martedì 31 agosto 2021

Compleanno di sangue (1981) - Notte horror 2021

Anche quest'estate ci ritroviamo qui puntuali, come il Festivalbar e il Mundialito (a chi coglie questa citazione in omaggio un "Cuore di panna" e una "One-o One") per ricordare quel fantastico programma che era "Notte Horror". A farlo la solita cricca di blogger, appassionati di cinema di paura, che pescando per le varie epoche, hanno recensito film spaventosi che hanno fatto la fortuna del genere.
In questa notte di fine agosto il mio articolo segue quello di "In the mood for cinema" che ha parlato di quel gioiello fulciano che è "...e tu vivrai nel terrore - L'aldilà", per cui se non siete ancora passati a leggerlo, correte subito a farlo (oltre a recuperare quelli delle settimane passate se ancora vi mancano).


Per questa edizione ci ho pensato un po' di quale film parlarvi; cercavo un film del periodo '70-'80, che fosse truculento a sufficienza e che non fosse stato ancora recensito nelle edizioni precedenti, per cui, sperando di non essermi sbagliato, la mia scelta è caduta su "Compleanno di sangue".


Per prima cosa però, la trama:
Virginia frequenta un prestigioso college canadese ed è riuscita a entrare nel club dei "Top Ten", di cui fanno parte alcuni dei ragazzi più facoltosi e snob della scuola. La ragazza ha però un passato tormentato, infatti ha perso la madre in un incidente stradale e lei stessa è rimasta gravemente ferita, subendo danni cerebrali per i quali è in cura con tecniche sperimentali. Mentre si avvicina il giorno del diciottesimo compleanno di Virginia, un misterioso assassino comincia a mietere vittime tra i membri dei "Top Ten" e la prima sospettata è la stessa Virginia, ma sarà veramente così?


"Compleanno di sangue" è un film del 1981 che fa parte di quelli slasher-horror, nati in seguito a pellicole di successo come "Black Christmas - Un Natale rosso sangue" (guarda caso un altro horror canadese), ma ancor di più "Halloween" di John Carpenter e "Venerdì 13" uscito solo pochi mesi prima della fine delle riprese di questo.
Il film pur non essendo un capolavoro del genere, si eleva sicuramente sopra la media dei tanti film simili, sia grazie ad una sceneggiatura non banale e con un'interessante tematica di fondo, sia per la buona mano di J. Lee Thompson, regista forse non memorabile, ma che ha diretto quel capolavoro che è "Il promontorio della paura".

Quello che è uno dei punti forti del film, ne è anche uno di quelli deboli, infatti la sceneggiatura, pur essendo di un buon spessore psicologico, è anche un po' troppo confusa, forse a causa di quei continui flashback e a tutti quegli spiegoni che ne inficiano la semplicità. In realtà la sceneggiatura è stata più volte presa in mano, anche poco prima delle riprese, cosa che si nota soprattutto sul finale che avrebbe dovuto essere diverso da quello poi filmato. Una soluzione sarebbe stata accorciare la pellicola di qualche decina di minuti, infatti quelle quasi due ore sono un po' troppe e certamente togliendo qualche minuto il film ne avrebbe giovato.


La pellicola è comunque un prodotto di tutto rispetto, con una tensione palpabile e con buoni effetti truculenti (si dice che Thompson abbia gettato diversi secchi di sangue sul set, per rendere più gore l'effetto sullo schermo),
Non male anche il cast che conta tra gli altri Glenn Ford, vecchia gloria di Hollywood e ormai relegato a ruoli di secondo piano come quello di Jonathan Kent nel "Superman" del compianto Richard Donner, nel ruolo del dottor Faraday, che però pare non fosse molto entusiasta del ruolo e che sia stato indisponente per tutta la durata delle riprese. 
Virginia è invece interpretata da quella Melissa Sue Anderson divenuta celebre nei panni di Mary Ingalls nel telefilm "La casa nella prateria".


Dunque, se vi piacciono gli horror slasher, le trame non banali con diversi colpi di scena, questo è un film che no dovete farvi scappare e che potrebbe piacevolmente sorprendervi, magari da vedere in occasione del vostro compleanno, davanti ad una buona fetta di torta.





mercoledì 4 agosto 2021

Geekoni Film Festival 2021: La mia vita da zucchina (2016)

Torna, dopo un anno di pausa, il Geekoni film festival; la versione blog del Festival di  Giffoni, dedicato al cinema per ragazzi.
Purtroppo non ho trovato il film che cercavo, che avevo visto un paio di volte diversi anni fa (direi almeno una trentina), in passaggi televisivi proprio in occasione di tale festival. A quanto pare riscire a recuperare un film danese per ragazzi del 1992 è quanto meno proibitivo. 
Ho dunque deciso di virare su un recente film d'animazione, un piccola perla che spicca tra i molti Disney e Dreamworks.


Icare è un bambino di nove anni, soprannominato Zucchina da sua madre, che passa le sue giornate chiuso in soffitta a disegnare, per lo più il padre scomparso e a fare piramidi con le lattine di birra vuote, lasciate in giro per casa proprio dalla genitrice, che altro non fa che ubriacarsi e guardare la tv.
Quando anche la madre muore, in seguito ad una caduta dalle scale, Zucchina viene accompagnato in una casa famiglia, dove farà la conoscenza di altri bambini con problemi famigliari alle spalle.
Dopo un inizio difficile, Icare riuscirà a inserirsi nel gruppo, superando la spavalderia dietro la quale si nasconde il piccolo Simon.
Quando poi arriverà Camille, bambina con la quale stringerà una forte amicizia, Zucchina riuscirà a maturare maggiormente, riuscendo ad affrontare e a superare il suo dolore.


"La mia vita da zucchina" è un film d'animazione, presentato al Festival di Cannes nel 2016 e poi proiettato in vari festival in tutto il mondo ed è stato candidato all'Oscar come miglior film d'animazione nel 2017.
Lungo appena 66 minuti e realizzato in stop motion, il film è una delicata favola sull'infanzia violata, sulla solitudine, sulla crescita personale e sull'amicizia. Tratto dal romanzo "Autobiographie d'une courgette", il regista, Claude Barras, ci mostra il mondo con lo sguardo dei bambini protagonisti, a volte tristi e spaventati, altre volte buffi e divertenti senza mai eccedere da una parte o dall'altra, grazie anche alla sapiente sceneggiatura di Céline Sciamma, che ha più volte raccontato con delicatezza l'infanzia e l'adolescenza ("Tomboy", "Diamante nero"...).


Nel film vengono raccontate storie drammatiche, eppure grazie anche alla scelta di usare personaggi di plastilina, il tutto ha un tocco leggero, ma non grossolano così le vicende dei piccoli protagonisti riescono ad arrivarci al cuore e a farci versare qualche lacrima, anche per un finale dolce-amaro, che però ci ridà fiducia verso quel mondo adulto che spesso è causa dei mali dei più piccoli.

Belle le musiche di Sophie Hunger, tra le quali spicca la cover de "Le vent nous portera".