Durante la seconda guerra mondiale, nella Francia occupata dai nazisti, una numerosa famiglia decide di ospitare, nascosti in cantina, una famiglia ebrea, nonostante il pericolo di venir scoperti. Tra François (Stanislas Crevillén) il figlio più piccolo dei padroni di casa, e Georgi, la bambina ebrea, nasce una bella amicizia. Le cose però si complicano quando, nella casa si installa un generale nazista.
Però il bambino è sveglio e si accorge che un giorno in casa sta succedendo qualcosa di nuovo e suo padre si incontra più spesso con un misterioso personaggio che lui chiama “l’uomo scuro”; infatti qualche giorno dopo, François scopre che in cantina, viene nascosta una famiglia ebrea. Il rischio di venire scoperti è grosso, anche perché in paese sono arrivati i tedeschi, con i loro autoblindo e i loro cannoni, che tanto affascinano i bambini, corsi in fretta a vedere i nuovi arrivati. La guerra è ora qualcosa di reale, e allo scorrere della vita quotidiana, adesso si sovrappongono immagini di impiccagioni e gente che scompare nel nulla, come Germain, giardiniere dei Dande, un tempo letterato auto esiliatosi, per salvare la pelle.
Nel frattempo, il legame tra François e la piccola “ospite”, si fa sempre più forte, mettendo in pericolo la permanenza della famiglia fuggitiva, soprattutto quando un commando di nazisti decide di installarsi nell’abitazione dei Dande. I due bambini sono costretti a vedersi di sfuggita, per brevi momenti, per lo più attraverso la grata che dà in cantina, unico spiraglio sul mondo esterno, per la famiglia nascosta.
Quando il generale nazista, fa capire al capofamiglia, che ospitare certe persone potrebbe essere pericoloso, per i due amici è venuto il momento di separarsi. François accompagna con il padre, Georgi e i suoi genitori, verso il confine spagnolo, attraverso i monti. Lì i bambini giocano per un’ultima volta assieme, per poi salutarsi per sempre. Infine anche la famiglia Dande lascia il piccolo borgo per far ritorno a Parigi, lasciando però a François tanti ricordi, quelli più dolci, perché legati agli ultimi istanti dell’infanzia, in cui anche un periodo difficile, come quello della guerra, può essere visto con tenerezza e malinconia.
Pierre Granier-Deferre, mantiene per tutto il film toni leggeri, cosa che per qualcuno rappresenta un grosso difetto, accusando il film di frivolezza e retorica, ma a mio avviso, essendo la storia ambientata lontano dal fronte e soprattutto perché vista dagli occhi di un bambino, il regista ha fatto la scelta giusta, puntando invece sullo sguardo di François, che sia muove curioso tra i vari personaggi che incontra, e su un mondo per lui ancora così misterioso.
Non avevo mai sentito parlare di questo film e anche sul web c'è pochissimo.
RispondiEliminaParlare del tema del Nazismo e della guerra non è mai facile, mi piace che lo sia fatto in modo un po' più leggero, senza troppo "carico".
Purtroppo alcuni film vengono snobbati e basta, magari dando maggior importanza a film minori...ma tant'è...
EliminaMa dove li peschi questi film Marco?
RispondiEliminaVorrei vederlo.
Curiosando di giro, magari su siti specializzati sul cinema giovanile...
Elimina