Come accade spesso, anche questo numero ha diviso i lettori: c'è chi lo ha apprezzato, chi lo ha odiato e altri, come me, che stanno sulla via di mezzo.
Andiamo però con ordine e iniziamo dalla copertina, disegnata sempre da Gigi Cavenago, ma se nel precedente albo, erano predominanti i colori colori caldi (i gialli, gli arancioni...), in questo caso il copertinista usa tonalità più fredde, con un ambientazione notturna in cui prevale il blu.
La scritta "Dylan Dog" si sta sgretolando, come già spiegato, sempre di più, anche se la cosa può sfuggire al lettore più distratto.
L'albo, il secondo dedicato al "Ciclo della meteora", è sceneggiato dalla sempre brava Paola Barbato, anche se stavolta ha scritto una storia che avrebbe necessitato più di un numero, dato che i molti personaggi, per poter essere sufficientemente caratterizzati, avrebbero avuto bisogno di qualche pagina più delle 96 classiche. Probabilmente su uno Speciale, la storia avrebbe funzionato meglio.
La vicenda vede Dylan Dog chiamato a investigare sulla scomparsa del giovane Grady da una scuola per soggetti con poteri speciali. Il ragazzino è sparito dopo aver svolto l'esercizio numero 6, che da il titolo all'albo, che serve all'uso dei propri poteri tramite il controllo della paura.
La storia è chiaramente ispirata dal film del 1960 "Il villaggio dei dannati" di Wolf Rilla e al suo remake del 1995 girato da John Carpenter, entrambi trasposizione del romanzo "I figli dell'invasione" di John Wyndham.
Nel suo editoriale, Recchioni, fa accenno anche al bellissimo "Ma come si può uccidere un bambino?", ma i riferimenti alla pellicola di Serrador si limitano al fatto che i protagonisti sono costretti a difendersi da dei bambini.
La continuità con "il ciclo della meteora" viene data solo da un incipit e un finale, che nulla hanno a che fare con la storia in se, in cui uno scienziato parla dell'avvicinarsi del meteorite e durante la trama si fa risalire l'esponenziale aumento delle capacità ESP dei ragazzi, proprio al passaggio della meteora, senza però aggiungere notizie sui cambiamenti che questa porterà all'intero mondo di Dylan Dog.
I disegni sono del mitico Giovanni Freghieri, disegnatore storico della collana e uno dei miei preferiti, che anche questa volta non mi ha deluso, seppure in alcune tavole si vede un po' di stanchezza.
In conclusione "Esercizio numero 6" è un albo senza infamia e senza lode (un passo indietro rispetto al numero scorso), con un storia interessante, ma che poteva essere approfondita meglio, con qualche refuso a livello editoriale e bellissimi disegni, con qualche piccola sbavatura.
Non ci resta che aspettare il prossimo numero per vedere come si allineerà nella continuity del nuovo ciclo.