LA PICCOLA MEGERA
Samanta era una ragazzina, molto magra e con lunghi
capelli neri che le arrivavano ai fianchi. Portava sempre abitui desueti e la
sua pelle olivastra, aveva uno strano odore. Tutti la prendevano in giro, le
facevano terribili scherzi e le cose peggiorarono quando la sorpresero a
parlare da sola; iniziarono a chiamarla "la megera". Io invece, ne
ero innamorato; non so cosa mi attrasse di lei, forse i suoi occhi neri come il
buio, o il suo sguardo triste. l'unica cosa di cui sono sicuro è che lei capì
quello che provavo per lei, anche se io non ho mai avuto il coraggio di
dichiararmi, e probabilmente fu per questo che fui l'unico a salvarmi il giorno
in cui bruciò la scuola. Quando mi caricarono sull'ambulanza, la vidi che mi
osservava nascosta tra le macerie, così mentre mia madre, ringraziava Dio di
avermi salvato, io ringraziai "la megera"
CARUSO
Sono sceso la prima volta nella solfara il giorno del mio
undicesimo compleanno. Mi avevano portato via da casa, dagli amici e dagli
affetti, per trecento lire e per i successivi sette anni sarei stato una
priorità del capo picconiere. Appena sceso in quell'orribile spelonca, mi resi
conto che la mia infanzia era finita. Ogni giorno, noi carusi, dovevamo portare
fuori carichi di zolfo, anche di trenta chili, attraverso cunicoli poco
illuminati, seminudi per ovviare al caldo infernale che faceva li sotto;
circondati da uomini-diavoli che sfogavano la loro frustrazione lavorativa e
sessuale su noi piccoli. Poi ricordo quel giorno, quando smisi di essere
vittima e divenni diavolo.
DOMANI
Il paziente della 09 continua con i suoi deliri, racconta
che riesce a vedere il futuro tramite viaggi extracorporei che può fare solo
quando è incosciente e quando dorme. Dice che tra meno di un quarto di secolo
l'uomo camminerà sulla luna e che circa settant'anni ci saranno computer grandi
quanto un taccuino. Oggi poi è più agitato del solito, tanto che ho dovuto
somministrargli una dose doppia di calmanti; è convinto che domani ci sarà la
fine del mondo. Se continua così sarò costretto a prescrivergli delle sedute di
elettroshock.
Dr. Kenji
Igawa - Hiroshima, 5 agosto 1945
Complimenti Marco. ;-)
RispondiEliminaGrazie Lele ;)
EliminaGrazie Cass! Troppo buono :)
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