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venerdì 20 luglio 2018

5 luoghi per una vacanza tranquilla e rilassante

Ormai l'estate è iniziata da quasi un mese (se parliamo di quella astronomica) e molti di noi stanno bramando le tanto agognate ferie.
A parte i pochi fortunati che già si stanno rilassando, dimenticando per qualche giorno, i problemi del lavoro o le intense sezioni di studio, tutti gli altri dovranno aspettare il mese di agosto.
Allora, per chi ancora dovesse scegliere la meta delle vacanze 2018, lascio alcuni consigli o suggerimenti per un'estate di relax e divertimento...In ogni caso declino ogni responsabilità per cambiamenti nelle strutture e nelle attività qui suggerite. Qualsiasi problema o reclamo va quindi esposto direttamente alla direzione competente.

OVERLOOK HOTEL: Bellissimo albergo costruito tra le montagne rocciose adatto a tutta la famiglia. Le stanze sono ben arredate e confortevoli, in particolare, vi consiglio la numero 237, sicuramente la più affascinante dell'intera struttura. Ogni sera, vengono organizzate feste e attività in uno dei vari saloni. Il ristorante, che vanta una cucina varia e internazionale, è tra le più rinomate di tutta la regione ed è gestita da un cuoco davvero illuminato. Il bar è aperto tutta la notte e i barman sapranno sempre accogliere le vostre richieste.
Nel giardino esterno troverete un piccolo labirinto per passare qualche momento di allegria con i vostri figli.
Una particolare menzione va fatta al custode, sempre allegro e di buon umore e che vi allieterà leggendovi qualche storia da lui stesso scritta.




AMITY ISLAND: Isola situata non lontano dalla costa su cui sorge una graziosa cittadina e celebre per le sue spiagge tranquille. Ogni anno, in concomitanza con la stagione turistica vengono organizzate numerose attività ludiche, tra cui visita al locale acquario, dove potrete vedere un placido squalo, catturato senza troppe difficoltà dallo sceriffo e dal suo staff.



CAMP CRISTAL LAKE: In una location da sogno sorge questo splendido camping, che offre numerose attività ricreative e assicura una sana e rigenerante vita all'aria aperta. Adatta soprattutto ai più giovani, potete contare su varie attività sportive, come il canottaggio e il tiro con l'arco.
Il centro è gestito da giovani volenterosi, sempre attenti e che sapranno far divertire anche i più piccoli con un bel bagno di mezzanotte, proprio al centro del lago.
Gli abitanti della vicina cittadina non mancheranno di farvi visita, prodigandosi in utili consigli su come sopravvivere tra i boschi.
Tra le più "anziane" collaboratrici c'è la simpatica Pamela che assieme al figlio, da molti anni si occupa dell'accoglienza del personale e degli ospiti.



BATES MOTEL:  Questa graziosa struttura si trova poco fuori dall'autostrada, in una strada ormai poco frequentata, ma che anticamente era la principale via per attraversare lo stato. Il motel, pur conservando la sua struttura originaria è stato recentemente ristrutturato.
Il proprietario, un giovane con la testa sulle spalle, sarà felice di aiutarvi nelle vostre esigenze ( a noi è venuto a sistemare la doccia che ci dava qualche problema) e di farvi da accompagnatore nell'antica casa coloniale, alle spalle del motel, di proprietà della sua famiglia da molte generazioni.



CHALET: Se volete passare una tranquilla vacanza tra i boschi, in totale relax e senza pericoli, questo è il luogo che fa per voi. Immerso tra lussureggianti boschi, questo piccolo chalet, vi darà la possibilità di trascorrere qualche giorno lontano dal caos cittadino e dai pericoli della vita moderna. Qui nulla e nessuno potrà disturbarvi o farvi del male. Anche se non molto grande, la struttura può ospitare piccoli gruppi di amici che potranno divertirsi nella taverna, adibita a sala giochi, dove potrete trovare anche libri antichi e nastri di musica di ogni tipo.



Sperando di avervi ben consigliato vi auguro buone vacanze e vi consiglio di non perdere il prossimo post di consigli dedicato più specificatamente alle attività a cui dedicarsi per vacanze avventurose.
A presto!






sabato 9 giugno 2018

[TAG] Very Pop Blog - Le mie estati del passato




Ah, che belle le estati di quando eravamo bambini e ragazzini, lunghe giornate all'aperto, niente obbligo di andare a letto presto, le vacanze, pochi compiti...Insomma l'estate sembrava fatta a posta per noi giovanissimi, per divertirci e rilassarci, per darci all'avventura e a tutti quegli hobbies che durante l'anno seguivamo meno...Ecco dunque un nuovo tag, ideato da MikiMoz e per cui sono stato chiamato a partecipare dal buon Riccardo Giannini de Il Bazar di Ricky.
Questo il regolamento:

1- Elencare tutto ciò che è stato un simbolo delle nostre estati da bambini, in base ai vari macroargomenti forniti;
2- Avvisare chi vi ha nominato dell'eventuale post realizzato, contattandolo in privato o lasciando un commento sul suo blog.
3- taggare altri cinque bloggers, avvisandoli.


LE MIE ESTATI DEL PASSATO

GIOCO IN CORTILE


In realtà, nei meravigliosi anni 80, il cortile era tutto il paese. Si poteva girare tranquillamente da una parte all'altra, andare a trovare gli amici in bicicletta, o andare a comprare il gelato al bar senza paura di incontrare brutta gente, e anche se per strada bisognava comunque fare attenzione, non c'erano i pazzi patentati che ci sono oggi...In ogni caso, quando ci fermavamo a giocare sotto casa i giochi erano più o meno sempre gli stessi: calcio, nascondino, sardina, guerra...


GIOCO IN SPIAGGIA

Da piccolo non sono stato molto al mare, la mia famiglia era più da montagna, dunque a parte un paio d'anni, in cui siamo stati a Sottomarina, per far respirare aria salmastra a mio fratello, noi preferivamo le lunghe camminate tra boschi e sentieri alpini, ai bagni e alle noiose giornate sabbiose (ora la vedo diversamente, ma si sa, col tempo si cambia). Di quelle poche volte ricordo i castelli di sabbia, le piste con le bilie di plastica, con le foto dei ciclisti e le partite a bocce (che poi ci giocavamo anche in montagna).


FUMETTO

Inizialmente era solo Topolino, nella versione dell'albo settimanale o una delle tante raccolte. Poi ci sono stati i vari Lanciostory e Scorpio...e solo nell'adolescenza è arrivato Dylan Dog.



CIBO

Non c'è estate se non c'è l'insalata di riso...Oppure l'insalata di pollo...Naturalmente tanta frutta; al tempo ne mangiavo molta più di ora e poi il gelato, industriale o artigianale...l'importante era concludere la cena in dolcezza...



CANZONE

Anche qui ci sarebbe l'imbarazzo della scelta...del resto in estate c'era il Festivalbar e i tormentoni, si sprecavano. Potrei dunque citare i Righerira, Spagna, gli Europe o i Pet Shop Boys, ma in questo caso voglio ricordare una canzone che per un paio di settimane ha emozionato tutti noi italiani, nell'estate del 1990. Avevo quattordici anni, quasi quindici e Gianna Nannini con Edoardo Bennato, ci hanno accompagnato fino a quella maledetta semifinale con l'Argentina, con questa canzone che tutti ancora ricordiamo:






LIBRO

Leggevo molto anche durante l'anno, ma d'estate, avendo più tempo disponibile, leggevo ancora di più, avventure, classici per ragazzi, gialli, ma il libro che ricorderò di più è "IT" di Stephen King, letto mentre ripassavo matematica per gli esami di riparazione a settembre. Ci ho messo appena dieci giorni a finire quel tomo...e avrei avuto voglio di ricominciare subito...



FILM

Estate voleva dire "Notte Horror" (o inizialmente Notte con Zio Tibia), ma c'erano anche tanti film per ragazzi, dai classici "Explorers" e "Navigator" a quelli usciti dal circuito del Giffoni Film Festival.



LUOGO

Dovendo scegliere per forza un luogo, probabilmente sceglierei la casa dove abito ora, ma che al tempo era la casa dei miei nonni. Nelle estati dei dodici e i tredici anni, ma forse anche qualche anno dopo, mi prendevo una "vacanza" da casa mia e andavo a passarla dai nonni, dove ero libero e viziato e quando veniva mio cugino facevamo mille giochi di fantasia.



VIDEOGAME 

Prima ci sono stati i vari giochi da edicola per il Commodore 64, poi quando è arrivato il pc, ed ero già adolescente c'è stato un gioco che mi ha intrattenuto, che nelle ore del primo pomeriggio, quando il sole picchiava troppo per poter uscire a giocare e questo gioco era Football Menager.



GIOCO DA TAVOLO

Anche qui ce ne sono molti...Monopoli, Cluedo, HeroQuest...Però tra i tanti sceglierei un gioco che aveva un mio amico, che mi piaceva molto, anche se ora non ricordo bene le regole: Marco Polo



GIOCATTOLO

Boh...non ho un ricordo legato ad un giocattolo in particolare...si giocava con un po' di tutto, dalle macchinine, con le pistole, con i lego...Insomma l'importante era divertirsi non importa con che gioco...



TELEVISIONE

Come sempre tanti cartoni animati, ma poi come già detto c'era il Festivalbar e Zio Tibia Picture Show, c'era Giochi senza frontiere, c'erano i Mondiali di calcio, le olimpiadi...E poi durante l'adolescenza e la preadolescenza, durante la notte si faceva zapping per trovare i film erotici nelle tv private



LIFE


La prima parte dell'estate di solito la passavo al mio paese, se non ero a casa o in giro con gli amici, andavo al Grest, poi come ho già detto, qualche volta andavo dai nonni, che abitavano a pochi chilometri da casa. Ad agosto invece, iniziava la vacanza vera e propria: come ho già detto, la mia famiglia di solito passava le vacanze in montagna (Sappada, Falcade, Auronzo...), ma ci sono state delle eccezioni al mare, una volta in Sardegna e un'altra in cui non siamo andati in soggiorno in un unico luogo, ma abbiamo girato di qua e di là (ricordo ad esempio l'Italia in miniatura). Da adolescente ricordo, invece, i lunghi pomeriggio a giocare a calcio, anche sotto il sole cocente.


FOTO DI UN ESTATE PASSATA

A passeggio tra i monti delle Dolomiti - Anno 1984



La sorte ha voluto che i nominati per proseguire il tag (se vogliono farlo sono)

Cassidy de La Bara Volante
Pirkaf de Frammenti e tormenti
Claudia de Chi non scrive non muore mai
Mari di Redrumia
Arwen Lynch de La fabbrica dei sogni

E BUONA ESTATE A TUTTI!!!











domenica 18 marzo 2018

My last travels, tra ricordi e speranze

Prendendo ispirazione dal post del mio amico Pietro Saba World, in questo post parlerò di viaggi.
L'idea di partenza è questa: "...avete a disposizione cinque viaggi, solo cinque (più uno). Dopo di che non ci saranno più né trolley da preparare né aerei da prendere, nessuna nuova meta. Insomma, quali mete scegliereste se sapeste che queste cinque destinazioni saranno le ultime che raggiungerete?".
Prima di svelare i miei viaggi da sogno, però voglio raccontare di cinque vacanze che ho amato, per un motivo o per un altro e che mi hanno permesso di vedere città, paesaggi e luoghi meravigliosi.
Premetto che questi viaggi sono praticamente tutti all'estero, non perché non ami la nostra bellissima penisola, ma perché sono posti che non credevo che avrei mai raggiunto, posti che da buon cinefilo, mi affascinavano molto e che sono stato il coronamento di un sogno. 

Bene, se avete le valigie pronte, i biglietti in una mano e il passaporto nell'altra si può dunque partire per questo splendido tour:

OSLO - 2009

Questo è stato la mia priva vacanza all'estero solo con un amico (escludendo dunque i viaggi di istruzione fatti con la scuola). Una sola settimana, ma sufficiente per vedere tanti luoghi interessanti e una cultura molto diversa dalla nostra. Una settimana nella quale ci siamo divertiti e rilassati e che è stata il trampolino di lancio per tutte le successive vacanze che mi hanno portato in giro per l'Europa e il mondo...Non ringrazierò mai abbastanza Nicola per avermi voluto con lui per questo bellissimo viaggio.



NEW YORK, FLORIDA E BAHAMAS - 2011

Primo viaggio negli Stati Uniti...Che altro dire? Finalmente ero nella terra di tanti film e telefilm che avevo visto fin da bambino. Dal punto di vista organizzativo e della compagnia, a causa di un paio di elementi disturbanti, non è stato il migliore dei viaggi d'oltre oceano, ma è stato appunto il primo: giravo ovunque con gli occhi spalancati come un goloso in una pasticceria. New York l'abbiamo vista abbastanza di fretta e forse la parte che ho preferito è stata quella in Florida con il lungo viaggio in auto da Orlando a Key West, con tappa a Miami Beach. Infine, c'è stata la mini crociera alle Bahamas (e quando mi capiterà più di fare una crociera?). 



NEW YORK E WASHINGTON - 2012

Secondo viaggio in terra americana. Questa volta l'organizzazione era perfetta e la compagnia ancora di più, dunque ce la siamo goduta veramente. Inoltre abbiamo passato otto giorni interi a New York, per cui siamo riusciti a visitarla per benino (anche se comunque ci vorrebbero almeno due settimane per non farsi mancare nulla). L'Empire State Building, Chinatown, Brooklyn, Central Park, gli hotdog, le colazioni abbondanti, la metro, le risate...Proprio una vacanza speciale, conclusa a Washington dove abbiamo conosciuto un ragazzo che ci ha portato a visitare il Parlamento attraverso canali preferenziali ed esclusi al turismo di massa.



STATI UNITI COSTA OVEST - 2013

E con questo concludo la trilogia dei viaggi statunitensi. Stessa compagnia dell'anno prima, ma stavolta è stato un vero e proprio "on the road trip". Forse, complessivamente, la vacanza più bella. California, Nevada, Utah e Arizona. Paesaggi mozzafiato e lunghe camminate...difficile scegliere il posto più bello visto durante questo viaggio. Los Angeles, lo Zion Park, l'Arches Park, il Bryce Canyon, la Death Valley, il Grand Canyon, l'Antelope Canyon, San Francisco...Tutto indimenticabile.



MESSICO - 2015

Ci mancava la tappa "esotica". Questo è stato quasi sicuramente il viaggio più avventuroso che abbia fatto, un lungo percorso che ci ha portato da Città del Messico allo Yukatan per strade non sempre sicurissime, ma che ci hanno fatto conoscere un Messico più vero, con realtà scomode, lontano dalle mete turistiche (viste solo alla fine) per il grande turismo di massa. Nonostante il gran caldo, le zanzare e il mal di pancia è un viaggio che rifarei subito.




Passiamo ora a i viaggi dei desideri:

GIAPPONE:

Beh, come potrebbe essere diversamente essendo cresciuto a pane e cartoni animati? Il cibo, la cultura, la natura, le leggende, le tradizioni...tutto mi affascina di questo Paese (ma anche Cina, Corea, Vietnam, Tahilandia...). Poi il cinema ha contribuito ad alimentare la voglia di una vacanza nel Sol Levante. Ora come ora è poco probabile, ma chissà in futuro? Dato le esperienze degli anni passati, mai dire mai...



BELGIO E OLANDA:

Ho sempre voluto visitare Amsterdam e i suoi dintorni, poi qualche anno fa ho visto il film "In Bruges" e mi sono innamorato di quella piccola cittadina, sperando di visitarla prima o poi. Magari si potrebbe organizzare un unica vacanza attraverso i vari paesini tra Olanda e Belgio...Se ne riparlerà tra qualche anno...per lo meno questa vacanza sarebbe più fattibile delle altre in questa lista.



STATI UNITI:

Si, nonostante ci sia stato già diverse volte, ci tornerei di corsa perché sono ancora molti i posti che vorrei vedere, ad esempio il New England e in particolare i luoghi dove vive e dove ha ambientato molti suoi libri, Stephen King. E poi ci starebbe bene un bel coast to coast, fatto però a modo mio, in modo da vedere più posti e paesaggi possibili



AUSTRALIA:

Altra terra dal fascino incredibile, per molti aspetti quasi rurale, antico e selvaggio. E anche stavolta il cinema ha avuto la sua parte per farmi desiderare di visitare la terra dei canguri; da "Mr Crocodile Dundee" a "Walkabout"...E poi sono proprio curioso di sapere se l'acqua dei sanitari gira in maniera contraria rispetto all'emisfero boreale (ah se non fosse chiaro, quest'ultima è una battuta)



MAROCCO:

E in generale tutto il nord Africa...Paesi dalla storia e dalla cultura secolare...Le antiche città, le moschee, i suk con i caratteristici odori di spezie e cibi vari, i tramonti nel deserto...Si decisamente un viaggio che prima o poi vorrei proprio fare, sperando che nel frattempo la situazione politica internazionale si tranquillizzi...



FIJI (BONUS):

Oppure un'altra qualsiasi isola tropicale, dove poter vivere di qualche tipo di rendita, con temperature medie superiori ai venti grandi, sempre in costume da bagno, con acque limpide e calde...Più che una vacanza sarebbe l'ideale per passare il resto della vita...Questo si che è un gran bel sogno...



Ok, ora passo la mano se qualcuno vuole proseguire il gioco, non metto regole perché io sono stato il primo a trasgredirle e buon viaggio a tutti...

martedì 23 febbraio 2016

Il destino dell'albero degli impiccati


Dopo una lunga pausa torno con un mio vecchio racconto...spero vi terrorizzi :)

Questa vicenda è accaduta molti anni fa; anche se sarebbe più corretto dire che ebbe inizio molti anni fa.
All'epoca avevo circa venticinque anni e da allora non ne ho mai scritto, ne parlato con qualcuno. Non so perché, forse per una sorta di pudore, o perché sapevo che nessuno mi avrebbe creduto, o forse perché non ci volevo credere io stesso.
Poi l’altra settimana ho letto quell'articolo sul giornale e ho capito che non erano state solo coincidenze, come mi ero voluto illudere fino a quel momento; era tutto vero e lo era sempre stato.
Ora, ho deciso di scrivere tutta la storia per lasciare una testimonianza di quanto accadde quella notte e sulle conseguenze che ebbe per tutti noi, ma soprattutto con la speranza che portandola alla luce, essa rimanga imprigionata in queste pagine, liberandomi da quel senso di colpa che grava su di me come un grosso macigno, da oltre cinquantanni.

Quell'estate avevamo deciso che avremmo passato le vacanze girando l’Italia in moto, senza tappe precise, ma fermandoci di volta in volta dove il destino ci avrebbe condotto.
Simone, Alessandro, Jonathan con la sua eterna fidanzata Martina, ed io, eravamo in viaggio già da una settima e stavamo per lasciare la Toscana, per addentrarci nella verde Umbria. Avevamo trascorso il pomeriggio in un piccolo paese medioevale passeggiando tra le mura del piccolo borgo e visitando alcuni tipici edifici; dopo aver preso un aperitivo partimmo alla ricerca di un posto dove passare la notte.
Eravamo per strada ormai da due ore, e da più di una non incrociavamo anima viva. Improvvisamente ci trovammo avvolti da un'insolita nebbia estiva, talmente fitta che non riuscivo più a distinguere i miei compagni di viaggio, nonostante mi precedessero solo di qualche metro. Allo stesso tempo i rumori dell’ambiente circostante svanirono rapidamente; niente più cinguettio degli uccelli, ne fruscio del vento tra le fronde degli alberi. L’unico rumore che percepivo era quello dei potenti motori delle nostre moto, ma anche questo mi giungeva molto ovattato, come se la densità della nebbia ne assorbisse una parte. Ricordo che perso in quella coltre bianca, provai una strana sensazione, come se fossi prigioniero di una stanza senza pareti.
Poi, così com'era comparsa, la nebbia svanì, non diradandosi lentamente, ma tutta assieme all'improvviso; tant'è che rischiai di andarmi a schiantare contro la Harley di Alessandro.
I miei amici erano tutti fermi sotto ad un grande cartello stradale e stavano osservando la cittadina che si apriva al di la di esso.

Alzai lo sguardo e lessi sul cartello il nome di quel misterioso paese: ARGO.
Erano appena le otto di sera, eppure solo poche case avevano le luci ancora accese. Pensai che, essendo quello un piccolo borgo isolato, probabilmente la gente andava a letto molto presto.
Nella piazza principale, dominata dalla torre del campanile, un unico locale era ancora aperto. Sulla massiccia porta di legno l’insegna recita così: LA FORCA: ALBERGO-BAR-RISTORANTE.
Entrando mi ritrovai in un ambiente spazioso, ma non molto ampio, alcuni tavoli erano stati disposti nella piccola sala e lungo la parete opposta a quella d’entrata c’era il grande bancone da barista.
Quando la porta si chiuse alle mie spalle, gli unici quattro clienti si voltarono ad osservarmi, distogliendo per un attimo l’attenzione dalla partita a carte nella quale erano impegnati.
“Buonasera!” esordii
“Buonasera” mi rispose l’uomo che stava dietro al bancone “posso esserle utile?”
Spiegai che ero appena arrivato in paese con quattro amici, e che cercavamo dove passare la notte.
Per qualche istante l’uomo non disse nulla limitandosi a fissarmi, come se stesse cercando di studiarmi, poi mi sorrise attraverso la folta barba che gli incorniciava il volto.
“Ma certo” disse “potete scegliere la camera che volete, sono tutte libere, purtroppo non abbiamo molti visitatori.”
Chiamai gli altri e dopo averci registrati, l’uomo ci consegnò le chiavi delle due stanze, una tripla per Simone, Alessandro e me, e una matrimoniale per Jonathan e Martina.
“Sarebbe possibile avere qualcosa da mangiare?” chiesi
“Mi spiace” rispose “purtroppo la cucina è chiusa e la dispensa è vuota, ma se volete poco più a valle c’è un pub aperto fino a tardi.”
“Ah, bene!” lo ringraziai e salii in camera per darmi una rinfrescata.
Ci ritrovammo tutti nel salone mezzora dopo e notai divertito che i quattro clienti che avevo visto entrando, erano ancora seduti allo stesso tavolo a giocare a carte.
Chiesi indicazioni al simpatico proprietario su come raggiungere il pub che ci aveva indicato.
“La strada più semplice è quella che passa attraverso i campi qui dietro, non è molto illuminata, ma arriverete dritti a destinazione.”
Un attimo prima di uscire dal locale sentimmo una voce che diceva:
“Attenti all'albero degli impiccati…”
A parlare era stato uno dei quattro giocatori di carte.
“Cosa?” chiese Jonathan
“Tenetevi alla larga dall'albero degli impiccati” ribadì l’uomo.
“Di cosa sta parlando?” insistette Jonathan “Cos'è questa storia?”
Il proprietario dell’albergo trasse un profondo respiro e poi cominciò a raccontare.
“A metà strada tra qui e il pub c’è una grossa quercia dove, nel medioevo, venivano impiccati i condannati a morte. Per molti anni ladri, truffatori e assassini sono stati appesi per il collo proprio su quell'albero. Poi un giorno, un contadino del paese fu accusato ingiustamente di aver violentato e ucciso sette bambini. Nonostante lui continuò a proclamarsi innocente fino alla fine, nessuno gli credette e così anche lui venne impiccato laggiù, ma prima che il nodo scorsoio gli spezzasse il collo, l’uomo lanciò un anatema, una specie di maledizione.
Pochi giorni dopo la sua morte, sette ragazzini furono trovati impiccati alla stessa quercia. Il paese era in preda al panico, e ricordando le ultime parole del contadino ucciso, fu chiamato un prete esorcista per far benedire l’albero.
Da allora nessuno è stato più impiccato, ne si sono ripetuti casi come quello dei sette bambini, ma chiunque si è avvicinato troppo a quell'albero è stato vittima di strane e inquietanti visioni e molta gente del paese è pronta a giurare di aver visto il fantasma del povero contadino, penzolare dal grande albero che la osservava con gli occhi fuori dalle orbite.”
“Accidenti” commentò Martina “proprio una storia da racconto del terrore.”
“Ma è solo una storia” tentò di tranquillizzarla l’albergatore “una leggenda che ormai si tramanda da generazioni, per spaventare i nostri bambini o incauti visitatori come voi” e poi scoppiò in una grossa risata.
“In ogni caso tenetevi lontano da quella quercia” proseguì l’uomo al tavolo, che non aveva mai staccato gli occhi dalle sue carte.

Nessuno di noi parlò durante il tragitto fino al pub e quando fummo nei pressi dell’albero, tutti e cinque affrettammo il passo.
Tuttavia, una volta arrivati, e dopo aver bevuto un paio di birre a testa, concludemmo che l’albergatore e i quattro clienti si erano solo voluti divertire alle nostre spalle, spaventandoci un po’.
Passammo il resto della serata mangiando, bevendo e scherzando, dimenticandoci presto del lugubre racconto.
Quando uscimmo dal locale eravamo tutti piuttosto brilli, ma anche allegri e sereni, inconsapevoli di quanto stava per accadere.
Non so perché agii in quel modo, so solo che ripensandoci ora la mi pare tutto ancora più assurdo perché non era una cosa da me.
Avvisai i miei compagni che dovevo affrettarmi a tornare in albergo, perché colpito da un inaspettato mal di stomaco, ma appena li ebbi distanziati a sufficienza mi nascosi dietro ad un albero per poi saltare fuori e spaventarli.
Mentre li aspettavo mi sedetti a terra, poggiando la schiena contro il grosso tronco e solo allora mi accorsi che mi ero nascosto proprio dietro all'albero degli impiccati.
Tentai di rialzarmi, ma non riuscii a muovere neppure un muscolo, sentivo su di me una forza invisibile che mi teneva ancorato ai piedi di quella quercia.
Fui sopraffatto dal panico, sentivo il cuore che mi martellava impazzito nel petto e sembrava sul punto di uscirmi dalla gola.
Finalmente udii i miei amici avvicinarsi e cercai di urlare per attirare la loro attenzione, ma non un fiato mi uscì dalla mia bocca.
Vidi, poi, che tutti e quattro si voltarono verso la mia direzione e nei loro occhi lessi terrore allo stato puro, Martina urlò il mio nome indicando il punto in cui ero nascosto.
Alessandro e Simone si avvicinarono di qualche passo alla vecchia quercia.
“Si è proprio lui…” bisbigliò Simone
“Oh mio Dio, allora la storia dell’albergatore è vera…” disse Alessandro “qualcuno lo ha impiccato”
Provai in tutti i modi a liberarmi dalla mia prigionia e di avvisare i miei amici che quello che vedevano penzolare dai rami dell’albero non ero io, ma fu tutto inutile,
ogni mio tentativo di spezzare le invisibili catene che mi tenevano bloccato, risultò vano.
Un’improvvisa luce abbagliante mi costrinse a chiudere gli occhi e quando riuscì a riaprirli, quello che vidi rischiò di farmi impazzire.
Tutto attorno a me era cambiato. Ora era giorno fatto e non c’erano ne alberi, ne campi, mi trovavo nella piazza di una grossa città. La via principale era molto affollata e le lunghe file di luci e decorazioni mi fecero supporre che era periodo di Natale.

Dov'ero finito e soprattutto come ci ero arrivato?

Poi, in mezzo a tutta quella gente, riconobbi il volto di Alessandro, anche se c’era qualcosa di diverso in lui, che al momento non riuscii a decifrare.
Vidi che il mio amico teneva per mano un bambino di circa sei anni e notai che questi gli assomigliava in maniera sorprendente. Mi avvicinai ad Alessandro per salutarlo e per farmi spiegare cosa fosse successo, ma nonostante arrivai sfiorargli il braccio lui sembrò non notarmi, nemmeno dopo che lo chiamai per nome. Provai allora a rivolgermi a qualcun altro per chiedere aiuto, ma anche per tutti gli altri ero soltanto un fantasma.
Stavo sognando, ero ancora seduto sotto alla grande quercia, mi ero addormentato e stavo sognando. 
Eppure io mi sentivo sveglio e quello non era uno dei soliti sogni che ognuno fa ogni notte, c’era qualcosa di terribilmente reale.
Tornai a concentrarmi su ciò che stava accadendo attorno a me quando sentii Alessandro urlare.
Il bambino che era con lui, si era lasciato inavvertitamente sfuggire la palla che  aveva sotto braccio, e corse in mezzo alla strada per recuperarla. Proprio in quell'istante un’auto che sbucò dall'incrocio, si stava dirigendo addosso al bambino. Alessandro, con un rapido scatto, riuscì a spingerlo dall'altra parte della strada, ma non poté evitare l’auto che lo travolse in pieno. Il colpo lo fece volare per una decina di metri e poi sbatté la nuca contro lo spigolo del marciapiedi. Non si rialzò più.
Il bambino si gettò sul corpo esanime dell’uomo.
“Papà …!” urlò con la voce rotta dal pianto.
Urlai anch'io, in preda alla disperazione, avevo appena visto morire uno dei miei migliori amici e non avevo potuto far nulla per evitarlo.
La testa cominciò a girarmi vorticosamente, non riuscivo più a dare un senso alle cose che stavano accadendo.
Chiusi gli occhi, esausto, sperando che quando li avessi aperti mi sarei ritrovato nel letto dell’albergo, scoprendo di aver avuto soltanto un incubo intenso.
Invece, riaprendo gli occhi, lo scenario era cambiato ancora. Mi trovavo ora nel salottino di una piccola, ma accogliente casa; il caminetto era acceso e il riverbero delle fiamme allungava le ombre degli oggetti, donando alla stanza un che di mefistofelico. Due figure scure, giacevano addormentate sul divano, unite in un intimo abbraccio, mentre dallo stereo i Cure cantavano il loro amore disperando, riempiendo l’aria di note struggenti:

"Don't look don't look
the shadows breathe
Whispering me away from you
"Don't wake at night to watch her sleep…”

Erano Jonathan e Martina, certo invecchiati, avranno avuto entrambi sui quarant’anni, ma erano indubbiamente loro.
Un piccolo scoppiettio attirò la mia attenzione e vidi un piccolo tizzone schizzare sulla tenda vicina, che immediatamente prese fuoco. Tentai inutilmente di svegliare i miei due amici, ma senza nessun risultato. Ancora una volta non potevo essere ne visto, ne sentito.

 “But every night I burn
But every night I call your name
Every night I burn
Every night I fall again…”

In breve tempo l’intera stanza fu avvolta dalle fiamme, ma ne Jonathan ne Martina se ne resero conto. Probabilmente morirono soffocati dal fumo, molto prima che il fuoco raggiungesse il divano.
Io continuavo a sentirmi impotente, un po’ come doveva essere capitato a Ebenezer Scrooge, quando ricevette le visite degli spiriti del Natale passato, presente e futuro.

La visione di quell'orrore cominciò lentamente a svanire, intrecciandosi con una nuova, mentre i Cure continuavano a cantare la loro storia

“Still every night I burn
Every night I scream your name
Every night I burn
Every night the dream's the same
Every night I burn
Waiting for my only friend
Every night I burn
Waiting for the world to end”

Ora ero seduto al tavolo di una mensa, attorno a me c’era soltanto povera gente, vestita di abiti lerci e puzzolenti, intenta a strafogarsi di cibo, che probabilmente non vedevano da diversi giorni.
Un pezzo di carne in più nel piatto di uno di loro, fu l’inizio della disputa tra due clochard e uno di essi estrasse un coltello a serramanico con fare minaccioso.
Un vecchio si mise in mezzo per cercare di sedare la rissa, ma l’uomo che con il coltello in mano non ci badò e affondò ugualmente l’arma, recidendo di netto la carotide al pover’ uomo. Ci fu un fuggi fuggi generale, solo un paio di inservienti della mensa riuscirono a bloccare il colpevole e a chiamare i soccorsi, anche se probabilmente era troppo tardi.
Mi avvicinai tremando all'uomo agonizzante, sapendo già cosa avrei visto.
A terra, in un lago di sangue con il respiro sempre più corto c’era Simone. Doveva avere almeno settantanni, lunghe rughe gli solcavano la fronte, la folta barba era sporca del cibo che non aveva nemmeno finito di mangiare. Avevo fatto fatica a riconoscerlo, tanto era cambiato, ma ora che stava morendo il suo viso era tornato quello di quando eravamo ragazzi.
Cominciai a piangere, piansi per Alessandro e suo figlio rimasto orfano; piansi per Jonathan e Martina e piansi per Simone, morto solo e dimenticato da tutti.
Tutte quelle visioni di morte, sulle quali non avevo potere mi sfinirono definitivamente e questa volta caddi addormentato in un sonno senza sogni.
Quando mi svegliai ero di nuovo sotto all'albero degli impiccati, ma dei miei amici non c’era traccia.
Riuscì a mettermi in piedi senza nessuna fatica e lentamente tornai all'albergo.
Quando entrai i miei amici erano seduti ad uno dei tavolini, con la testa tra le mani, immersi in un inquietante silenzio.
Il primo ad accorgersi della mia presenza fu Alessandro, che si lasciò sfuggire un urlo strozzato. Poi anche gli altri si voltarono verso di me e mi guardarono tanto stupiti, quanto spaventati.

Alle prime luci dell’alba eravamo ancora seduti a quel tavolino, diventato per noi, ormai così noto. Per tutta la notte mi raccontarono di quello che era accaduto da quando li avevo lasciati per fargli lo scherzo, di come avessero avuto una strana sensazione passando accanto alla vecchia quercia e che erano sicurissimi di avermi visto penzolare con una corda al collo. Mi dissero che erano tornati subito all'albergo e che mentre il proprietario stava per chiamare i soccorsi, io avevo fatto il mio ingresso, come se nulla fosse.
Io invece non raccontai nulla della mia esperienza, non volevo turbarli più di quanto non lo fossero già.
Inoltre mi stavo convincendo che probabilmente mi ero addormentato qualche minuto e avevo sognato tutto.
Il giorno seguente partimmo e decidemmo di tornare subito a casa. Quella fu l’ultima vacanza che facemmo tutti assieme, in breve tempo ognuno prese la sua strada e ci perdemmo di vista.

Io continuai a credere che tutto quello che era accaduto fosse stato solo un brutto incubo, continuai a crederlo anche quando venni a sapere che Alessandro era morto investito da un’auto per salvare il figlio. Volli illudermi anche quando anche quando al telegiornale parlarono di un incendio in cui morì una giovane coppia di sposi. Poi la settimana scorsa, leggendo il giornale, appresi di un clochard accoltellato a morte in un ricovero per senza tetto, mentre cercava di sedare una rissa.
Ora non potevo più mentire a me stesso, per troppo tempo lo avevo fatto. I fatti di quella notte erano stati reali, in qualche modo ero riuscito a vedere il futuro e non potei fare a meno di sentirmi in colpa per aver taciuto.
Forse se avessi raccontato tutto avrei potuto salvare i miei amici, o forse era destino che morissero a quel modo e qualunque cosa avessi fatto non avrei potuto cambiarlo.
Ora sono qui, seduto a questa scrivania, che sto finendo di scrivere questa storia e mi chiedo quale sia il destino mi aspetta. Ma la risposta la so già.
Il mio destino è legato ad una corda ed ad un albero in uno sperduto paese del centro Italia. 


giovedì 27 agosto 2015

Oh, Mexico, I guess I'll have to go...

Siamo arrivati di notte, ma già così si vedeva che la città era diversa da tutte quelle che avevamo visitato negli anni passati. Messico City è una delle città più grandi e caotiche al mondo, ma anche una di quelle in cui si nota maggiormente la differenza tra chi sta bene, e chi sta meno bene, tra la periferia e il centro. Tuttavia, l'eccitazione di trovarci in un Paese esotico, e la piacevole soundtrack fornitaci dal tassista, composta esclusivamente da brani anglofoni (Red Hot Chili Peppers -ok qui ci stava pure bene- e U2 tra gli altri) non ci avevano permesso di apprendere a pieno la realtà in cui ci trovavamo.
Il giorno dopo, alla luce del sole, una volta recuperata la nostra auto, forme e colori hanno preso sostanza e abbiamo iniziato a vivere la nostra vacanza,
Il traffico della città è qualcosa di indescrivibile; io fortunatamente non ho dovuto guidare, perché tra improbabili incroci, e auto che sfrecciavano indifferentemente a destra e sinistra, suonando il clacson dopo un microsecondo che era scattato il verde, probabilmente avrei fatto qualche danno.
La nostra prima tappa è stata Teotihuacan, dove si trova uno dei maggiori siti archeologici del Centro-America, ma arrivarci non è stato così semplice, dato che dando retta a due navigatori diversi abbiamo sbagliato strada, trovandoci così in un paesino caratteristico, ma in cui i turisti ci passano appunto per sbaglio. Inoltre abbiamo fatto conoscenza delle topas, i corrispettivi messicani dei nostri rallentatori del traffico, con la differenza che lì li trovi ad ogni pisciata di cane (scusate il francesismo), spesso sono dello stesso colore dell'asfalto e altrettanto spesso non sono segnalati. Questa sorte di attentati all'incolumità delle persone e delle auto, ci hanno accompagnato per tutta la vacanza.
Siamo comunque giunti a destinazione, e lo spettacolo è stato magnifico. L'arrampicata sulle Piramidi del Sole e della Luna non è stata per me semplice, a causa della mia indolenza durante l'anno, ma alla fine sono sempre giunto in cima pienamente soddisfatto. La visita ci ha portato via l'intera mattinata e poi il pomeriggio siamo rientrati in città con visita al Museo Antropologico.

La Piramide della Luna vista da La Piramide del Sole

Il giorno dopo siamo partiti in direzione di Oaxaca, con un breve tappa a Puebla e il mio viso e le mie braccia stavano già assumendo un colore rosso vivo per via della solata del giorno precedente.
Avendo scelto di fare un percorso abbastanza diverso da quelli classici, in questa prima parte del viaggio, cioè per tutta la prima settimana circa, abbiamo avuto modo di avventurarci anche in zone rurali, in cui oltre alle già citate topas e alle moltissime curve, a rallentarci ci pensavano uomini, donne e soprattutto bambini che si piazzavano in mezzo alla strada tra le due carreggiate per provare a venderci qualche prodotto tipico o comunque a racimolare pochi pesos.
I due giorni seguenti sono proseguiti con le visite ai siti di Monte Alban e Yagul inframmezzati da quella a Mitla. Qui ci siamo fermati ad una piccola ditta che produce metzcal e ne abbiamo assaggiato qualche bicchierino prima di decidere di comprare tre bottiglie da portare a casa. Non contenti, sulla strada del ritorno abbiamo trovato una delle filiali della Corona e anche qui abbiamo preso una bottiglia a testa che però abbiamo consumato subito...
La festa alcolica però non è durata a lungo dato che, un paio di giorni dopo, forse a causa di qualcosa che avevamo mangiato, siamo stati tutti e tre colpiti da un virus intestinale che ci ha tenuto compagnia per quasi tutto il resto della vacanza, costringendoci a bere soltanto acqua.
Le temperature a San Cristobal ci hanno in parte sorpreso, se non altro per la differenza tra il giorno e la sera (o la mattina presto) in cui devi coprirti con una felpa o una giacchettina. Nei giorni a seguire avremo avuto modo di rimpiangere quella frescura dato l'innalzarsi della temperatura e dell'umidità.
Prima però ci sono state la navigazione del Canyon Sumidero con sguardo sulla fauna locale (alligatori, scimmie e vari tipi di uccelli), il Mirador (vista del Canyon stesso dall'alto) e la città di Chamula con la sua particolare chiesa senza panche e il pavimento ricoperto di aghi di pino, dove siamo stati "assaliti" da numerosi bambini in cerca di qualche soldo.

Pellicano al Canyon Sumidero

La tappa seguente è stata forse la più bella di tutta la vacanza, con una visita guidata al sito di Toninà, a mio avviso più armonioso rispetto al più appariscente  sito di Teotihuacan e alle splendide aree naturalistiche di Agua Azul e Mazul-ha.
Nonostante la loro bellezza, questi luoghi sono rimasti fuori dai circuiti del turismo di massa, e in particolare da quello europeo e italiano, per cui siamo sempre riusciti a fare delle visite tranquille, godendoci le meraviglie costruite dall'uomo e lo spettacolo della natura.

Agua Azul

Da li in poi però le cose sarebbero notevolmente cambiate, avvicinandoci infatti allo stato dello Yucatan il flusso di turisti è notevolmente aumentato, già a partire dalla bellissima Palenque.
Ed è stato nel piccolo albergo di Xpujil che abbiamo incrociato una chiassosa famiglia snob, probabilmente di Milano, che poi abbiamo avuto modo di ritrovare almeno altre due volte durante il nostro percorso, senza che accennassero mai ad un saluto.
Un'altra tappa che mi è molto piaciuta è stata quella successiva di Calakmul, città archeologica immersa nella giungla, dove oltre alle splendide piramidi e costruzioni di vario genere, abbiamo potuto vedere vari animali nel loro ambiente naturale come scimmie, tapiri, coati e quant'altro...
La volta successiva è stato il viaggio per Chetumal, con visite a Chicannà e Kohunlich e quindi Uxmal, con le sue imponenti costruzioni.
Una volta salutata Merida, ci siamo messi in moto verso Valladolid con tappa obbligata alla celebre Chichen-Itza, uno dei centri archeologici più grandi e ben conservati dello Yucata e dell'intero Messico, nonché uno dei più visitati, in quanto vicino alle spiagge e ai villaggi turistici.
Ma di quella giornata ricorderò per sempre la visita e il bagno ai cenote...Se non lo sapete, i cenote sono delle specie di grotte con presenze di acqua dolce (talvolta mista a salata), dove è possibile farsi una nuotata.

Cenote nei pressi di Chichen Itza

Il giorno dopo, in direzione Playa del Carmen, abbiamo visitato Tulum, un centro archeologico (l'ultimo del nostro viaggio) a ridosso dell'oceano.
Gli ultimi due giorni sono stati dedicati al relax, alle spiagge, al cocco e allo shopping..
Ma oltre a quello fin qui descritto, di questo viaggio voglio ricordare ogni singolo momento: dai miei fantastici compagni di viaggio, alla gentilezza e cortesia dimostrataci della gente del posto; dai lunghi e interminabili spostamenti in auto, alle difficoltà a prelevare i pesos (almeno una volta ognuno di noi ha dovuto affidarsi agli altri per i prelievi di denaro); le risate, il buon cibo, i bagni rilassanti in piscina, il benzinaio che ci ha fregato duecento pesos...Un viaggio stupendo, che mi ha permesso di vedere, oltre a bellissimi posti, anche una realtà diversa da quella che avevo visto nei viaggi precedenti, e che vedo ogni giorno...

I tre amigos

Adios Mexico!!!


mercoledì 20 agosto 2014

The show must go on


E' passato più di un mese dall'ultimo post, ma impegni vari, e pigrizia mi hanno tenuto lontano dal blog; poi sono arrivate le ferie, e pensavo di scrivere qualcosa di interessante non appena tornata; purtroppo le vacanze non si sono chiuse troppo bene, niente di grave per carità, ma ho avuto il morale a pezzi per qualche giorno e la voglia di mettermi a descrivere come erano andate le vacanze era pari a zero...Ora mi sto rialzando e tornerò a scrivere più assiduamente (almeno spero).




venerdì 11 luglio 2014

DIECI MOTIVI PER CUI AVETE SBAGLIATO LUOGO DELLE VACANZE:

Siamo ormai a metà luglio, è poiché è un mese che non aggiorno il blog, ed è tempo di vacanze (per chi può andarci), ripropongo un post che avevo già inserito nel vecchio blog...



DIECI MOTIVI PER CUI AVETE SBAGLIATO LUOGO DELLE VACANZE:

01. Il portiere dell'albergo è un appassionato di tassidermia
02. L'animale domestico del campeggio è un  enorme coccodrillo
03. Sorprendete il suddetto portiere che mormora da solo "No mamma, lui/lei è diverso..."
04. I muri della vostra stanza sudano sangue
05. I vostri vicini di bungalow hanno un cane di nome Cujo
06. Nei corridoi del vostro albergo, si aggira un bambino in triciclo
07. In giardino ci sono delle siepi che prendono vita
08. Venite continuamente disturbati da due gemelline che vi chiedono: "Vieni a giocare con noi?"
09. Nel pub locale, gli abitanti del luogo vi salutano dicendo: "Guardatevi dalla luna"
10. La camera che vi viene assegnata è la 217