martedì 1 settembre 2020

Notte Horror 2020 - Unico indizio la luna piena (1985)

Come ogni estate, da sette anni a questa parte, il solito manipolo di blogger si riunisce per ricordare Zio Tibia e le Notti Horror che ci hanno spaventato e tenuto compagnia quando eravamo ragazzini. 
E per questa mia quinta partecipazione ho deciso di parlare del film "Unico indizio la luna piena"; recensione che chiuderà la lunga rassegna iniziata il 7 luglio (alla fine dell'articolo troverete il bannerone con le indicazioni per recuperare le altre recensioni).


Gli anni 80 furono un decennio fortunato per i licantropi cinematografici; infatti dopo i bellissimi "L'ululato" di Joe Dante e "Un lupo mannaro americano a Londra" di John Landis e il buon "In compagnia dei lupi" di Neil Jordan, nel 1985 esce nelle sale americane (in Italia arrivò nel marzo 1986) "Unico indizio la luna piena", film basato su un romanzo breve di Stephen King.



Siamo a Tarker's Mills, nel Maine, quando, nella primavera del 1976, inizia una serie di brutali omicidi  che sconvolge la piccola comunità.
Il primo assassinio viene scambiato per un casuale incidente, ma dato che le morti continuano, gli abitanti della cittadina, convinti che la polizia sia quanto meno impotente, se non addirittura incapace di catturare l'efferato killer, si organizzano per trovarlo da soli.
L'unico a intuire che il mostro possa essere un essere soprannaturale è il giovane Marty Coslaw (Corey Haim), costretto su una sedia a rotelle. Una sera, il ragazzino, esce di casa, violando il coprifuoco imposto dallo sceriffo, con la sua nuova sedia motorizzata, chiamata "Silver Bullet" (da qui il titolo originale del film), regalata dall'amato zio Red (Gary Busey), per far esplodere alcuni fuochi artificiali, (altro dono dello zio) dato che lo spettacolo pirotecnico è stato annullato a causa degli omicidi.



E' proprio in quest'occasione che Marty si troverà faccia a faccia con il lupo mannaro che cercherà di ucciderlo. Fortunatamente egli riuscirà a sfuggirgli e a ferirlo ad un'occhio con uno dei razzi artificiali.
Naturalmente nessuno crede alle parole di Marty, tranne la sorella maggiore, Jane, che ha con il fratello un rapporto di amore/odio, poiché costui è più "coccolato" per la sua disabilità e per la giovane età.
Jane comincerà così a girare per la città in cerca di un uomo con un occhio ferito, ma quando arrivata quasi alla fine della sua ricerca, ancora  non ha trovato nessuno con qualche tipo di menomazione oculare, penserà all'ennesimo scherzo di Marty. Tuttavia è proprio nell'ultima persona a cui fa visita che troverà il mostro sotto sembianze umane, ovvero il reverendo Lowe.


I due ragazzi sanno che non saranno mai creduti per cui decidono di mandare alcune lettere anonime a Lowe, consigliandogli di suicidarsi, data la sua natura demoniaca.
Il reverendo non ci mette molto a capire chi sono i mandanti di quelle lettere e si metterà sulle loro tracce dando loro la caccia.
Solo questo punto, Marty e la sorella si confideranno con lo zio Red, che inizialmente, come tutti gli altri, non crederà alle loro parole, ma data la loro insistenza accetterà di recarsi dalla polizia per far controllare il reverendo. 


Quando anche lo sceriffo scomparirà, all'uomo non rimane che credere alle parole del nipote e gli procurerà una pallottola d'argento. Alla successiva notte di luna piena, con i genitori di Marty fuori di casa, il ragazzino, assieme alla sorella e allo zio, attenderanno l'arrivo del lupo, che infatti farà irruzione nell'abitazione per uccidere tutti. Sarà proprio Marty, che grazie alla sua pallottola d'argento, ucciderà il mostro, liberando la città dal terribile incubo.


Alla sua uscita, la critica specializzata, sia la critica specializzata che il pubblico si sono suddivisi abbastanza equamente sull'opera prima di Daniel Attias
Per quanto mi riguarda lo giudico un buon film, che ha certamente molti difetti, ma che mi diverte e appassiona ogni volta che lo vedo.
Bisogna dire che la pellicola ha avuto una produzione travagliata e non semplice:
come già detto, la pellicola è tratta da un romanzo breve di Stephen King, che inizialmente avrebbe dovuto uscire sotto forma di calendario, con un capitolo e un'illustrazione per ogni mese dell'anno, tuttavia questo limite stava stretto all'autore di Bangor, il quale decise di allungare la trama e di farne, appunto, un racconto lungo. 
L'editore che aveva proposto il progetto a King ne fu entusiasta e nel 1983 uscì in edizione limitata "Cyrcle of werewolf" con illustrazioni di Berni Wrightson.



Qualche tempo dopo, Dino De Laurentis acquisì i diritti dell'opera e contatto King per scriverne la sceneggiatura e Don Coscarelli ("Fantasmi", "Kaan principe guerriero"...) per dirigere il film. Tuttavia a seguito di alcuni problemi di lavorazione la regia passò nelle mani dell'esordiente Attias.
Altre problematiche furono quelle relative alla realizzazione della creatura, affidata a Carlo Rambaldi, che non soddisfò per nulla (non a torto) De Laurentis.
Alla fine però il film venne realizzato e uscì nelle sale americane l'ottobre del 1985, solo sei mesi dopo l'uscita regolare del romanzo.

Una delle critiche più ricorrenti al film è che i personaggi sono poco sfaccettati e mal curati, ma se si considera che anche nel romanzo, lo stesso King non ha potuto sviluppare molto i suoi protagonisti, data la natura dell'opera, direi che questi non sono riusciti per niente male, anzi nella loro semplicità risultano comunque "vivi" e credibili. Inoltre in quest'opera si possono riconoscere molti personaggi "tipo" del maestro del brivido, seppure in parte diversi tra romanzo e film; troviamo infatti la donna goffa e bruttina, il padre ubriacone e violento, gli adulti, quasi tutti assenti e che non capiscono i figli, il ragazzino protagonista che riesce ad affrontare e vincere le forze del male e così via.

Inoltre Attias riesce a conferire una buona tensione a tutto il film. con degli omicidi ben confezionati (soprattutto i primi due) e alcuni momenti davvero inquietanti, che assieme ad un ritmo rapido e conciso rendono il film perfettamente godibile.


Vera pecca del film è invece proprio la realizzazione del mostro, che seppure nelle abili mani di Rambaldi, è decisamente non riuscito; infatti più che un lupo, la creatura sembra un brutto orsacchiotto.
Fortunatamente questa, a parte il finale, si vede di rado e rapidamente e in queste occasioni si salva grazie a degli omicidi ben realizzati.

Bravi anche tutti i protagonisti e in particolare il simpatico Gary Busey ("Un mercoledì da leoni", "Arma Letale", "Point Break"...) e il giovane e sfortunato Corey Haim, deceduto a causa di abusi di alcol e droghe, che negli anni 80 divenne celebre per aver partecipato a diverse commedie per ragazzi ("Lucas", "Ragazzi perduti"...) e per aver fatto spesso coppia con il coetaneo Corey Feldman, tanto che vennero conosciuti come "i due Corey".

"Unico indizio la luna piena" è, in conclusione, una buona opera d'intrattenimento, tipica dei prodotti degli anni 80, che pur con i suoi difetti riesce a divertire ed appassionare ancora oggi.

Se ancora non lo avete fatto e voleste leggere anche tutte le altre recensioni dell'iniziativa, qui di seguito troverete il calendario per recuperare i link alle pagine.


21 luglio 2020, ore 23: La fabbrica dei sogni (Hemogoblin)
28 luglio 2020, ore 23: Director's cult (Tutti i colori del buio)
4 agosto 2020, ore 23: Il Bollalmanacco di cinema (Demoni 2)
18 agosto 2020, ore 23: In Central Perk (La notte dei morti viventi)
25 agosto 2020, ore 21: Pensieri cannibali (Generazione perfetta)
25 agosto 2020, ore 23: Not Just Movie (Brivido)
1 settembre 2020, ore 21: Redrumia (Dovevi essere morta)
1 settembre 2020, ore 23: La stanza di Gordie (Unico indizio la luna piena)