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venerdì 25 gennaio 2019

Dylan Dog 388: Esercizio numero 6 - Bene, ma non benissimo

Mancano pochi giorni all'uscita del nuovo Dylan Dog (il numero 389 "La sopravvissuta"), e ancora non ho parlato dell'ultimo albo, uscito a fine dicembre, ma datato gennaio 2019, "Esercizio numero 6".
Come accade spesso, anche questo numero ha diviso i lettori: c'è chi lo ha apprezzato, chi lo ha odiato e altri, come me, che stanno sulla via di mezzo.
Andiamo però con ordine e iniziamo dalla copertina, disegnata sempre da Gigi Cavenago, ma se nel precedente albo, erano predominanti i colori colori caldi (i gialli, gli arancioni...), in questo caso il copertinista usa tonalità più fredde, con un ambientazione notturna in cui prevale il blu.
La scritta "Dylan Dog" si sta sgretolando, come già spiegato, sempre di più, anche se la cosa può sfuggire al lettore più distratto.



L'albo, il secondo dedicato al "Ciclo della meteora", è sceneggiato dalla sempre brava Paola Barbato, anche se stavolta ha scritto una storia che avrebbe necessitato più di un numero, dato che i molti personaggi, per poter essere sufficientemente caratterizzati, avrebbero avuto bisogno di qualche pagina più delle 96 classiche. Probabilmente su uno Speciale, la storia avrebbe funzionato meglio.
La vicenda vede Dylan Dog chiamato a investigare sulla scomparsa del giovane Grady da una scuola per soggetti con poteri speciali. Il ragazzino è sparito dopo aver svolto l'esercizio numero 6, che da il titolo all'albo, che serve all'uso dei propri poteri tramite il controllo della paura.



La storia è chiaramente ispirata dal film del 1960  "Il villaggio dei dannati" di Wolf Rilla e al suo remake del 1995 girato da John Carpenter, entrambi trasposizione del romanzo "I figli dell'invasione" di John Wyndham.
Nel suo editoriale, Recchioni, fa accenno anche al bellissimo "Ma come si può uccidere un bambino?", ma i riferimenti alla pellicola di Serrador si limitano al fatto che i protagonisti sono costretti a difendersi da dei bambini.



La continuità con "il ciclo della meteora" viene data solo da un incipit e un finale, che nulla hanno a che fare con la storia in se, in cui uno scienziato parla dell'avvicinarsi del meteorite e durante la trama si fa risalire l'esponenziale aumento delle capacità ESP dei ragazzi, proprio al passaggio della meteora, senza però aggiungere notizie sui cambiamenti che questa porterà all'intero mondo di Dylan Dog.
L'albo avrebbe dunque potuto essere un numero a se stante, con una storia auto conclusiva, ma se non ricordo male, l'idea che, seppure in una più ampia continuity, alcuni albi avrebbero avuto micro storie fatte e finite, come del resto succede in molte serie tv, era già stata preannunciata.



I disegni sono del mitico Giovanni Freghieri, disegnatore storico della collana e uno dei miei preferiti, che anche questa volta non mi ha deluso, seppure in alcune tavole si vede un po' di stanchezza.
In conclusione "Esercizio numero 6" è un albo senza infamia e senza lode (un passo indietro rispetto al numero scorso), con un storia interessante, ma che poteva essere approfondita meglio, con qualche refuso a livello editoriale e bellissimi disegni, con qualche piccola sbavatura.
Non ci resta che aspettare il prossimo numero per vedere come si allineerà nella continuity del nuovo ciclo.

giovedì 13 dicembre 2018

Dylan Dog 387: Che regni il caos! - Ben venga il caos, perché l’ordine non ha funzionato.




A fine novembre è uscito il Dylan Dog numero 387, intitolato "Che regni il caos!" che apre il ciclo della meteora, ovvero una serie di tredici numeri con storie collegate tra loro e che porteranno al numero 400 in cui dovrebbe esserci una nuova evoluzione del personaggio creato da Tiziano Sclavi (o comunque a grosse novità).
Già dalla copertina, splendidamente disegnata da Gigi Cavenago (molto bello l'uso dei colori), si capisce che qualcosa di incredibile sta per accadere; infatti sulla scritta "Dylan Dog" cominciano a comparire delle crepe. Crepe che, a quanto pare, finiranno con il totale sgretolamento del titolo, metafora del cambiamento che il personaggio e, forse, l'intera testata, sta per subire.
Roberto Recchioni, con questo numero, ci regala uno degli album più belli degli ultimi anni, forse non perfetto, ma che riesce a strizzare l'occhio all'Old Boy di sclaviana memoria, tanto caro a tutti noi, ma contemporaneamente inserisce delle importanti novità che rendono il futuro di Dylan piuttosto interessante.



L'albo è diviso nettamente in due parti (e infatti sono stati chiamati due disegnatori: Leomacs e Marco Nizzoli), una più punk/rock, l'altra, per citare lo stesso Recchioni più jazz.
A muovere i fili di questa intricata trama, troviamo John Ghost, nuova nemesi di Dylan Dog, che inizialmente libererà la furia omicida di Axel Neil, dalle fattezze simili a Slash dei Guns 'n' roses, in una prima parte fortissimamente splatter, come da tanto tempo non si vedeva e dalle numerose (forse fin troppe) citazioni dal mondo della musica rock.
Nella seconda parte, le manovre di Ghost si fanno più complesse e articolate: infatti il misterioso magnate riuscirà a trasformare Dylan in un vero e proprio eroe multimediale, osannato dai normali cittadini, ma ora anche da tutta quella stampa che una volta lo additava come ciarlatano.
Questi nuovi panni però, non piacciono all'inquilino di Craven Road, anche perché, sempre secondo i piani di John Ghost, i suoi gesti e le sue parole verranno travisate, portando la popolazione a gesti di giustizia sommaria, contro a poveri innocenti.
E qui abbiamo un altro punto di svolta del personaggio, avvicinandolo di più alla concezioni del suo nuovo curatore Recchioni, ma senza snaturarlo da quello che era il pensiero di Tiziano Sclavi; infatti, salvando Lord Chester (altro gradito ritorno tra le pagine della serie regolare) dal linciaccio, Dylan dirà alla folla inferocita: "...ma i veri mostri siete voi".



Questa frase solo all'apparenza ribalta il concetto tanto caro al papà dell'indagatore dell'incubo, che parteggiava per i freaks, per gli ultimi, per quelli considerati scherzi della natura, tanto da far dire spesso a Dylan che preferiva stare dalla parte dei mostri.
In realtà a cambiare è la concezione della parola mostri, non più intesa come "diversi", ma come esseri malvagi e proprio partendo da questi presupposti, Dylan accusa gli uomini di essere i veri mostri e presentandosi nell'ultima vignetta come "essere umano".
Concludendo, questo "Che regni il caos!" è un buon album, certamente non perfetto, ma che pare segnare l'inizio di una strada che, per lo meno, porterà a interessanti novità.