Visualizzazione post con etichetta Mostri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mostri. Mostra tutti i post

giovedì 26 settembre 2019

La creatura nel buio - Fine

Eccomi dopo sei mesi dall'ultima pubblicazione a chiudere il mio racconto a puntate che spero che vi sia piaciuto anche solo in parte.
Prima di proseguire con la lettura vi segnalo gli altri capitoli in caso vi mancassero:


PARTE 1, 2, 3, 4, 5, 6



Il lancinante dolore alla spalla lo riportò alla realtà e si accorse che era rimasto svenuto solo qualche secondo. La creatura lo stava ancora tenendo sollevato sopra la scrivania a pochi centimetri dalle sue fetide fauci.
Shirley raggomitolata con suo figlio tra le braccia, stava osservando quella scena impietrita dal terrore, ormai rassegnata a non sopravvivere.
Dalla ferita, il sangue scendeva copioso riversandoglisi sul petto e la fitta costante gli impediva di pensare chiaramente, eppure Edwin sapeva che doveva trovare una soluzione per uccidere il mostro e salvare Shirley e Rupert.
Improvvisamente sgranò gli occhi, ma questa volta non fu per il dolore; qualcosa gli passò per la mente, un'immagine rapida come un battito di ciglia, un ricordo sopito, l'eco di un sogno dimenticato.
La palla, doveva recuperare la palla di Joe Di Maggio. Quando Mr Dunham gliel'aveva regalata molti anni prima, prendendola in mano Ed aveva provato un formicolio al braccio e un brivido lungo la schiena e quasi era svenuto. Al tempo aveva attribuito la cosa all'emozione, ma forse quella palla aveva qualcosa di speciale, qualcosa di magico e ora si trovava sopra il caminetto del salotto.
Ed cercò lo sguardo di sua moglie dall'altro lato della stanza e senza emettere un suono le parlò; le disse quanto la amava e quanto amava il loro bambino, le disse che per lei avrebbe combattuto contro cento mostri, che avrebbe affrontato la morte stessa se fosse stato necessario, ma che in quel preciso momento aveva bisogno del suo aiuto, che doveva farsi forza e che toccava a lei a salvare la sua famiglia.
Sotto il velo di lacrime, gli occhi di Shirley si illuminarono e fece un segno d'assenso a Edwin.
Approfittando del fatto che il mostro fosse concentrato solo su suo marito, la donna afferrò la lampada a stelo accanto al lettino del bambino e usandola come un asta colpì la creatura in pieno volto.
L'essere sibilò, più per la sorpresa che per il dolore, ma tanto bastò per fargli perdere la presa su Ed, che ruzzolò pesante prima sulla scrivania e poi sul pavimento.
Quando si rialzò, Edwin vide che la creatura aveva afferrato Shirley per la gola, si guardò dunque velocemente attorno, poi raccolse un tagliacarte e avventandosi contro il mostro, glielo conficcò in un occhio, permettendo alla donna di liberarsi.
Questa volta l'urlo fu di autentico dolore misto a rabbia, ma Edwin fece in tempo a prendere suo figlio per la vita e a trascinarlo fuori dalla camera, mentre Shirley li seguiva a ruota.
"Andate, porta via Rupert di qua" le ordinò
"Ma.." cercò di obiettare lei
"Vai via!" urlò "Ora non c'è tempo..." poi con un ton un tono più rassicurante possibile aggiunse "ce la farò".
Entrambi sapevano che quella promessa era falsa; non potevano essere sicuri che lui ne sarebbe uscito vivo, ma per permettere a Rupert di salvarsi, l''unica soluzione era scappare in quel preciso istante.
Shirley prese il bambino in braccio e scese per strada voltandosi una sola volta in cerca di suo marito, sperando che lui avesse deciso di seguirla, ma Ed era già corso in salotto per recuperare la palla da baseball,un attimo prima che la creatura uscisse dalla cameretta in cerca della sua preda.
Edwin arrivò in un lampo al caminetto del salotto e afferrò la palla magica proprio quando l'essere lo raggiunse bloccandogli l'unica via d'uscita.
Ora erano solo lui e il mostro e aveva solo un tiro a disposizione per vincere la partita, altrimenti sarebbe stata la fine per tutti.
La creatura lo guardò con l'unico occhio buono che gli era rimasto, quindi gli si fece incontro con un urlo inumano.
Ed strinse la palla tra le dita e mentre caricava il tiro, portando il braccio fin dietro alla spalla dolorante, una sorta di scossa gli percorse l'intero arto e lui seppe che quello era il momento giusto.
Lasciò partire il tiro e fece strike.
La palla si conficcò nell'orbita oculare del mostro, spappolandogli il cervello e facendolo crollare a terra  morto sull'istante.
Edwin si avvicinò cautamente al corpo dell'essere, ma questi non si mosse più. Tuttavia, non ancora convinto, portò il cadavere in garage per farlo a pezzi con il decespugliatore.
Una volta finito, Ed raggiunse Shirley e Rupert che vedendolo arrivare gli corsero incontro per abbracciarlo, abbandona l'aiuto portato dai vicini preoccupati.
Poi si udirono soltanto le sirene dei soccorsi che si stavano avvicinando.

giovedì 7 marzo 2019

La creatura nel buio - Sesta parte

Dopo diversi mesi, proseguo con la pubblicazione del racconto a puntate.
Qui, se volete, gli altri capitoli:

PARTE 1, 2, 3, 4, 5



"Mettici più forza in quel braccio!" gli urlò Mr Dunham.
Edwin alzò lo sguardo e guardò il suo allenatore.
"Cosa sono quegli occhi lucidi?" urlò nuovamente furioso "Non voglio vedere lacrime, io voglio che i tuoi occhi sprizzino rabbia; d'accordo Edwin Crichlow?!"
"Sissignore!" rispose il ragazzo
"Bene e allora fammi vedere un lancio decente o ti sbatto fuori squadra."
Richard Stanley Dunham era l'allenatore della locale squadra giovanile da circa quattro anni e anche se non avena vinto ancora nulla era molto rispettato e temuto. Sebbene avesse quasi sessant'anni aveva una forze ed energie da vendere, così come aveva un fisico da atleta professionista.
Quando i suoi giocatori non eseguivano i suoi ordini li riprendeva con tanto di quel fervore che spesso, alcuni di questi, scoppiavano in lacrime e allora lui urlava ancora più forte. Più tardi però, prima della fine dell'allenamento, prendeva questi ragazzini in disparte, li rincuorava dando loro qualche consiglio per superare glie errori e regalandogli una bottiglia di Coca-Cola o qualche merendina.
Si parlò a lungo di quella volta che, dopo un'umiliante sconfitta, richiamò in campo i ragazzini quando questi erano già sotto la doccia e li costrinse a fare diversi giri del campo completamente nudi, mentre dagli spalti si levavano grida sarcastiche miste alle rimostranze dei genitori.
Ed si ricordò di tutto questo mentre si preparava a lanciare; sapeva che il suo allenatore era una persona eccezionale e di gran cuore, in particolare fuori dal campo, ma pretendeva sempre il massimo impegno dai suoi ragazzi, sia in allenamento che durante la partita e soprattutto non amava essere contrariato e lui non aveva certo intenzione di farlo.
Si concentrò dunque sul tiro e dopo un attimo scagliò la palla che arrivò con forza dritta nel guantone del ricevitore.
"Ottimo lancio!" urlò l'uomo
Quando però Edwin si girò sorridente verso l'allenatore, questi stava già strigliando qualcun altro.
Alla fine dell'allenamento Mr Dunham entrò nello spogliatoio guardandosi attorno con sguardo severo. Tutti i ragazzi ammutolirono temendo una nuova sgridata generale, invece lui lentamente si avvicinò a Ed, gli prese la mano e vi appoggiò sopra una vecchia palla.
"Hai un gran bel tiro, ragazzo. Continua così e forse quest'anno avremo qualche speranza di arrivare alle finali"
Dopodiché gli sorrise, scompigliandogli i capelli e se ne andò.
Dopo qualche istante di stupore, nello spogliatoio ricominciò la confusione che c'è in tutti gli spogliatoi del mondo, specialmente quando ci sono di mezzo ragazzini. Qualcuno si complimentò con Ed, mentre altri lo guardarono con un pizzico di invidia.
Lui osservò la palla che gli era stata appena regalata. C'era una firma:
JOE Di MAGGIO
Improvvisamente sentì che le gambe non lo reggevano più, la testa cominciò a girare e in un attimo tutto fu buio.

mercoledì 26 settembre 2018

La creatura nel buio - Quinta parte

L'ultima volta che ho pubblicato parte del racconto a puntate che sto riproponendo, riveduto e corretto, qui sul blog era aprile, perciò direi che è venuto il momento di proseguire.
Qui di seguito i link ai capitoli precedenti:


PRIMA PARTE
SECONDA PARTE
TERZA PARTE
QUARTA PARTE




Si precipitarono entrambi in camera di Rupert e quello che videro fece gelare loro il sangue.
Rupert si dibatteva nel suo letto, come se colta da un attacco epilettico e urlava in preda al panico e al dolore. Il pigiama del bambino era lacerato in più punti e la sua pelle mostrava lunghi graffi.
"Che cos'ha?" chiese Shirley con voce tremante
"Non ne ho idea" mentì Edwin
All'improvviso il corpo di Rupert fu sollevato a mezz'aria da una forza invisibile dove continuò ad agitarsi e dimenarsi.
"Aiuto mamma, aiuto!"
Shirley si gettò incontro al figlio prima che Ed riuscisse a bloccarla.
"No!" gridò lui
Fu tutto inutile, lei nemmeno lo sentì. Tentò di afferrare Rupert per un braccio, ma la stessa forza invisibile che teneva prigioniero il bambino, la scaraventò a terra con forza.
Shirley si guardò attorno più stupita che spaventata, non capendo cosa fosse accaduto.
Fu allora che la creatura emerse dall'oscurità, mostrandosi in tutto il suo orrore, mentre con un artiglio teneva sollevato il piccolo Rupert pericolosamente vicino alle sue fauci.
L'apparizione di quel mostro sbloccò Edwin che fino a quel momento, in realtà non più di qualche secondo, era rimasto paralizzato dalla paura.
Non aveva mai visto niente di così orribile: la creatura era piuttosto alta con la testa grossa e allungata da cui spuntavano due piccole corna; gli occhi gelatinosi erano di un giallo spento, mentre la bocca rugosa era spalancata mostrando una lunga fila di denti affilati come rasoi e una grossa lingua squamosa che pendeva da un lato della bocca.
Mentre l'essere era distratto dall'attacco di Shirley. lui tentò di sorprenderlo afferrandolo per il collo da dietro. Inizialmente sorpresa, la creatura cominciò dibattersi, sibilando per la rabbia.
Con l'artiglio libero riuscì ad acciuffare Edwin per i capelli e a scagliarlo contro la porta socchiusa della camera.
Ed trattenne un mugugno di dolore, ma per lo meno, il suo tentativo di liberare il figlio, non rimase privo di frutti. Infatti, cercando di liberarsi del suo avversario, la creatura aveva perso la presa sul bambino che cadde svenuto sul suo lettino.
Il mostro si girò verso Edwin guardandolo con rabbia o almeno è quello che lui pensò di leggere in quegli occhi vacui.
"Vieni qua bastardo!" urlò Edwin scagliandogli addosso una sedia "E' me che vuoi...io ho un conto in sospeso con te, lascia stare mio figlio."
La creatura grugnò e nonostante la sua mole, si mosse con sorprendente rapidità verso l'uomo che lo aveva sfidato.
Shirley approfittò di quel momento per soccorre suo figlio; lo prese in braccio e se lo portò al petto, rannicchiandosi in un angolo del letto.
Vedendo il mostro avvicinarsi, Ed si tuffò dietro alla scrivania dove Rupert si sedeva qualche volta a disegnare, ma i suoi movimenti furono troppo lenti, infatti la creatura riuscì ad afferrarlo per un braccio affondandogli le unghie nella spalla.
Ed urlò di dolore e il mondo attorno a lui cominciò a farsi torbido fino a quando divenne tutto buio.

giovedì 12 aprile 2018

La creatura nel buio - Quarta parte

Dopo una lunga pausa, ecco la quarta parte del racconto che sto scrivendo a puntate. Qui di seguito i link per leggere la storia dall'inizio:

PRIMA PARTE
SECONDA PARTE
TERZA PARTE

Ed si risvegliò nel momento in cui gli extraterrestri iniziavano il loro attacco alla Terra.
Un sogno, o meglio, il sogno di un ricordo, quel ricordo che lo aveva svegliato nel cuore della notte.
Spense il televisore e gettò il telecomando sulla poltrona.
Ora ricordava tutto; per molto tempo era riuscito a dimenticare quella terribile notte, che per tutta la sua infanzia gli aveva causato incubi spaventosi, ma poi con il passare del tempo questi erano svaniti, senza quasi lasciare traccia. Almeno apparentemente.
E se invece fosse stato veramente tutto solo un sogno? Un bruttissimo sogno partorito dalla fantasia di un bambino di sette anni, troppo scosso per poter credere alla realtà di un maniaco omicida, che preferì trasformarlo in un mostro, nel babau delle fiabe?
No, lo sapeva adesso, come lo sapeva allora; a uccidere i suoi genitori e a rapire suo fratello, non era stato un pazzo, ma un mostro reale, un essere orribile che viveva dentro all'armadio.
"Perché?" chiese Ed alla stanza buia "perché mi sono ricordato tutto oggi, dopo così tanto tempo?"
La risposta gli arrivò fulminea, trapassandogli il cervello come una pallottola e trasformandogli la schiena in un ghiacciolo.
"E' TORNATO!"
Un nuovo fulmine fece nuovamente saltare la corrente.
Edwin si alzò di scatto, perdendo l'asciugamano che aveva annodato in vita e corse rapidamente in camera sua.
Si fermò sulla porta, da lì sua moglie era poco più di un'ombra, ma il lento movimento del lenzuolo, dovuto al respiro di Shirely, lo tranquillizzò.
Si sedette sul letto e lei si girò verso di lui.
"Ciao" gli disse sottovoce
"Scusa, ti ho svegliata"
"No, non ti preoccupare ero già praticamente sveglia, ma..." si bloccò per un momento "come mai sei nudo?"
Si guardò stupito anche lui.
"Devo aver perso l'asciugamano" rispose "Non riuscivo a dormire, così ho fatto una doccia e poi ho guardato un po' di tele"
"Dai, vieni a letto" disse lei passandogli i pantaloni del pigiama
Improvvisamente, il silenzio della notte fu rotto dall'urlo più agghiacciante che i due avessero mai sentito.




martedì 30 gennaio 2018

La creatura nel buio - Terza parte

Continua con la terza parte il racconto che ho iniziato QUI e proseguito QUI:

Ed si svegliò nel cuore della notte in preda all'agitazione; il suo corpo era madido di sudore, il suo respiro affannose e il battito del cuore era accelerato.
Si voltò a guardare sua moglie che dormiva tranquillamente, la coprì con il lenzuolo, poi si alzo e andò nella camera di Rupert.
Anche suo figlio dormiva pacificamente e dopo avergli accarezzato i capelli andò in bagno.
Aprì il rubinetto dell'acqua calda e si infilò sotto la doccia.
Rimase sotto l'acqua corrente per più di mezz'ora, con lo sguardo perso nel vuoto e cercando di ricordare l'incubo che lo aveva svegliato, ma più si sforzava di ricordare, meno riusciva a darsi una risposta. Eppure qualcosa gli diceva che fosse un ricordo del passato, probabilmente rimosso e che anche le paure del suo bambino ne facessero, in qualche modo, parte.
Uscì dalla doccia annodandosi un asciugamano attorno alla vita, passò una mano sullo specchio reso opaco dal vapore e fissò a lungo la sua immagine riflessa, poi andò in salotto, passando prima dal frigo dove prese una birra fredda.
La corrente era già tornata da qualche tempo, per cui, dopo essersi seduto in poltrona, accese la televisione, sperando di trovare qualcosa di abbastanza noioso che lo facesse crollare dal sonno.
Dopo aver fatto un po' di zapping, Edwin optò per un vecchio film di fantascienza in bianco e nero.
Nel film, il presidente degli Stati Uniti avvertiva la nazione che alcuni dischi volanti erano atterrati in diversi punti della Terra, ma che per ora non si conoscevano le intenzioni degli alieni, per cui per ora ci si sarebbe limitati ad un'azione di controllo. Ed sorrise mentre pensava che quell'attore gli ricordava molto suo zio Dan, poi tutto si fece buio.




"Papà?!"
Nessuna risposta
"Papà!"
Ancora silenzio.
"Mamma, papà, dove siete?"
Un lampo illuminò la cameretta di Ed, che chiamò ancora aiuto, ma le sue grida si persero nel fragore di un tuono.
Ora nella casa si sentiva anche il pianto disperato di un neonato.
Scese dal letto e andò nella camera dei suoi genitori. I piedi nudi lasciavano sul pavimento freddo delle impronte di sudore.
"Papà!?" chiamò un'altra volta Edwin e ancora una volta nessuno gli rispose.
Gli unici rumori che sentiva erano lo scrosciare della pioggia e il fratellino che piangeva.
Quando entrò in camera provò ad accendere la luce, ma la stanza rimase buia.
Ed cercò di avvicinarsi alla culla di suo fratello, quando inciampò in qualcosa e finì a terra battendo la testa contro l'armadio.
Ora il ragazzino era, se possibile, ancora più spaventato; aveva voglia di piangere, ma si fece coraggio e tentò di rialzarsi, ma il piede scivolò ancora una volta, facendolo finire nuovamente col sedere sul pavimento. Questa volta sentì qualcosa di umido e appiccicaticcio bagnargli le natiche e la mano che aveva usato per rimettersi in piedi, ma prima che potesse chiedersi cosa fosse, un lampo illuminò la stanza e se fino a quel momento aveva avuto paura, quello che vide in quell'istante quasi lo fece impazzire.
Ed aprì e chiuse  più volte la bocca, come se tentasse di chiedere aiuto, ma non un riuscì a emettere alcun suono.
La scena gli si presentò solo per pochi secondi, ma era talmente nitida e terribile che lo travolse con la forza di uno tsunami. La "cosa" sulla quale era inciampato era il corpo di suo padre, in parte riverso dentro all'armadio e completamente ricoperto di sangue.  Sangue che ricopriva tutta la camera; le pareti, il soffitto, il lampadario e il letto dove giaceva sua madre con il petto squarciato.
Urlò.
Finalmente il grido che gli era rimasto strozzato in gola uscì con tutta la forza dei suoi piccoli polmoni. Si gettò in lacrime sul corpo di sua madre, chiamandola per nome e sporcandosi il pigiama con il suo sangue.
Improvvisamente Edwin, si ricordò del suo fratellino, il cui pianto lo aveva attirato fino a lì e si girò per cercarlo con lo sguardo.
Ancora una volta, quella notte, il suo cervello dovette fare i conti con qualcosa di spaventoso.
Jack, suo fratello di pochi mesi, stava fluttuando a mezz'aria, volando dentro all'armadio, ma lui aveva l'impressione che in realtà venisse trascinato dentro da una mano invisibile.
Quell'ultima scioccante immagine gli fece perdere i sensi, proprio nel momento in cui la porta d'ingresso veniva sfondata dai vicini allarmati dalle urla. L'ultima cosa che riuscì a vedere prima che tutto diventasse confuso, fu la mano del mostro che per un istante, da invisibile si materializzò per poi sparire all'interno dell'armadio.

mercoledì 6 dicembre 2017

La creatura nel buio - Seconda parte

QUI trovate la prima parte

Passarono il resto della serata giocando tutti e tre assieme, ma per qualche "magico" motivo, il vincitore era sempre Rupert.
Mentre la piccola pendola da tavola, appartenuta alla madre di Shirley, suonò le nove, il bambino faticava a tenere gli occhi aperti e la testa gli oscillava continuamente in avanti, rischiando di picchiarla sul tavolo.
"E' ora di andare a letto" sentenziò lei
A quelle parole Rupert spalancò gli occhi e cominciò a urlare:
"No mamma, ho paura, per favore...ancora un po'..."
Shirley ripensò a suo figlio che spariva nel buio della sua camerette per recuperare il gioco in scatola, ma decise di non dire nulla a tal proposito. Invece lo prese tra le braccia e gli disse:
"Non vedi che stai crollando dal sonno? I bambini della tua età hanno bisogno di molte ore di sonno"
"No, non voglio!" continuò a Rupert scoppiando in un pianto isterico "c'è il mostro dell'armadio...".
"Non c'è nessun mostro..." replicò Shriley
"Va bene, puoi stare alzato ancora dieci minuti" la interruppe Ed
Lei gli lanciò un'occhiataccia; non le piaceva dover far la parte della mamma cattiva e quando Edwin la contrariava così sentiva minata la sua autorità, non che ciò capitasse spesso, anzi, ma la cosa comunque non le andava giù.
Qualcosa nello sguardo di suo marito però la sorprese, tanto da dimenticare subito quella piccola onta; Ed sembrava spaventato.
Lui parve accorgersene e le si avvicinò sussurrandole qualcosa all'orecchio.
Il broncio di Shirley si trasformò in un sorriso; poi sorrise anche lui.

Mezz'ora dopo il bambino non era ancora andato a letto, tuttavia la stanchezza aveva avuto la meglio su di lui e si era addormentato sul divano, incurante dei tuoni che facevano tremare i vetri delle finestre. Edwin lo prese delicatamente in braccio e guardando la moglie le disse:
"Arrivo subito, aspettami di là".  Poi portò il figlio nella sua cameretta, lo spogliò, gli mise il pigiama e lo infilò sotto le coperte.
Dopo averlo baciato sulla fronte se ne andò, ma si bloccò sull'uscio. Si guardò indietro e vide che alcune ante dell'armadio erano aperte, tornò sui suoi passi e le chiuse, poi andò da sua moglie.


Si sedettero sul letto e cominciarono entrambi a spogliarsi vicendevolmente; lui le tolse la camicetta, scoprendole i bianchi seni che accarezzò con dolcezza e baciò con passione mordicchiandole i rosei capezzoli. Lei gli sfilò la t-shirt e gli passò le mani sul petto liscio e ben definito, passando per i fianchi e arrivando al ventre piatto, qui lei gli passò la lingua attorno all'ombelico, mentre gli sbottonava i jeans, quindi gli afferrò il membro assaporandolo prima con le labbra e poi la lingua e il palato. Edwin lasciò che lei continuasse ancora un po'. poi con forza la scaraventò supina sul letto, con un solo colpo le tolse pantaloncini e slip e ricambiò l'appagamento appena ricevuto.
Continuarono a far l'amore per molto tempo, mentre il temporale, che non accennava a smettere, copriva i loro gemiti di piacere.

giovedì 26 ottobre 2017

La creatura nel buio - Prima parte

(Ho ritrovato questo racconto, risalente a vent'anni fa, in un vecchio quaderno. Dopo averlo riletto ho pensato di riproporlo, a puntate,  cercando di aggiustare le parti meno riuscite e adattarlo al mio attuale stile narrativo. Certo potrà risultare ancora un po' imperfetto, ma non volevo stravolgerlo del tutto, per cui certe ingenuità dell'epoca si noteranno. Buona lettura)



Il temporale durava da quasi due ore e da qualche minuto mancava la corrente. La casa era completamente buia, così Edwin si muoveva lentamente, accanto alle pareti, allungando attentamente le mani per ripararsi da eventuali ostacoli (è vero, era casa sua, ma sfido chiunque a girare pere casa propria senza vedere nulla; se non ci si aiuta con le mani si rischia di ritrovarsi con qualche livido indesiderato).
Arrivò, con un po' di fortuna, alla scrivania dello studio, aprì il terzo cassetto e ne tirò fuori una torcia elettrica. Spinse il pulsante, ma la stanza rimase buia.
"Cazzo..." sibilò tra i denti "le batterie..."
Svitò il tappo sul retro e girò la torcia verso il basso; tre grosse batterie, ormai scariche, caddero sul pavimento, che Edwin gettò nel cassetto assieme alla pila.
"Papà ho paura!" urlò una piccola voce
"Stai tranquillo Rupert , ho quasi fatto" rispose di rimando Ed "Non c'è nulla di cui aver paura"
Bugia! Appena quelle parole gli uscirono di bocca sentì che erano false, ma certo non poteva dire a suo figlio che anche lui era spaventato. Ed era consapevole di quanto fosse assurda e irrazionale questa cosa, dato che era un uomo adulto, ma non poteva farci nulla, se non mostrarsi il più tranquillo possibile.
Improvvisamente gli tornò in mente la battuta di un vecchio film horror: "Non ho paura del buio, ho paura di quello che c'è dentro al buio".
Rabbrividì e una specie di déjà vu gli attraversò rapidamente il cervello, come un ricordo che non vuole affiorare.
"Tutto bene caro?" la voce di Shirley era ferma e rassicurante
"Si...sto cercando le candele.."
"Sono nella scatola nello sgabuzzino all'ingresso"
Edwin recuperò le candele con non poca fatica accendendole con l'accendino che aveva nella tasca dei jeans e tornò subito in salotto, dove la sua famiglia lo stava aspettando.
Shirely e Rupert erano accoccolati assieme sul divano con il bambino che teneva la testa appoggiata al ventre materno e si succhiava il pollice della mano destra, mentre la donna gli accarezzava amorevolmente i capelli.
"Eccomi" disse Ed facendo il suo ingresso nella stanza
Appena lo vide, il figlio gli corse incontro e gli si avvinghiò alle gambe, facendogli quasi perdere l'equilibrio.
"Hai avuto tanta paura?" gli chiese prendendolo in braccio
"No, solo un po'" mentì il bambino asciugandosi una lacrima che gli scendeva sul volto
"Ti va di fare un gioco prima di andare a dormire?"
Il viso di Rupert si illuminò.
"Posso scegliere quello che voglio?"
"Certo!" gli rispose il padre
"Il castello incantato!" urlò il bambino prima di sparire nel buio della sua cameretta e facendo ritorno, qualche minuto, dopo con una grossa scatola tra le mani.
Edwin e Shirley si guardarono stupiti per un attimo, ma nessuno dei due pensò per un solo istante di chiedere al figlio che fine avessero fatto tutte le sue paure.
I due genitori si sorrisero.

sabato 9 settembre 2017

XX - Donne da morire (2017)




Come al mio buon amico Cassidy, anche a me piacciono i film antologici, ancor di più se sono horror e questo "XX - Donne da morire" non fa eccezione e seppure non raggiunga i livelli di opere come "Creepshow","Body Bags" o "L'occhio del gatto", alla fine ne viene fuori una pellicola dignitosa che in qualche momento ha dei picchi decisamente interessanti. A questo va aggiunto che questa è un'antologia completamente al femminile e, anche se non ce n'era bisogno, dimostra che anche le donne sanno dirigere film "cattivi".

Il film si divide dunque in quattro storie, ognuna delle quali ha per protagonista una donna (e in tre questa è una madre disturbata). Quattro storie diverse, non sempre riuscite, ma che alla fine portano a casa la pagnotta, riuscendo anche a disturbare.
Le storie sono collegate l'una all'altra da una sorta di presentazione con bambole ed oggetti in stop motion, che sembrano rifarsi al cinema di Jan Svankmajer, che già da sole sono piuttosto inquietanti.
Ma ora vediamo di esaminare singolarmente ogni storia:


THE BOX


Una madre sta rientrando a casa in metropolitana assieme ai due figli, quando il più piccolo, incuriosito dal pacco che un signore, seduto accanto a lui, tiene sulle ginocchia, gli chiede di vedere cosa contiene. L'uomo mostra il contenuto del pacco al bambino che ne rimane profondamente turbato, tanto da decidere di smettere di mangiare. Nonostante i gustosi (???) pasti, il ragazzino si lascerà deperire un po' alla volta e anzi, "contagiando" anche la sorella e il padre, che lo seguiranno nel suo destino. Solo la madre ne rimane esclusa, che inizialmente sottovaluta la gravità della situazione ed egoisticamente continuerà a mangiare mentre la sua famiglia si lascia morire di fame.
Forse per questo sogna di sacrificarsi a loro, permettendo che si nutrano delle sue carni, in una delle scene più forti dell'intera antologia.
Il finale è aperto e proprio per questo mi è piaciuto particolarmente; non da spiegazioni, non si sa cosa abbia visto il bambino nel pacco e se in altre occasioni ciò avrebbe potuto farmi storcere il naso, in questo caso è la scelta giusta.


THE BIRTHDAY CAKE


Questo più che un racconto horror è una commedia nera, profondamente malata e disturbante.
In questo segmento, si racconta di una madre che sta organizzando la festa di compleanno della figlioletta e che quando questa entra nello studio del marito per portarvi alcuni oggetti, trova l'uomo morto per cause misteriose, ma non volendo rovinare la festa alla bambina, cercherà più volte di nascondere il cadavere, ma venendo sempre disturbata da qualche imprevisto.
Immagino che qui la fonte di ispirazione sia Hitchcock e in particolare "La congiura degli innocenti", tanto che un'inquadratura in particolare, sembra presa quasi identica (forse come omaggio) all'opera del regista inglese


DON'T FALL


A differenza delle altre storie, in questa non si racconta di madri sbarellate, ma di un gruppo di amici, che in escursione tra le alture desertiche, disturba il sonno di un qualche antica entità che prenderà il possesso di una dei ragazzi, che poi si trasformerà in un orribile mostro assetato di sangue.
Come dicevo questo segmento si differenzia dagli altri, sia per la tematica, sia perché si rivela essere quello più "propriamente" horror, mettendo in scena un'orrenda creatura e una buona dose di emoglobina, anche se a livello narrativo la storia è la più debole del quartetto.


HER ONLY LIVING SON



In quest'ultimo episodio, troviamo ancora una madre che nasconde un segreto, assieme al figlio che sta per compiere diciotto anni. Il ragazzo si comporta in maniera sempre più strana, così come molti degli abitanti della cittadina dove i due sono andati a vivere, per fuggire al padre dell'adolescente, tanto da perdonargli anche i suoi atteggiamenti più violenti. Evidente è dove la regista è andata ad attingere per scrivere e dirigere questo episodio, forse solo come ispirazione, forse come ideale seguito. Peccato per il finale, che risulta non del tutto riuscito


Concludendo si può affermare che "XX" è un'opera senza infamia e senza lode, che permette di passare poco meno di ottanta minuti divertendosi e con qualche piccolo brivido, ma sapendo che si sta vedendo un film facilmente dimenticabile.