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venerdì 2 febbraio 2018

Autopsy (2016)

In una cittadina della Virginia, all'interno di una casa dove è avvenuto un misterioso pluriomicidio, viene trovato sepolto il corpo di una ragazza sconosciuta. Per far luce su quel mistero, lo sceriffo porta il cadavere dal locale patologo chiedendogli di scoprire qualcosa entro la mattina successiva.
L'uomo, assieme al figlio che inizialmente era riluttante, comincia l'autopsia, ma ben presto i due si accorgeranno che quel corpo nasconde pericolosi segreti.





Che dire? "Autopsy" o meglio ancora "The autopsy of Jane Doe" (John Doe/Jane Doe è il nome con il quale vengono chiamati, in campo giuridico, le persone la cui identità è ignota o deve rimanere tale, e in particolare quando vengono ritrovati cadaveri non identificati) è un horror scritto e diretto benissimo per almeno cinquanta minuti e anche quando nell'ultima mezz'ora si allinea sull'horror più "convenzionale", non perde di interesse.



André Øvredal ("Troll Hunter") dirige il film in maniera chirurgica, asettica, quasi metaforizzando la trama dello stesso, senza soffermarsi per forza su particolari raccapriccianti, ma mantenendo piuttosto un distacco da "patologo" e concentrandosi di più sul mistero e sulle atmosfere.
Infatti per tutta la prima parte il film tiene incollati allo schermo, con un tensione sempre più crescente fino ad un climax, che se anche non mantiene tutte le promesse fatte fino a quel momento, riesce a portare a casa un buon risultato.




Sarà che, almeno in parte, la pellicola ha qualcosa di carpenteriano, sia nelle atmosfere che nell'uso della fotografia, che è appunto uno dei migliori pregi del film.
Buona è anche la sotto-trama famigliare, in cui emergono i caratteri dei due protagonisti principali, interpretati molto bene da Brian Cox ed Emile Hirsch, che sembrano trovarsi a loro agio nel ruolo di padre e figlio. A loro due, come co-protagonista va aggiunta l'esordiente Olwen Kelly, nella parte del cadavere Jane Doe.



Insomma, questo "Autopsy" si rivela essere un horror decisamente interessante, con una prima parte originale, che mette in scena una buona dose di tensione e qualche brivido autentico e che grazie alla totale mancanza di ironia, cosa fin troppo abusata in molti horror moderni, riesce a essere convincente anche quando la trama perde di audacia. Tra i migliori horror dell'anno.