In questo vecchio racconto mi sono cimentato in un genere che non è il mio, ma nonostante qualche ingenuità e un finale, probabilmente troppo affrettato, credo che mi sia riuscito abbastanza bene...
Tommaso non sapeva cosa gli accadde quella sera, forse furono le sette birre che si fece fuori in meno di due ore, o forse fu l’ennesima delusione amorosa o, più probabilmente, la concomitanza di entrambe le cose; fatto sta che quando Francesco gli infilò la lingua in bocca, non fece nulla per allontanarlo, almeno inizialmente.
Marzio aveva organizzato
quella serata, invitando qualche amico del forum in cui si erano conosciuti, ma
lui, inizialmente, non voleva andarci. Non amava molto questi incontri, gente,
poco più che sconosciuti, che fingevano di essere amici da una vita. Certo con
qualcuno era nata una bella amicizia, come con Marzio appunto, ma per il resto
erano amicizie superficiali, che rimanevano tali anche dopo questi fuggevoli
incontri. Poi però, dato l’insistenza dell’amico, si decise ad andarci; per lo
meno, pensò, non avrebbe passato l’ennesima serata da solo tra cinema e seghe
mentali.
Arrivò a casa di Marzio con
qualche minuto di anticipo e aiutò l’amico negli ultimi preparativi.
<< Dai, vedrai che ci
divertiremo>> gli disse
Lui lo guardò sorridendo, e
fece un cenno d’assenso, anche se in realtà, era poco convinto che sarebbe
riuscito a divertirsi realmente. Continuava a pensare a Roberta…
Tuttavia, contrariamente a
quanto aveva creduto, per qualche ora, riuscì a distrarsi e a dimenticare i
suoi problemi.
La serata trascorse, tra
discorsi faceti, risate, musica e alcol, forse un po’ troppo alcol, tant’è che
dopo l’ennesima birra, Tommaso sentì salire i primi sintomi della sbornia, per
cui preferì uscire in terrazzo per prendere una boccata d’aria.
La fresca brezza di fine
settembre lo colpì piacevolmente, restituendogli un po’ di lucidità.
Il quartiere dove viveva
Marzio era particolarmente tranquillo, a quell’ora per strada non si vedeva più
nessuno, a parte un ragazzotto dall’aria assonnata, che accompagnava la
bestiola di casa a marcare il territorio. Le luci alle finestre erano quasi
tutte spente, la gente andava a letto presto da quelle parti, nonostante il
giorno dopo fosse domenica.
La porta alle spalle di
Tommaso si aprì e lui si voltò per vedere chi lo stesse raggiungendo.
<<Oh, sei tu
Francesco…>>
<<Si… Stai bene
Tommaso?>> chiese l’amico preoccupato <<mi sembravi strano…>>
<<Si, si, tutto bene,
ho solo bevuto un po’ troppo>> rispose lui sorridendo <<dovrei
darci un taglio con tutte queste birre. Sicuramente domani mi sveglierò con un
gran bel mal di testa>>
<<Eh si forse dovresti>>
replicò Francesco
Poi, l’amico fece una cosa
che sorprese Tommaso; si avvicinò rapidamente e lo baciò. Fu un bacio lungo e
appassionato, con le lingue che danzavano l’una nella bocca dell’altro.
Di sotto, il cane abbaiò un
paio di volte per avvisare il suo padrone che era ora di tornare a casa.
Quell’intrusione sonora, spezzò qualcosa nell’intensità del momento e Tommaso
si allontanò di scatto da Francesco, gettando lo sguardo all’interno
dell’appartamento.
<<Non ci ha visto
nessuno, tranquillo>> lo rassicurò
l’amico
Lui continuò a guardarsi i
piedi, senza dire nulla. Ora non sarebbe riuscito a sostenere lo sguardo del
ragazzo che gli stava di fronte.
<<Va beh… io vado
dentro>> disse Francesco, rassegnato.
<<No, scusa è
che…>> mormorò lui
<<Cosa?>>
<<Niente… è che non
sono…>>
<<Non sei
cosa?>> insistette Francesco
<<Non sono
gay…>>
Francesco sospirò.
<<Ti è
piaciuto?>> gli chiese
<<Cosa?>>
<<Quando ci siamo
baciati. Ti è piciuto?>>
Tommaso ancora una volta non
rispose; si limitò a fissare l’amico che rientrava in casa e che, dopo aver
recuperato le sue cose, lasciava la festa. Solo allora si decise a raggiungere
il resto della compagnia.
Quella notte Tommaso non
riuscì a chiudere occhio, ma non fu per gli effetti dell’alcol, ne per il bacio
in se, quanto, per la domanda di Francesco. Era inutile rimuginarci su, quel
bacio glie era piaciuto, ma aveva paura ad ammetterlo. Il fatto di poter essere
omosessuale, o anche semplicemente bisessuale, lo riempiva di cieco terrore;
era cresciuto con la convinzione di essere un normale eterosessuale, anche se
poi non aveva avuto molte esperienze con donne. Non aveva pregiudizi nei
confronti di gay e lesbiche, infatti già sapeva delle tendenze sessuali di
Francesco, ma il fatto di far parte della “categoria”, era tutt’altro paio di
maniche.
Disteso sul suo letto, con
gli occhi spalancati, allungò una mano e premette il pulsante sulla
radiosveglia, che con il laser proiettò, a grandi caratteri rossi, l’ora sul
soffitto.
Le quattro e mezza.
Accidenti, non c’era proprio
modo di dormire quella notte.
“Poco male, pensò, andrò
avanti con la lettura di quel mattone che mi porto avanti da due mesi…”.
Tuttavia era troppo pensieroso per concentrarsi sul libro, per cui, dopo appena
un paio di pagine, lo abbandonò sul comodino.
Continuò a rigirarsi nel
letto fino a quando gli sorse spontanea una domanda: “Posso amare un uomo nello stesso modo in cui amerei una donna?”
La risposta arrivò
immediata. Rapida. Secca. Senza possibilità di smentite.
Nonostante avesse dormito
poco più di due ore, alle nove, Tommaso era già in piedi.
Con gli occhi ancora
pesanti, prese in mano il telefono e chiamò Marzio:
<<Ciao Marzio…si scusa
se ti sveglio così presto…no, nessun problema, solo mi serviva il numero di
Francesco, ce l’hai? Si? … No, non so perché è andato via così in fretta…Okay,
grazie per il numero, a presto.>>
Per qualche secondo si
limitò a fissare il numero che aveva segnato su un post-it giallo, chiedendosi
se era poi così sicuro di quello che stava per fare.
Con la mano che gli tremava
e il cuore che gli martellava in petto come il tamburo di una fanfara, compose
il numero.
Il telefono squillò una
volta.
<<Pronto?>>
<<Ciao Francesco, sono
Tommaso…>>
Silenzio.
<<Ti ho
svegliato?>>
<<Mi sono alzato alle
sette questa mattina, non ti preoccupare. Che vuoi, piuttosto?>>
La voce dell’amico era
fredda e non lasciava trasparire emozioni.
<<Hai da fare
oggi?>> balbettò lui <<Ho bisogno di parlarti…>>
Dall’altra parte ci fu
ancora qualche attimo di silenzio, poi:
<<Okay, ti do il mio
indirizzo. Ti aspetto nel pomeriggio…>>
<<Parto subito,
pranziamo assieme>> si sbrigò a dire Tommaso <<offro io.>>
Senza aspettare la risposta
dell’amico riagganciò, e dopo una veloce, quanto gelida doccia, e una colazione
a base di caffè e biscotti, montò in macchina.
Durante il viaggio continuò
a pensare cosa avrebbe detto a Francesco; non aveva preparato nessun discorso,
era tutto così strano e nuovo per lui. Una cosa era certa, anche se non ne era
del tutto consapevole, aveva già preso una decisione che avrebbe cambiato la
sua vita.
Un’ora e mezza dopo era
davanti casa dell’amico. Suonò il campanello e lui venne ad aprire
elegantemente vestito, col viso rasato di fresco e con sorriso che non si
sarebbe aspettato, data la freddezza, con cui gli aveva parlato al telefono.
Tommaso sentì un tuffo al
cuore. Alla vista di Francesco, le idee per un discorso andarono in fumo, tutta
la sicurezza che era riuscito a costruirsi andò in frantumi. Tutto aveva perso
senso. O forse, esattamente il contrario.
A pranzo, i due amici si
limitarono a parlare del più e del meno, ricordando la sera precedente, facendo
entrambi finta di dimenticare, quanto accaduto a fine serata. Che poi era il
motivo per il quale, ora erano assieme.
Francesco aveva capito le
difficoltà dell’amico, ma per il momento preferiva non fargli pressioni; era
sicuro che era venuto fin lì, poi sarebbe andato fino in fondo.
Tommaso riuscì a sbloccarsi
un paio d’ore dopo, mentre passeggiavano per le strade affollate del centro. Le
parole gli uscirono di getto, come un fiume in piena; parlò per venti minuti di
seguito, mentre Francesco ascoltava attentamente, senza mai perdere il suo
sorriso.
Quando ebbe finito di
parlare, Tommaso osservò l’amico, in attesa di una risposta, ma ancora di più,
di una conferma.
Invece di rispondergli, lui
lo prese per un braccio e gli disse: <<Vieni con me.>>
Svoltarono in una via
laterale, e dopo qualche passo, Francesco vide quello che stava cercando. Sotto
uno dei portici, un portone era rimasto aperto. Vi si infilò dentro,
trascinando con se l’amico, e bloccatolo contro l’angolo dell’uscio, mentre
contemporaneamente chiudeva la porta, iniziò a baciarlo.
Questa volta Tommaso non si
tirò indietro, continuò a baciare il ragazzo che gli aveva fatto perdere la
testa, fino a quando non fu questi ad staccarsi da lui.
I due si guardarono per un
lungo istante. Fu Tommaso a rompere quell’imbarazzante silenzio.
<<Mi è
piaciuto.>> disse.
Poi, i due ragazzi,
scoppiarono a ridere.
Sette mesi più tardi, a
primavera ormai inoltrata, Tommaso e Francesco si frequentavano con regolarità,
entrambi felici per quella relazione. Comprensibilmente, i primi tempi furono i
più difficili, soprattutto per Tommaso, che dovette vincere le iniziali
titubanze e dimenticare tutte le certezze che, fino a quel momento, aveva avuto
di se stesso. Poi, però, sconfitte le sue paure, si scoprì realmente innamorato
e ora, non provava nemmeno più ne imbarazzo,
a mostrarsi in pubblico, in atteggiamenti affettuosi con il suo compagno.
Fu allora, che la sua vita
subì una nuova svolta.
Da qualche settimana seguiva
un corso di teatro amatoriale, durante il quale conobbe Monica, una ragazza
dolce ed estroversa, verso la quale finì col provare una spontanea simpatia.
Scoprì di avere diverse cose in comune con lei: oltre al teatro, amavano
entrambi il cinema e la lettura, e tutti e due sognavano un giorno, di fare il
coast to coast, degli Stati Uniti.
Un paio di volte uscirono assieme per una birra in compagnia, ma il loro
rapporto non andò mai oltre a quello di due buoni amici, fino a quando, lei lo
invitò a cena casa sua.
Quella sera non accadde
nulla tra di loro, ma lui conobbe il figlio di Monica; uno splendido bambino di
quattro anni, biondo con i capelli lisci che scendevano fin oltre la nuca. Gli
occhi di un azzurro intenso, come non ne aveva mai visti e un sorriso così
tenero e coinvolgente al quale non era possibile resistere.
Lei, gli raccontò che il suo
compagno se n’era andato all’estero poco dopo la nascita del bambino, senza
lasciare traccia di se.
Vedendo quel bambino,
Tommaso, provò la stessa sensazione che aveva provato quando vide Francesco, il
giorno dopo il loro primo bacio. In quell’istante capì, che nella vita, gli
mancava qualcosa.
Nei mesi successivi,
l’amicizia con Monica, divenne qualcosa di più importante, tant’è, che una sera
che era stato a trovarla a casa, dopo che assieme avevano messo a letto il
bambino, e complice una bottiglia di vino, finirono col far l’amore sul divano.
In seguito a ciò, Tommaso si
sentì in colpa per aver tradito Francesco, per cui abbandonò il corso di
teatro, così da non vedere più la ragazza della quale si stava innamorando.
Tuttavia non gli fu così
semplice cercare di dimenticarla, infatti si ritrovò spesso a pensare a lei e
suo figlio, cosa che lo spinse a chiedersi, se in realtà non fosse l’affetto
che provava per quel bambino, a farlo credere innamorato di Monica.
Quella creatura, gli fece
nascere un forte senso di paternità, ma sapeva che restando con Francesco, non
avrebbe mai potuto realizzare questo sogno. Si domandò se sarebbe stato giusto
interrompere la relazione con una persona che ancora amava, per intraprenderne
un’altra con una ragazza, alla quale voleva bene, ma di cui non era sicuro di
esserne innamorato, solo per realizzare un suo sogno.
Come altre volte gli era
capitato in quell’ultimo anno, la risposta gli giunse rapida, quanto
inaspettata. La risposta fu una telefonata di Monica, che gli arrivò quasi due
mesi dopo l’ultima volta che si erano visti.
La conversazione non durò
molto, ma ora Tommaso sapeva cosa doveva fare.
Con la vista annebbiata
dalle lacrime compose il numero di Francesco, mentre nelle orecchie aveva
ancora le parole di Monica.
<<Sono incinta.>>
<<Sono incinta.>>
Accade tutto troppo precipitosamente, secondo me, ma il racconto scivola via che è un piacere, complimenti Marco. ;-)
RispondiEliminaSi hai ragione, è tutto troppa affrettato, ma doveva essere un racconto di poche pagine per il corso di scrittura creativa, e mi sono fatto prendere un po' la mano...dovrei rivederlo e ampliarlo per farne un vero racconto lungo...Grazie di essere passato :)
EliminaGrazie Bro'...Ho in mente un idea che mi porterà a scrivere un po' di più qui sul blog, a base cinematografica...Ti farò sapere...;)
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