mercoledì 26 settembre 2018

La creatura nel buio - Quinta parte

L'ultima volta che ho pubblicato parte del racconto a puntate che sto riproponendo, riveduto e corretto, qui sul blog era aprile, perciò direi che è venuto il momento di proseguire.
Qui di seguito i link ai capitoli precedenti:


PRIMA PARTE
SECONDA PARTE
TERZA PARTE
QUARTA PARTE




Si precipitarono entrambi in camera di Rupert e quello che videro fece gelare loro il sangue.
Rupert si dibatteva nel suo letto, come se colta da un attacco epilettico e urlava in preda al panico e al dolore. Il pigiama del bambino era lacerato in più punti e la sua pelle mostrava lunghi graffi.
"Che cos'ha?" chiese Shirley con voce tremante
"Non ne ho idea" mentì Edwin
All'improvviso il corpo di Rupert fu sollevato a mezz'aria da una forza invisibile dove continuò ad agitarsi e dimenarsi.
"Aiuto mamma, aiuto!"
Shirley si gettò incontro al figlio prima che Ed riuscisse a bloccarla.
"No!" gridò lui
Fu tutto inutile, lei nemmeno lo sentì. Tentò di afferrare Rupert per un braccio, ma la stessa forza invisibile che teneva prigioniero il bambino, la scaraventò a terra con forza.
Shirley si guardò attorno più stupita che spaventata, non capendo cosa fosse accaduto.
Fu allora che la creatura emerse dall'oscurità, mostrandosi in tutto il suo orrore, mentre con un artiglio teneva sollevato il piccolo Rupert pericolosamente vicino alle sue fauci.
L'apparizione di quel mostro sbloccò Edwin che fino a quel momento, in realtà non più di qualche secondo, era rimasto paralizzato dalla paura.
Non aveva mai visto niente di così orribile: la creatura era piuttosto alta con la testa grossa e allungata da cui spuntavano due piccole corna; gli occhi gelatinosi erano di un giallo spento, mentre la bocca rugosa era spalancata mostrando una lunga fila di denti affilati come rasoi e una grossa lingua squamosa che pendeva da un lato della bocca.
Mentre l'essere era distratto dall'attacco di Shirley. lui tentò di sorprenderlo afferrandolo per il collo da dietro. Inizialmente sorpresa, la creatura cominciò dibattersi, sibilando per la rabbia.
Con l'artiglio libero riuscì ad acciuffare Edwin per i capelli e a scagliarlo contro la porta socchiusa della camera.
Ed trattenne un mugugno di dolore, ma per lo meno, il suo tentativo di liberare il figlio, non rimase privo di frutti. Infatti, cercando di liberarsi del suo avversario, la creatura aveva perso la presa sul bambino che cadde svenuto sul suo lettino.
Il mostro si girò verso Edwin guardandolo con rabbia o almeno è quello che lui pensò di leggere in quegli occhi vacui.
"Vieni qua bastardo!" urlò Edwin scagliandogli addosso una sedia "E' me che vuoi...io ho un conto in sospeso con te, lascia stare mio figlio."
La creatura grugnò e nonostante la sua mole, si mosse con sorprendente rapidità verso l'uomo che lo aveva sfidato.
Shirley approfittò di quel momento per soccorre suo figlio; lo prese in braccio e se lo portò al petto, rannicchiandosi in un angolo del letto.
Vedendo il mostro avvicinarsi, Ed si tuffò dietro alla scrivania dove Rupert si sedeva qualche volta a disegnare, ma i suoi movimenti furono troppo lenti, infatti la creatura riuscì ad afferrarlo per un braccio affondandogli le unghie nella spalla.
Ed urlò di dolore e il mondo attorno a lui cominciò a farsi torbido fino a quando divenne tutto buio.

venerdì 21 settembre 2018

Stephen King's Day - Cujo (1983)



Nel giorno del settantunesimo compleanno del Re del brivido, alcuni amici blogger hanno deciso di riunirsi per omaggiare il prolifico scrittore, recensendo film tratti da alcune delle sue opere.
Per quanto mi riguarda ho deciso di rispolverare un vecchio film, forse non tra i più riusciti, come possono essere Shining, Misery o Stand by me (di cui però ho già abbondantemente parlato in occasione del trentennale del film), ma che tutto sommato risulta essere discretamente realizzato, con una buona regia e una buona prova dei protagonisti; sto parlando di Cujo del 1983 per la regia di Lewis Teague.



Cujo è un pacifico San Bernardo di proprietà di Brett Camber, figlio di Joe Camber. meccanico di Castle Rock. Un giorno, mentre sta inseguendo un coniglio selvatico, il cane infila la testa in buco nel terreno infestato da centinaia di pipistrelli e venendo morso da uno di questi. Lentamente il cane comincia a mostrare tutti i sintomi della rabbia, fino a diventare un feroce e aggressivo mostro.
Ormai fuori di sé, Cujo prima attacca e uccide Joe e il suo vicino, poi quando Donna Trenton e il suo figlioletto Tad, portano l'auto all'officina e questa rimane in panne, tiene in ostaggio la donna e il bambino impedendo loro di fuggire e tentanto ripetuti attacchi ai finestrini, tentando di entrare nell'automobile.



Lewis Teague (Alligator, L'occhio del gatto) dirige con mano ferma, un buon thriller/horror, che seppure si distacchi non poco dal romanzo originale, in particolare per il finale (qui si è optato per un classico happy end, a differenza del romanzo che termina in maniera decisamente cattiva), funziona molto bene, riuscendo a creare una buona tensione, considerando anche il non facile soggetto.
Dirigere un horror, con un ambientazione limitata, come quella che vivono Donna e suo figlio e tutto alla luce del sole non è cosa facile, ma Teague ci riesce bene e anzi, è proprio questa la parte migliore del film, in cui è invece un po' sacrificata la parte drammatica del contesto famigliare.



Infatti nel film non ci vengono spiegati i motivi per cui Donna decida di tradire il marito ed è poco chiaro il fatto che gli incubi di Tad, siano dovuti, appunto, alla difficile condizione famigliare. Così come viene fatto solo intuire che anche la situazione dei Camber sia complicata, con un padre-padrone, ubriacone e violento e una moglie e un figlio da una parte succubi, dall'altra ammiratori dell'uomo (in particolare Brett prova una serie di sentimenti contrastanti nei confronti del padre).
Al regista interessavano poco questi aspetti e ha preferito concentrarsi su Cujo, sulla sua lenta trasformazione e sulla sua ferocia che esplode incontrollata nella seconda parte della pellicola.
Ottimo il lavoro degli addestratori, che oltre ad alcuni San Bernardo, hanno usato un Rotwailler, appositamente truccato, per le scene più sanguinose, mentre per le scene di lotta hanno mascherato un ragazzino e poi ripreso da dietro.



Molto buone le prove attoriali, in particolare quella di Dee Wallace (E.T. L'extraterrestre, L'ululato, Critters...), nel ruolo di Donna, che ha messo in risalto sia le sue doti drammatiche, che quelle più propriamente fisiche. Bene anche il piccolo Danny Pintauro (forse i meno giovani lo ricordano nel telefilm Casalingo superpiù), credibile anche nelle scene più intense, tanto che pare che nella sequenza in cui sta per soffocare nell'auto abbia realmente morso Dee Wallace, le cui urla di dolore sarebbero dunque ancora più sincere.
Non lascia invece il segno Daniel Hugh Kelly, che interpreta Vic Trenton, noto soprattutto per il suo ruolo di McCormick nella serie tv Hardcastle e McCormick.



Un film, dunque, imperfetto, soprattutto se confrontato con il romanzo (uno dei più sottovalutati di King), ma che sa intrattenere e trasmettere inquietudine e che merita la sufficienza piena e se avesse avuto il coraggio di mantenere il finale originale, avrebbe guadagnato anche qualcosa di più.

Non dimenticate di seguire anche le altre recensioni:

Brivido su Bollalmanacco di cinema
The Mist su White Russian
Cimitero vivente su Non c'è paragone
1922 su La collezionista di biglietti
Il miglio verde su Stories


giovedì 20 settembre 2018

Te lo dico io dov'è Springfield



Alcuni anni fa, in un newsgroup dedicato ai Simpson, avevo provato per scherzo a individuare a dove potesse trovarsi realmente la città di Springfield, ricevendo sonore pernacchie e qualche offesa gratuita; ora vorrei riprovare a ripercorrere i miei passi e rifare lo stesso gioco qui, magari senza insulti questa volta.




Negli Stati Uniti esistono ben 71 Springfield, distribuite in 36 stati diversi, ciò, insieme al fatto che nella serie sono inserite informazioni spesso contraddittorie, rende praticamente impossibile stabilire dove si possa trovare realmente la città di Homer e Bart. Inoltre, proprio per il fatto che esistano così tante cittadine con questo nome, contribuisce alla volontà degli autori di rappresentare l'intera società statunitense, naturalmente in maniera caricaturale.
Tuttavia, basandoci sugli ambienti più ricorrenti, quelli che cioè tornano in più episodi, potrebbe essere possibile individuare in quale stato si trova Springfield.
Dunque, se siete pronti, si può partire per questo viaggio attraverso gli Stati Uniti:




Sappiamo che Springfield si trova negli Stati Uniti continentali, dunque, anche in basse al clima, alla geografia fisica e ai viaggi che i Simpson spesso compiono, possiamo escludere sicuramente le Hawaii.
Sempre in base alle caratteristiche fisiche del territorio e del clima e grazie al film uscito nelle sale (dato che la famiglia si trasferisce qui per sfuggire alla rabbia dei propri concittadini dopo che Homer ha costretto la città a finire sotto  un'enorme cupola di vetro) possiamo escludere anche l'Alaska.



Abbiamo visto in più episodi che nei pressi della cittadina ci sono un molo e una spiaggia, sappiamo così che è una cittadina di mare (o di oceano), possiamo perciò scartare tutti quegli stati che non hanno uno sbocco sul mare:

Idaho
Nevada
Arizona
Utah
Montana
Wyoming
Colorado
Nuovo Messico
Nord Dakota
Sud Dakota
Nebraska
Kansas
Oklahoma
Minnesota
Iowa
Missouri
Arkansas
Wisconsin
Illinois
Indiana
Kentucky
Ohio
Tennessee
Virginia Occidentale
Pennsylvania
Vermont
Michigan



Sappiamo inoltre che gli inverni a Springfield sono molto freddi e spesso caratterizzati da abbondanti nevicate, per cui tenderei ad escludere gli stati del sud, considerando che in questi mancano le alture che si vedono in diversi episodi dei gialli,
Depenniamo dunque:

Georgia
Alabama
Florda
Mississippi
Louisiana
Texas



Altra ambientazione che spesso ritorna nei vari episodi è quella del deserto, praticamente (o quasi) nell'est degli Stati Uniti, per cui possiamo togliere tutto il New England e vari stati che si affacciano sull'oceano Atlantico:

Maine
Connecticut
Delaware
District of Columbia
Massachusetts
Maryland
Carolina del nord
Carolina del sud
New Hampshire
New Jersey
New York
Rhode Island
Virginia



Rimangono Washington, Oregon e California, tuttavia, essendo il primo ricco di numerosi vulcani (ricordo solo una puntata dei Simpson con un vulcano nei pressi della città) e con temperature in genere abbastanza miti, tenderei ad escluderlo.



La scelta ricade ora o sulla California o sull'Oregon, ma dato che i due stati sono confinanti, con caratteristiche fisiche piuttosto simili, non è semplice in quale di questi si trova la più famosa Springfield del mondo.
Nonostante la scritta SPRINGFIELD in stile HOLLYWOOD potrebbe far propendere per la California, io invece opterei per l'Oregon, cosa che troverebbe conferma dal fatto che Matt Groening ha detto che per il nome della sua città, si è ispirato alla Springfield in cui è ambientata la sit-com Papà ha ragione, che lui guardava da bambino e che si trova proprio nello stato dell'Oregon.



E voi cosa ne pensate?

venerdì 14 settembre 2018

Molto forte, incredibilmente vicino (2011)

Come sempre, quando ho poco tempo per aggiornare il blog con qualcosa di nuovo, vi propongo una vecchia recensione. Questa volta si tratta del film "Molto forte, incredibilmente vicino". Buona lettura.

Oskar è un ragazzino di nove anni, intelligente, ma timido e insicuro, che ha perso il padre, interpretato da Tom Hanks, durante gli attacchi alle Twin Towers dell’11 settembre. Da quel giorno, il bambino si chiude ancora più in se stesso diventando ancora più diffidente e spaventato. Un giorno, mentre curiosa tra gli oggetti del padre, trova una misteriosa chiave, e convinto che sia stata lasciata li apposta per lui, inizia una lunga ricerca per tutta New York, per trovare la serratura che quella chiave apre.
 


L’attentato dell’11 settembre è una ferita ancora che ancora brucia e in questa pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer, già autore di Ogni cosa è illuminata, Stephed Daldry ci mostra gli effetti di quella cicatrice, attraverso gli occhi di un bambino.
Oskar è ancora piccolo, e vorrebbe capire perché ha dovuto perdere il padre, in maniera così tragica, non gli è sufficiente sapere che certe cose accadono e basta, ha bisogno di una risposta. Così quando, tra le cose del padre, trova una misteriosa chiave e un misterioso nome, “Black”, inizia un’affannosa ricerca per trovare cosa quella chiave apre, e chi è quel fantomatico “Black”.



L’impresa si rivela subito proibitiva, troppe le persone con quel cognome, e ancora di più le serrature che quella chiave potrebbe aprire; inoltre il bambino, per riuscire nella sua ricerca, deve vincere tutte le sue fobie, la paura dei luoghi chiusi, la paura degli sconosciuti, la paura del contatto fisico e così via. Alle immagini di Oskar che si aggira per le brulicanti strade newyorkesi, Daldry alterna flashbacks del bambino che gioca con il padre e altri “del giorno più brutto”, aggiungendo ogni volta un pezzo del puzzle che solo alla fine, si vedrà nella sua interezza.



Fin dall’inizio si vede che Oskar è particolarmente legato al padre, mentre la madre, una brava Sandra Bullock, è sempre in secondo piano; così il bambino decide di tenerle nascosto il suo progetto, perché crede che lei non possa capire il motivo di tutto ciò e non capendo il dolore della donna, che ancora soffre per la perdita del marito e che vede il figlio allontanarsi sempre di più. Tuttavia Oskar continua ostinato la sua ricerca, in cui per un po’ verrà aiutato dal misterioso coinquilino di sua nonna; un uomo anziano, che da diversi anni non dice più una parola e si esprime scrivendo su un notes.



L’uomo, interpretato da un bravissimo Max Von Sydow, lo aiuta non solo nella ricerca, ma anche a vincere molte delle sue paure, così il bambino senza quasi accorgersene inizia  a prendere la metropolitana, ad attraversare pontili traballanti e così via. Verso la fine, il film si fa più intenso, vengono svelati dolorosi segreti, di voci registrate in una segreteria e di bare vuote, e quando finalmente Oskar trova la soluzione ai suoi quesiti, scopre che non è quello che cercava, ma alla delusione iniziale farà spazio la consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante, di essere cresciuto vincendo le sue paure e di essersi riavvicinato alla madre, che in questo percorso non lo ha mai abbandonato.



Daldry usa il mistero della chiave come una sorta di MacGuffin hitchcockiano, poiché alla fine non ha importanza cosa apre quella chiave, ma ciò che importa realmente è il cammino di Oskar e la sua crescita. Inoltre il regista britannico riesce a conferire al film la giusta drammaticità, senza essere troppo melenso, ma piuttosto conquistando lo spettatore al cuore, legandolo ad una vicenda intensa ed emozionante. Come già detto gli attori sono tutti bravi, ma a spiccare è la prova del giovane Thomas Horn (Oskar), che sfodera un’interpretazione  non solo convincente, ma anche profondamente emotiva.

venerdì 7 settembre 2018

Un film per ogni stagione

L'estate sta finendo e un anno se ne va...Okay, incipit stra abusato in questo periodo, ma dato il tema di questo post direi che ci può anche stare.
Ormai mancano poche settimane all'inizio dell'autunno, ma io ho deciso di portarmi un po' avanti scegliendo un film per ogni stagione dell'anno, partendo proprio dall'autunno.
Per la scelta di ogni film, non mi sono basato sui titoli (dunque niente "Autumn in New York", "Racconto d'inverno" o "C'era una volta un estate"...) e nemmeno su trame che raccontassero propriamente una determinata stagione, perciò niente film che raccontano le vacanze estive, il Natale o la vendemmia. Ho scelto invece di basarmi sulle sensazioni che il film in se mi trasmette, sui colori e la fotografia; insomma la descrizione della stagione deve dare le emozioni della stessa, senza però esserne uno stereotipo, in cui cioè, il racconto potrebbe essere ambientato anche in qualsiasi altro periodo senza che la storia principale ne risenta.
Spero di essere stato chiaro, ma ora cominciamo...Ah naturalmente i titoli saranno solo quattro, uno per ogni stagione, ma se voleste suggerirmi degli altri titoli, ogni consiglio, come sempre, è ben accetto:


AUTUNNO: L'attimo fuggente



La storia è nota: un professore dai metodi anticonvenzionali, arriva in un prestigioso e severo college del New England riuscendo a conquistare i suoi studenti, insegnando loro, soprattutto a pensare con la propria testa. Tuttavia gli altri insegnanti e i genitori dei ragazzi non condividono questi nuovi metodi, ritenuti fuorvianti.
Il film è ambientato all'inizio del nuova anno scolastico, che quasi ovunque corrisponde con l'inizio dell'autunno. La splendida fotografia di John Seale coglie perfettamente i colori caldi degli alberi che mutano le foglie, che rendono così spettacolare il New England in questa stagione.
Ho dunque pensato che questo fosse un film perfetto per rappresentare l'autunno. Voi che ne dite?




INVERNO:  Lasciami entrare



Oskar è un bambino di dodici anni vittima di bullismo che un giorno fa la conoscenza con una strana ragazzina di nome Eli. In  realtà lei è un vampiro, costretta a uccidere per  potersi nutrire.
Il film avrebbe potuto essere ambientato in qualsiasi posto o stagione, ma l'autore ha voluto collocarlo nel bel mezzo dell'inverno, quando la natura si colora di bianco (anche se qui da noi succede sempre meno), quando il buio arriva presto e la casa si impregna di quel torpore che caratterizza le serate invernali.






PRIMAVERA: Il mio vicino Totoro



La piccola Satsuke, insieme alla sorellina e al padre, si trasferisce in un paese di campagna per stare vicino alla madre, ricoverata in un ospedale nelle vicinanze. Qui le due bambine avranno modo di conoscere varie creature tra cui il paffuto Totoro.
Per questa stagione avrei potuto scegliere un qualsiasi film di Miyazaki, dato che il regista giapponese, ha tra le sue tematiche preferite quelle della natura e dell'ambiente e come in molti suoi film, anche in questo ci sono i colori  e immagini tipici della primavera, con campi fioriti e una natura rigogliosa.
Per voi puoi andare?






ESTATE: Io non ho paura



In un paese del sud Italia, Michele, un ragazzino di dieci anni, trascorre l'estate giocando con gli amici, fino a quando per caso, scopre che vicino ad un casolare, nascosto in pozzo nel terreno, qualcuno tiene prigioniero un bambino.
I giochi per strada, il sole caliente, il giallo dei campi, il frinire dei grilli e delle cicale, il sudore sui corpi seminudi: tutto in questo film grida estate e in parte mi ricorda le estati della mia infanzia, molto simili a quelle passate da Michele e i suoi amici.
Più estate di così...