giovedì 23 febbraio 2017

Nella casa (2012)

Anche in questo caso riporto una vecchia recensione che potete trovare nella mia pagina facebook "Cinema giovane" il cui link è qui accanto.



Il professor Germain (Fabrice Luchini), insegnante  letteratura in un liceo francese,  diretto con spirito innovativo e tradizionalista allo stesso tempo (vedi l’idea di istituire la divisa per annullare le differenze sociali), un giorno assegna alla classe un tema apparentemente semplice: chiede ai ragazzi di mettere per iscritto come hanno trascorso il weekend appena passato.  La maggior parte dei lavori, per il professore, sono  tutt’al più mediocri, ma in mezzo a tutta quegli scritti modesti,  uno spicca per le sue qualità. E’ il tema di Claude Garcia (Ernst Umhauer), studente timido e introverso, in cui questi descrive di come si è introdotto in casa del suo compagno Rapha (Bastien Ughetto) , per dargli ripetizioni di matematica, e spiandone la vita famigliare. Ma la cosa particolare è che il tema si interrompe bruscamente e finisce con la parola “continua”.  Affascinato dal talento del ragazzo, e incuriosito su come prosegue la storia, Germain invita il giovane a proseguire in questo “gioco” voyeuristico.



 Di volta in volta, Claude consegna al professore una nuova pagina del tema (che si avvia ad essere un’avvincente romanzo sui vizi e virtù di una “normale” famiglia francese), che lo aiuta nella costruzione dei passaggi più difficili della storia.  Ben presto però la situazione sfugge di mano ai suoi protagonisti, ripercuotendosi sulle vite di tutti, ma se la famiglia di Rapha ne esce comunque unita, nonostante le attenzioni di Claude verso la madre del suo compagno (una splendida Emmanuelle Seigner), non è lo stesso per il professor Germain e sua moglie (una sempre bravissima KristinScott Thomas ) gallerista d’arte sull’orlo del fallimento, infine uniti unicamente per la morbosa curiosità della storia raccontata da Claude.




Fin dal suo esordio in “Sitcom”, Ozon ama esaminare le vicende famigliari, dissezionandone pregi e difetti, e portando così a galla falsità e ipocrisie. In questo “Nella casa”, tratto dalla pièce teatrale “Il ragazzo dell’ultimo banco” dello spagnolo Juan Mayorga, il regista francese si pone a metà strada tra dramma e commedia noir, giocando la carta del voyeurismo, stavolta non con accezione negativa, ma come sorta di denuncia di una certa morbosa e pericolosa curiosità. Il richiamo ad Hitchcock in questo caso è piuttosto evidente. Partendo dalla potenza  fascinosa della scrittura, Ozon ci conduce a scoprire come degli equilibri precari, possano essere messi a dura prova da un semplice fattore esterno, in questo caso un ragazzo di sedici anni, che entrando con garbo e innocenza, all’interno di una famiglia già turbata da problematiche dei singoli componenti, ne mini le basi dall’interno.
Il film sembra così un avvincente romanzo, in cui alla fine di ogni capitolo siè totalmente incuriositi a proseguire e a conoscere il destino dei personaggi,ma man mano che si prosegue nella visione (lettura) diventa sempre più difficile distinguere realtà e finzione, in un gioco ad incastri, tanto intricato quanto affascinante.





Splendido il finale, in cui il professore e lo studente si ritrovano assieme,ancora una volta uniti da un legame indissolubile, in quanto necessario l’uno all’altro.
Bravissimi tutti i protagonisti, che danno vita ad un film intrigante e ironico, ricco di sfumature e intelligente.

giovedì 16 febbraio 2017

L'identità del lupo

Ecco un altro vecchio racconto, forse non tra i migliori che abbia scritto, ma con qualche buon passaggio:

Aaron scoprì quella notte cosa significasse realmente avere paura; fino ad allora nemmeno il suo incubo peggiore era stato tanto terrificante.
Rinchiuso nell’armadio a muro, abbracciato al fucile da caccia che era appartenuto a suo padre, il suo respiro si era fatto affannoso, mentre grossi rivoli di sudore gli solcavano il volto.
Fuori la bestia fiutava l’aria, fiutava la sua paura. Presto lo avrebbe trovato, e allora lui avrebbe dovuto ammazzarla, ma come poteva sparare a Mark, come poteva uccidere un bambino?

Aaron si era trasferito ad Howling Rock da poco più di un mese, trovando subito lavoro nella locale scuola media, come insegnante d’Inglese, e per arrotondare lo stipendio dava ripetizioni privatamente. Proprio quella sera stava ripassando la lezione con il piccolo Mark Grimm, un suo allievo della prima media.
Mentre il bambino stava riordinando la cartella per tornare a casa, Aaron scostò le tende guardando dalla finestra.
La luna era già alta in cielo e in quella limpida serata di principio d’autunno sembrava ancora più grande e luminosa.
“E’ proprio una bella serata, vero signor Levi?” chiese improvvisamente il ragazzino.
“Si hai  proprio ragione Mark”
“Lei conosce la storia del mostro di Howling Rock?”
Aaron si voltò a guardare il suo piccolo interlocutore.
“Si ne ho sentito parlare, ma è solo una leggenda.”
“E se non fosse così?” chiese nuovamente Mark.
Ora c’era qualcosa di strano nel volto del bambino, qualcosa di sbagliato. Il suo sguardo era triste e impaurito allo stesso tempo.
“Cosa succede Mark” chiese Aaron “c’è qualcosa che non va?”
“Mi dispiace…” rispose il ragazzino
Poi, portatosi le mani alla testa, cadde in ginocchio e un  urlo spaventoso gli uscì di gola.
Aaron si precipitò per soccorrerlo, ma appena gli fu vicino indietreggiò immediatamente con gli occhi sgranati.
Il bambino continuava  a dibattersi a terra e a strillare come in preda ad atroci dolori; le sue membra iniziarono a gonfiarsi lacerando i vestiti e Aaron poté sentire chiaramente lo scricchiolio delle ossa di Mark che si stavano allungando, mentre il corpo nudo veniva ricoperto da un folto pelo.
Gli splendidi occhi verdi del ragazzino si trasformarono in enormi, gialli occhi ferini; la mandibola si allungò fino ad assumere una forma animalesca, mentre il labbro inferiore si arricciò mettendo in mostra una lunga fila di denti aguzzi.
A quel punto Aaron, ormai in preda al terrore più profondo, cominciò a indietreggiare, non riuscendo però a distogliere lo sguardo da quella mostruosità.
Quando giunse alla porta della cucina, la creatura ululò e poi digrignando i denti si voltò verso di lui.
Aaron allungò il braccio verso il tavolo e afferrò il matterello che vi era appoggiato sopra; appena l’essere gli si avventò contro lui ritirò il braccio colpendolo così in pieno volto.
La creatura guaì.
Aaron approfittò di quell’attimo di stordimento del mostro per fuggire. Passando per il suo studio, con un calcio spaccò la rastrelliera dove erano esposti alcuni fucili, ne prese uno e controllò che fosse carico. Non avrebbe mai voluto usarlo, ma se fosse stato necessario almeno aveva un’arma con cui difendersi.
Scostò leggermente la porta e vide che il lupo teneva bloccata la porta d’uscita, per cui cercando di non fare rumore, salì al piano superiore passando per la cucina.
Dalla balaustra spiò al piano terra. Mark-lupo stava annusando l’aria, si fermò per un istante, poi spostò lo sguardo verso il suo nascondiglio. Il ghingo della bestia si fece più largo, come a volerlo deridere e con passi lenti, ma decisi cominciò a salire le scale.
Aaron strisciò il più rapidamente possibile in camera sua, chiuse la porta e si nascose nell’ampio armadio a muro.
Rimase in ascolto, ma per un lungo tempo non udì nulla, il tempo sembrava essersi bloccato e sentiva la paura aumentare maggiormente. Armò il fucile, ma ora non era più tanto sicuro che sarebbe riuscito a sparare a quel mostro. Continuava a vedere il volto sorridente di Mark e anche se adesso aveva le sembianze di un orribile lupo, lui continuava a vederlo soltanto come un bellissimo bambino.
Un colpo secco fece scricchiolare la porta, e al secondo la porta si aprì.
La creatura fiutò l’aria, fiutò l’odore di urina che chiazzò i jeans di  Aaron; si voltò in quella direzione, e con un balzo sfondò le ante dell’armadio.
Aaron fece fuoco.

Quando la polizia giunse a casa del nuovo insegnate di Howling Rock, si trovò di fronte ad una sena agghiacciante. Nella camera da letto dell’uomo, un bambino completamente nudo, giaceva in un mare di sangue con mezza testa maciullata da un colpo di fucile.
Aaron fu trovato agonizzante nella vasca da bagno con le vene tagliate. Trasportato d’urgenza all’ospedale riuscirono a salvargli la vita.
Tre anni dopo, in una notte di luna piena, del tutto simile a quella in cui si era verificata quell’orrenda tragedia, Aaron Levi fu assassinato nelle docce della prigione in cui stava scontando la sua condanna, in attesa del giorno in cui la sentenza di condanna a morte fosse stata eseguita.

I colpevoli non furono mai cercati