venerdì 31 agosto 2018

I cartoni dimenticati (1) - L'invincibile ninja Kamui



L'invincibile Ninja Kamui è un anime del genere shōnen, cioè quei manga o anime, per lo più d'azione, in cui il protagonista deve superare una serie di prove per poi arrivare al raggiungimento dell'obiettivo finale.
Il cartone è tratto dal manga Kamui Gaiden di Sampei Shirato, autore tra l'altro anche di Sasuke il piccolo ninja e narra le vicende di Kamui, un ninja del periodo Edo, che dopo aver deciso di abbandonare il clan che lo aveva cresciuto, facendolo diventare un killer professionista, diviene un nukenin, cioè un ninja disertore. Condannato, per questo, a morte dal suo stesso ex clan, Kamui dovrà cercare di sopravvivere ai vari sicari che gli vengono mandati contro.




L'anime, uscito in patria nel 1969 fu trasmesso per la prima volta in Italia nel 1982 su Rete 4, quando ancora il Moige non rompeva le scatole con censura e buonismo, per cui siamo riusciti a vederlo in tutta la sua crudezza e violenza, tipici di quel tipo di anime e nello stile di Shirato.
L'autore infatti, predilige le storie di ninja, ma a differenza di quelle di maggior successo, in cui i protagonisti fanno uso di abilità magiche al limite del sovrannaturale, qui è tutto più realistico, seppure con qualche licenza propria delle storie di fantasia e racconta con accuratezza storica, le vicende del Giappone medioevale, spesso come metafora del mondo contemporaneo.




Come già detto, l'anime aveva un'ambientazione cupa, specchio della miseria e povertà di quel periodo storico. Inoltre, una delle caratteristiche che rendevano interessante questa serie animata era l'evoluzione (o involuzione) del protagonista, che con in passare del tempo, diventa sempre più paranoico ed è pronto ad uccidere anche donne e bambini, per paura che possano essere killer mandati a farlo fuori.




L'intera opera si svolge il soli 26 episodi e nel 2009 ne è stata fatta una trasposizione live action.
I miei ricordi sono piuttosto vaghi, avendo avuti pochi passaggi televisivi, ma ricordo che era una serie che mi piaceva parecchio, proprio per essere storicamente curata e con una violenza ben contestualizzata e perciò priva di censure. 




Dubito che oggi, data la crudezza di alcune scene e della storia in generale, troverebbe spazio nella tv commerciale (forse giusto in qualche canale specializzato su Sky) ed è un vero peccato, perché è sicuramente un anime che merita di essere visto più volte e che personalmente, ritengo valga molto più di un qualsiasi Naruto (che comunque non disprezzo).

Fonte Wikipedia

Stesso blog, nuove storie




Le ferie (almeno le mie) sono già finite e sebbene ufficialmente manchino ancora tre settimane, si può dire che l'estate sta volgendo al termine. Bambini e ragazzi tornano a scuola e i palinsesti televisivi riprendono la normale programmazione, magari con qualche novità. Così ho pensato di aggiungere anch'io qualcosa di nuovo al blog:
da oggi, con cadenza assolutamente casuale, parlerò di cartoni animati e telefilm "dimenticati", cioè quei cartoni e quelle serie tv, come vengono chiamate oggi, per lo più della mia generazione, che in pochi ricordano o che seppure abbiano avuto un discreto successo, sono poi caduti nel dimenticatoio delle programmazioni televisive.
Del resto, devo far valere la mia appartenenza alla GEEK LEAGUE, no?
Naturalmente, parlando di prodotti che sono stati trasmessi poco o che non vengono più replicati da diverso tempo, dovrò cercare le mie informazioni sul web, ma di volta in volta indicherò quali sono queste pagine.
Come sempre, sarò lieto di accogliere consigli e suggerimenti sugli argomenti trattati.
E ora cominciamo...

giovedì 23 agosto 2018

Paper Moon - Luna di carta (1973)

Sono mancato per un po' di tempo, ma in queste settimane di vacanza ho dedicato tutto me stesso alla famiglia per cui non ho avuto tempo per aggiornare il blog e nemmeno per guardare nuovi film, per cui per il momento vi posto questa vecchia e breve recensione, giusto per dimostrarvi che sono ancora vivo ;)



Siamo nell’America della Grande Depressione e Moses è un piccolo truffatore che si arrangia imbrogliando neo vedove, vendendo loro bibbie, approfittando del loro dolore. Un giorno conosce la piccola Addie, rimasta orfana di madre, e di cui è forse il padre, che gli viene affidata dalle autorità perché la accompagni da alcuni lontani parenti. Dopo un difficile inizio i due si affezionano l’uno a l’altra e la bambina si rivela un’eccezionale compagna di truffe, grazie alla sua spigliatezza e sfacciataggine.



Peter Bogdanovich torna dirigere Ryan O’Neal dopo  “Ma papà ti manda sola”  e lo fa con una commedia spigliata e divertente. Affianco a Ryan, c’è la figlia Tatum di appena nove anni, che riuscirà nell’impresa di mettere in ombra il già affermato padre e andando a vincere un meritatissimo oscar.
La storia è un divertente road movie, in cui due personaggi improbabili sono costretti ad affrontare il viaggio assieme, e dopo un difficile inizio, i due scoprono di essersi affezionati l’uno all’altra, ma anche in questi momenti di maggiore intimismo, il regista non scivola in un facile sentimentalismo, ma mantiene la pellicola sui binari della commedia piacevole.




Come già per “L’ultimo spettacolo”, Peter Bogdanovich, gira in bianco e nero conferendo al film uno stile da vecchia commedia americana, sullo stile di Frank Capra, ma influenzata molta dal cinema di John Ford, di cui il Bogdanovich è grande estimatore. Infatti in questo road movie, si possono vedere tracce, seppur con tematiche molto diverse, del cinema epico di John Ford, come il viaggio, la frontiera, la depressione economica e in particolare al film “Furore”.




Tuttavia “Paper Moon” rimane una commedi vivace e briosa, grazie soprattutto alla sua giovane protagonista, che suscita simpatia e tenerezza. Un personaggio sui generis, sveglia e intelligente, riesce spesso a  togliere dai pasticci se stessa e il suo compagno di sventura, non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, fuma con nonchalance, ma alla fine si rivelerà per quello che è, una bambina bisognosa di affetto.
Ne facessero ancora di commedie così… 

giovedì 2 agosto 2018

Nella mia fine è il mio principio

Parafrasando un titolo di un romanzo di Agatha Christie, oggi propongo una lista di film, che iniziano partendo dalla fine o da metà della storia, per poi andare a ritroso oppure ricominciano da capo per tornare al punto iniziale; quei film talvolta arzigogolati che per capirli bisogna vederli più volte o che per scelta dello sceneggiatore partono raccontando già come sarà la fine.
Come al solito ho scelto solo una manciata di titoli; quelli che ricordo meglio o che mi hanno colpito di più, se vi vengono in mente altri film sulla stessa tematica accetto ogni consiglio.
(Ah, attenzione ai possibili spoiler, naturalmente)

E ora buon "twist":

VIALE DEL TRAMONTO: Un uomo viene ritrovato morto in una piscina e una voce fuori campo comincia a raccontare la sua storia. Beh, che dire di un questo film che non sia già stato detto? Uno dei massimi capolavori del cinema di ogni tempo. Un cast eccezionale che va da Gloria Swanson a William Holden e a Erich von Stroheim, passando a molti attori e registi dell'epoca, che interpretano se stessi.
Billy Wilder si dimostra ancora una volta, uno dei più grandi registi in assoluto, che ha saputo variare facilmente dalla commedia, al dramma, al noir senza sbagliare un colpo.




AMERICAN BEAUTY: Una ragazza, in un video amatoriale, chiede al suo ragazzo di ucciderle il padre, poi la voce fuoricampo di  questi, racconta la sua storia e del suo ultimo anno di vita. Film d'esordio per Sam Mendes ed è arrivato subito l'oscar.
La pellicola affronta varie tematiche, dal conformismo di una borghesia ormai dedita solo al raggiungimento della felicità apparente, alla frustrazione che questo tipo di vita ci porta. Dalla crisi del maschio, in quest'epoca moderna ad una sessualità usata come sfogo o fantasia per ravvivare le proprie vite.
Eccezionale Kevin Spacey.




PULP FICTION: Due amanti, seduti in una caffetteria, discutono sul loro prossimo colpo e decidono di rapinare quello stesso locale e poi, Dick Dale & His Del-Tones ci accompagnano sui titoli di testa con la bellissima Misirlou. Con questo film, Tarantino si fa conoscere al grande pubblico. Un'opera originale che racconta tre storie intrecciate tra di loro, in ordine non cronologico, ma riallacciandosi alla rapina iniziale. Cast magnifico e in gran forma, dialoghi fenomenali. Dopo questo film, il cinema non è stato più lo stesso.





L'ESERCITO DELLE  12 SCIMMIE: Un bambino in un aeroporto assiste ad un omicidio, ma chi è quella persona che viene uccisa? Un bellissimo film di fantascienza che parla di futuro, follia e viaggi nel tempo. Solo Terry Gilliam poteva dirigere un film tanto folle e narrativamente contorto e anche stavolta l'ex Monty Python un grande film, intrigante che tiene incollati dall'inizio alla fine.



QUANDO BRENDAN INCONTRA TRUDY: Il corpo di un ragazzo è disteso in una pozzanghera in mezzo alla strada, sotto la pioggia battente; poi un flashback ci porta all'inizio della storia.
Simpatica e divertente commedia che in realtà non ha riscosso un gran successo, la pellicola ha la sua forza nell'essere molto citazionista. I riferimenti vanno da "Viale del tramonto" della scena iniziale a "Sentieri selvaggi" a "C'era una volta il west" passando per  "Fino all'ultimo respiro" e a moltissimi altri film. Certamente non un capolavoro, ma un film molto gradevole che consiglio caldamente.



IL LADRO DI BAGDAD: Un mendicante cieco con il suo cane comincia a raccontare una strana e lunga storia. Basato su alcuni racconti de "Le mille e una notte" il film narra le vicende del principe Ahmad, di come sia stato detronizzato e di come abbia riacquistato il potere grazie al giovane ladro Abu. Storia affascinante la cui realizzazione, nella versione del 1940, di cui sto parlando, ha richiesto l'intervento di almeno sei registi. Nonostante ciò il film risulta ben realizzato e con sorprendenti effetti speciali che hanno vinto l'oscar di categoria.



CARLITO'S WAY: Un uomo, alla stazione dei treni, muore mentre sulla lettiga ricorda la sua vita e l'amore per una donna. Uno dei film più belli di Brian De Palma, maestro della macchina da presa, e interpretato da un fantastico Al Pacino. Che altro dire di un film tanto bello e importante? Solo che se ancora non l'avete visto dovete subito correre a procurarvene una copia e a vederlo più e più volte.



PREDESTINATION: Un uomo misterioso scende nei sotterranei di un edificio e tenta di disinnescare una bomba, ma distratto dalla presenza del presunto attentatore, viene colpito dall'esplosione che gli devasta il volto. Anche in questo caso siamo difronte ad un film forse non perfetto, ma la cui sceneggiatura funziona, appunto, come una bomba ad orologeria. Un film che parla di viaggi nel tempo e ricco di paradossi temporali (tra cui il Principio di autoconsistenza di Navikov già visto ne "L'esercito delle 12 scimmie"). Un film così non poteva non essere inserito in questa lista.



MEMENTO: Leonard scatta una foto ad un uomo a cui ha appena sparato, poi comincia a ricordare.
Altro film cult che ha lanciato nell'olimpo dei grandi Christpher Nolan, grazie ad una sceneggiatura perfetta e ad un montaggio frammentario, in cui lo spettatore si trova nella stessa condizione del protagonista, che si ritrova a conoscere avvenimenti di cui però ignora i precedenti e questo per tutta la durata del film. Il film, dunque, si basa sul bisogno dell'uomo di gestire la propria vita secondo una successione temporale ben precisa, senza la quale sarebbe perduto.




Bene sperando che anche questa serie di consigli vi sia piaciuto, vi auguro buone ferie. Per qualche tempo sarò lontano dal pc, per cui non potrò scrivere nulla di nuovo. Non credo che riuscirò nemmeno a commentare i vostri post, ma cercherò, ogni tanto di buttarci l'occhio. Tuttavia queste ferie sono dedicate alla mia famiglia, per cui credo che ci rivedremo direttamente tra un paio di settimane.