze seminude.
“Prima però mi ci vuole qualche lampada abbronzante” pensò “sono bianco come un cadavere”
Una voce interruppe i suoi pensieri.
“Cosa?”
“E’ pronto, capo” ripetè Ketkrókur
La grande tavola era stata preparata per una sola persona. Lui voleva così. Quando aveva finito, i suoi aiutanti potevano sedersi tutti assieme e finire quello che era rimasto, o anche cucinarsi qualcosa in più se preferivano, ma prima lui doveva mangiare da solo.
Consumò il suo pasto avidamente, e dopo essersi pulito la barba con il dorso della mano, si lasciò sfuggire un grosso rutto.
“Beh, devo ammettere che non eravate così cattivi come credevo. Anzi siete stati proprio gustosi”
Rise di gusto a quella battuta; poi andò al mobile bar e si versò un bicchiere di cognac, che ingurgitò tutto d’un fiato.
Un altro piccolo omino entrò silenziosamente nel soggiorno
“Capo, è tutto pronto, i sacchi li abbiamo già caricati…”
“Oh…grazie” rispose l’uomo “prima però portami un po‘ di quella roba”
“Ma capo…” obiettò l’omino
“Ohh…non rompere i coglioni anche tu…o ti faccio fare la fine di tuo cugino…”
“Okey…scusa” disse l’omino sparendo alla svelta.
Ritornò dopo pochi minuti portando una bustina piena di polvere bianca.
L’uomo ne prese una manciata, e dopo averla ben sistemata sul tavolo, la fece sparire su per il naso.
“Bene ora posso anche andare”
L’uomo indossò il suo vestito rosso da lavoro, i suoi stivali neri da lavoro, poi uscì e salì sul suo pick-up da lavoro.
Un altro di quei piccoli omini arrivò di corsa:
“Santa Claus, le liste!” disse consegnando due grosse agende
Grazie, Giljagaur” rispose l’uomo
Sulla prima delle due agende, era scritto in grandi caratteri dorati: “BAMBINI BUONI”, e dopo una veloce occhiata la gettò sul sedile posteriore. Poi prese la seconda agenda, sulla quale era scritto in caratteri cubitali rossi “BAMBINI CATTIVI”, la sfogliò fino a che arrivò alla pagina segnata con una piegatura; con la penna cancellò l’ultimo nome non ancora depennato, poi accese il motore e partì.


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