Tommi (Alessandro Morace) ha undici anni e vive con la sorella Viola e il padre Renato (Kim Rossi Stuart)che cerca di crescere i figli alternando attimi di dolcezza a veri e propri scatti d'ira, rivolti soprattutto verso il piccolo Tommaso, per renderlo forte di fronte alle avversità della vita.
Tutto sommato questa particolare famiglia riesce a vivere mantenendo un seppur precario equilibrio. Equilibrio che viene spezzato dal ritorno della madre dei due bambini (Barbara Bobulova), fuggita più volte di casa per soddisfare i suoi desideri sessuali ed economici.
Kim Rossi Stuart, alla sua opera prima, fa subito centro, con un film intenso e sincero. Per se stesso ha ritagliato il ruolo scomodo di Renato, padre orgoglioso e talvolta irascibile, che prende la vita e i rapporti con gli altri, come una gara da cui deve uscir vincitore e seppur capace di forti dimostrazioni d'affetto, fatica a capire il mondo di suo figlio Tommi che, a sua volta, ancora non riesce (o non può) capire le difficoltà e le problematiche della vita adulta.
Il bambino perciò si rifugia nella sua timidezza e seppur controvoglia, asseconda il padre che lo preferisce a nuotare in piscina piuttosto che a correre sul campo di calcio, come lui preferirebbe.
Il difficile rapporto con il genitore, i primi turbamenti amorosi, l'arrivo di un ragazzino introverso, l'amicizia con il nuovo vicino di casa, di famiglia benestante, sono il mondo in cui Tommaso impara a crescere. A volte scappa sul tetto di casa, camminando sul bordo del cornicione, come a dimostrare il proprio equilibrio e poi dall'alto osserva il mondo, nascosto alla vista degli altri e in questo modo protetto.
Quando poi torna la madre Tommaso non sa come comportarsi, disilluso dal comportamento della donna, ma allo stesso tempo desideroso del suo affetto. Alla fine dopo l'ennesimo litigio col padre che lo ha cacciato di casa, sarà proprio Tommi a fare il primo passo per riavvicinarsi al genitore, dimostrandosi per una volta più adulto del padre che scoppierà in un pianto liberatorio. Pianto in cui si abbandonerà finalmente anche il bambino, dopo averlo trattenuto per tutto il film, nella sequenza finale sull'autobus, mentre legge la lettera che la madre gli ha lasciato, in una scrittura infantile e piena di errori, simbolo della sua immaturità.
Tutti i protagonisti hanno dato grande prova d'attore, ma su tutti va sengalato il giovane Alessandro Morace i cui sguardi, le smorfie e la melanconia, arrivano dritte all'animo degli spettatori.
E' il famoso film della scena rabbiosa di Kim Rossi Stuart che bestemmia, se non sbaglio.
RispondiEliminaSecondo me lui è un attore molto bravo, anche se forse lo considerano troppo "con la puzza sotto il naso"?
Beh, ottima recensione e...tanti auguri!
Si proprio il film con il bestemmione. Anche a me lui piace ed è molto migliorato dai tempi de "Il ragazzo dal kimono d'oro"
EliminaBuon anno Riccardo
Grazie a te Bro, buon 2019
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