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venerdì 8 ottobre 2021

Le partite clamorose: Italia - Olanda Euro 2000

Parte oggi quella che spero essere una rubrica duratura, non so con quale cadenza, dato i miei lunghi tempi di scrittura, ma cercherò di essere costante e di portarla avanti il più a lungo possibile.
Vi parlerò di calcio e più specificatamente di quelle partite clamorose, non tanto per il numero di gol (anche se non mancheranno cappotti eclatanti), ma quanto per come questi risultati sono arrivati e alle conseguenze degli stessi; partite che hanno fatto gioire tifosi da una parte e piangere quelli dall'altra, partite passate alla storia del calcio.




Il primo incontro di cui voglio parlare è quell'Italia - Olanda, semifinale di Euro 2000, che tanto ha fatto esaltare i tifosi italiani. A quell'europeo la nazionale italiana ci arrivò tra mille critiche e polemiche dovute ad un involuzione nel gioco e nei risultati. Di fatto, dopo un buon avvio nel girone di qualificazione, dove oltre all'Italia si trovavano anche Galles, Danimarca, Bielorussia e Svizzera, ad un anno dalla competizione continentale, la compagine azzurra cominciò a perdere colpi, prima pareggiando malamente contro gli elvetici in casa loro, poi perdendo a Napoli, contro la Danimarca, passando dallo 2 a 0 al 2 a 3 e infine pareggiando in casa della Bielorussia con un gioco scialbo e per nulla convincente.
Vero è che per molto tempo Zoff, l'allora ct della nazionale, dovette fare a meno sia di Del Piero che di Baggio e anche Vieri, unico attaccante di peso, era spesso in infermeria. 



Nonostante la qualificazione raggiunta, il feeling tra l'allenatore friulano e la nazionale, sembra finito e destinato a interrompersi a fine torneo. A peggiorare le cose ci sono le sconfitte nelle amichevoli contro Spagna, Belgio e Norvegia, partita in cui si infortuna il nostro portiere titolare, Gigi Buffon, che deve dire addio all'europeo, ancora prima di cominciarlo.
Unica nota lieta è il girone nel quale viene inserita l'Italia, assieme a Belgio, padrone di casa, Turchia e Svezia, certamente il più abbordabile tra i quattro.
La compagine azzurra si presenta alla partita d'esordio contro i turchi con pochissime aspirazioni, ma sorprendentemente proprio da questo momento, i nostri ritrovano bel gioco e risultati, grazie anche al talento di Francesco Totti, che con Baggio fuori dai giochi e Del Piero a mezzo servizio, prese in mano le redini della squadra.




L'Italia supera agevolmente il primo turno, qualificandosi prima nel suo girone, a punteggio pieno.
Finalmente si vede una squadra che si diverte e fa divertire.
Ai quarti troviamo la miracolosa Romania di Hagi, che è stata in grado di piazzarsi come seconda nel proprio girone, e passando il turno alle spese di Germania e Inghilterra.
Tuttavia, nonostante qualche pericolo, quell'Italia è troppo forte e si libera degli avversari per due a zero e si qualifica per la semifinale con un entusiasmo ritrovato.

Il 29 giugno 2000 ad Amsterdam troviamo la fortissima Olanda, padrona di casa e candidata alla vittoria finale.
Gli "orange" hanno raggiunto la semifinale vincendo a punteggio pieno il proprio girone e poi umiliando ai quarti, con un tennistico 6 a 1, la Jugoslavia.
Tra i tanti campioni, tra di loro spunta il capocannoniere del torneo, Patrick Kluivert, che i tifosi del Milan ricordano come un fenomeno parastatale, ma che dopo l'esperienza in rossonero rinacque a nuova vita.




Incredibilmente, Zoff decide di togliere Totti dall'undici iniziale per dare la maglia da titolare ad Alessandro Del Piero.
La partita è a senso unico e il senso è quello arancione. Gli olandesi surclassano gli avversari in ogni zona del campo, ma soprattutto sulle fasce.
Ed è proprio nel mezzo di questo arrembaggio olandese che nasce la favola di Francesco Toldo e in cui la partita assume toni degni della commedia dell'assurdo.
Alla mezz'ora Zambrotta si fa espellere per doppia ammonizione e lascia i suoi compagni in dieci ad affrontare gli scatenati avversari. Poco dopo Kluivert si procura un calcio di rigore e per l'Italia, che deve giocare con un uomo in meno, sembra il segnale che ormai tutto è perduto.
Al dischetto si presenta lo specialista Frank De Boer, ma Toldo si supera e respinge il tiro in calcio d'angolo. Il portierone azzurro si esalta e con lui tutta la squadra, che pur continuando a subire il forcing avversario, si compatta e stringe i denti, respingendo tutti gli attacchi degli olandesi.
A mezz'ora dal termine Davids si procura un secondo rigore per la sua squadra che però Kluivert stampa sul palo. Si rimane sullo zero a zero e i padroni di casa cominciano a pensare che quella sia una partita maledetta e ormai affidano le proprie occasioni, solo con tiri dalla lunga distanza.
Nel finale l'Italia riesce a creare qualche grattacapo a Bergkamp e compagni, ma anche a causa della paura di subire il golden goal, che garantirebbe vittoria e finale immediata, entrambe le squadre si fanno più attente e la partita si chiude a reti inviolate e nemmeno i tempi supplementari riescono a cambiare il risultato. 
Si arriva così ai calci di rigore: il primo azzurro a presentarsi agli undici metri e Di Biagio che probabilmente ha ancora fresco il ricordo del penalty sbagliato ai mondiali del 1998 contro la Francia; stavolta però Gigi fa centro, mentre a sbagliare ci pensa nuovamente De Boer che si fa parare, ancora una volta, il tiro da Toldo che nel finale si ripeterà parando anche il rigore di Bosvelt. Nel mezzo segnano anche Kluivert, per l'Olanda e Pessotto e Totti, che "umilia" Van Der Sar con, il "cucchiaio", per l'Italia, mentre capitan Maldini è l'unico azzurro a sbagliare. 




Dopo una partita intensissima e sofferta l'Italia , dopo trentadue anni, raggiunge la finale la finale del campionato Europeo, e qui dovrà vedersela coi campioni del mondo francesi.
Purtroppo per noi, la nostra fortuna si è esaurita tutta nella semifinale di Amsterdam e con la Francia il discorso sarà ben diverso. Ma questa è un'altra storia e ne parlerò in un altro momento.

Ricordo che ho visto questo match assieme ad alcuni amici, mentre sorseggiavamo della birra gelata in un bar con qualche decina di tifosi azzurri e ad ogni parata di Toldo il locale esplodeva in urla di gioia e improperi contro gli avversari. A fine partita, per festeggiare la vittoria, siamo andati a casa a farci una pasta piccante e a bere vino. E voi ricordate dove eravate durate questo incredibile match?
In chiusura un ringraziamento a Riccardo Giannini de "Il bazar del calcio" e "Abcb: il caffè di Ricky" che mi ha aiutato nell'individuazione e nella scelta delle partite di cui parlare in questa nuova rubrica.

lunedì 12 agosto 2019

Geekoni film festival: L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza

Per il secondo anno consecutivo, la Geek League, omaggia il più famoso festival cinematografico per ragazzi, il Giffoni film festival, di cui Truffaut ebbe a dire: "Tra tutti i festival del cinema, quello di Giffoni è il più necessario".
Per il film di quest'anno sono volato in Brasile a recuperare una pellicola che usa la leggerezza per parlare di temi seri e delicati: "L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza" di Cao Hamburger del 2006.



1970, Mauro è un ragazzino di dodici anni, che come tutti i brasiliani, attende con impazienza l'inizio dei mondiali di calcio (quelli che noi italiani ricorderemo, ancor più che per la cocente sconfitta in finale contro Pelè e compagni, per la semifinale contro la Germania vinta 4 a 3 e che è passata alla storia calcistica come la partita del secolo).
Tuttavia quello è anche un periodo di rivolte politiche e molti oppositori del governo sono costretti all'esilio, tra questi ci sono anche i genitori di Mauro che decidono di raccontare al figlio che devono partire per una vacanza e lo lasceranno a casa del nonno, con la promessa di tornare a prenderlo entro la fine dei mondiali di calcio.



L'anziano, che vive nel quartiere ebraico di San Paolo. è però morto poco prima dell'arrivo del bambino, che si ritrova così solo in un ambiente a lui estraneo.
In quest'occasione, Mauro conosce Shlomo, un vicino di casa del nonno, dal carattere scorbutico, che sarà costretto dalla sua comunità a occuparsi del ragazzino.
Inizialmente il rapporto tra i due sarà difficile, ma con il passare del tempo i due riusciranno a trovare un equilibrio e ad affezionarsi l'uno all'altro.



Nel frattempo Mauro, mentre aspetta il ritorno dei suoi genitori, entrerà in contatto con il variegato quartiere di Bom Retiro in cui, oltre agli ebrei, convivono anche italiani, greci e arabi; farà amicizia con la coetanea Hanna, con la bella barista Irene e con Italo studente di sinistra, amico di suo padre e sua madre.
Durante quell'estate, il Paese è diviso tra l'entusiasmo per i successi della nazionale e le preoccupazioni per il pesante clima politico, cosa che si riflette anche nella vita di Mauro che alla fine capirà che ci sono cose più importanti di una partita di calcio.



Cao Hamburger, ha decido di raccontarci una pagina oscura del storia del Brasile, ma vista con gli occhi innocenti di un bambino, che in realtà non capisce cosa stia succedendo, che vorrebbe solo riunirsi ai suoi genitori, e che sogna di essere "negro e volare tra i pali".
Da questo punto di vista il film si distacca molto da pellicole dure e crude, come "City of God" e si accosta di più al film argentino "Kamchatka", in cui la rivoluzione è tenuta sullo sfondo, per raccontare le difficoltà di un ragazzino costretto ad un nuova situazione che è ancora troppo piccolo per poter comprendere a pieno.




Il film è infatti una storia di formazione, un racconto di passaggio dall'infanzia all'adolescenza, in cui il protagonista imparerà, grazie alla convivenza con culture diverse da quelle con cui è vissuto fino a quel momento, a crescere e maturare e che ci sono cose ben più importanti di una finale di coppa del mondo.


martedì 26 giugno 2018

Oh Capitano, mio Capitano

Non ho parlato molto di calcio qui nel blog; del resto il "mio" Milan, da qualche anno non è più quello che ha regalato tante gioie e soddisfazioni ai suoi tifosi, tra la fine degli anni 80 e il 2009; inoltre questo sport, per quanto io continui a considerarlo il più bello e spettacolare, a causa dei troppi interessi economici e di tifoserie che al tifo preferiscono la violenza, sta perdendo molto del suo fascino.
Tuttavia oggi, nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, mi sembrava doveroso ricordare un grande campione, che ha fatto la storia del Milan e del calcio in generale e che in venticinque anni di carriera rarissimamente ha perso la testa, facendosi riconoscere, oltre che per la sua classe, anche per la sua correttezza.
Sto, naturalmente, parlando di Capitan Maldini.



Paolo Maldini è nato a Milano, il 26 giugno 1968, figlio di un altro grande bandiera del Milan, Cesare Maldini, primo italiano a sollevare una Coppa dei Campioni (oggi Champions League).
Da piccolo Paolo era tifoso della Juventus e voleva fare il portiere, poi fortunatamente le cose sono andate diversamente.
Ha sempre militato nel Milan, con cui ha esordito ufficialmente alla giovane età di sedici anni e con cui ha vinto ventisei trofei nazionali e internazionali (7 scudetti, 1 Coppa Italia, 5 Supercoppe italiane, 5 Champions League (con il record di 8 finali giocate, a pari merito con Francisco Gento), 5 Supercoppe europee, 2 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa del mondo per club FIFA)
Inoltre sono molti i riconoscimenti che gli sono stati assegnati, peccato che non abbia mai vinto il Pallone d'Oro, perché sicuramente lo avrebbe meritato, ma si sa che solo in pochi casi questo premio è stato assegnato ad un difensore.



Ha giocato da terzino destro e sinistro e da difensore centrale, forte fisicamente, nel gioco aereo e nel tackle, veloce e dotato di grande tecnica e carisma era anche efficace nella fase offensiva (suo il record del gol più veloce in una finale di Champions League, nella partita, poi purtroppo persa dal Milan, contro il Liverpool nel 2005)
E' stato capitano del Milan dal 1997, ereditando la fascia dal grande Franco Baresi, che già gli aveva ceduto la fascia della nazionale dopo i mondiali del 1994.
Purtroppo, proprio con la nazionale, Maldini, non è riuscito a togliersi le soddisfazioni che avrebbe meritato, si ricordano infatti solo un secondo e un terzo posto ai Mondiali del 1994 e del 1990 e un secondo posto agli Europei del 2000.
E' inoltre tra i pochi calciatori ad aver raggiunto la soglia delle 1000 partite in carriera (per la precisione 1041).



Non ha mai legato con i tifosi della Curva Sud, di cui criticava gli atteggiamenti violenti. Ha sempre rifiutato di partecipare alle feste degli ultrà e dopo la finale persa a Istanbul, si è scontrato con alcuni tifosi che lo criticavano aspramente, critica che ha avuto il suo apice nell'ultima partita a San Siro. Fortunatamente i contestatori sono stati una piccola frangia e a proposito di quell'episodio Maldini ha così commentato:  "Non è stato un momento facile ed è stato tra l'altro inaspettato. C'erano settantamila spettatori quel giorno, ma ricordiamo solo quella piccola frangia di tifosi. Sono una persona pensante, ho detto le cose come stavano. Con il tempo ho capito che quello è stato un successo perché ha marcato una linea ancora più grossa tra me e quel tipo di calcio, non penso che quello sia il futuro dello sport".

Dopo il suo ritiro dal calcio giocato, la maglia numero 3 del Milan è stata ritirata, come era già accaduto per la maglia numero 6 di Franco Baresi. Solo i suoi figli, Cristian e Daniel, potrebbero indossarla se arrivassero a vestire la maglia rossonera in serie A.



Questi i record stabiliti da Paolo Maldini:

  • Record di presenze nel Milan: 902.
  • Più giovane esordiente con la maglia del Milan: 16 anni e 208 giorni (in Udinese-Milan del 20 gennaio 1985).
  • Record di presenze in Coppa dei Campioni/Champions League con il Milan: 139.
  • Record di presenze in Serie A: 647 (tutte con la stessa squadra).Maggior numero di stagioni disputate in Serie A: 25 (tutte consecutive e con la stessa squadra) a pari merito con Francesco Totti
  • Record di presenze nelle competizioni UEFA per club con la stessa squadra: 174.
  • Record di finali di Coppa dei Campioni/Champions League disputate: 8 (record condiviso con Francisco Gento).
  • Gol più veloce segnato in una finale di Champions League (2004-2005): 51,20 secondi.
  • Giocatore più anziano ad aver segnato un gol in una finale di Champions League (2004-2005): 36 anni e 334 giorni.
  • Record assoluto di minuti giocati ai Mondiali: 2.216.


Ancora grazie Capitano e tanti auguri di Buon Compleanno!!!

martedì 13 giugno 2017

Quella volta all'Appiani...



Sono stato la prima volta allo stadio quando ancora non avevo diciassette anni. La partita era Padova Venezia al vecchio Appiani, stadio poi abbandonato dalla società bianco-scudata per il più sicuro, ma più brutto Euganeo.
Era una bella domenica primaverile e con il gruppo di amici ci trovammo a casa di uno di noi, non ricordo di preciso di chi, forse proprio casa mia, dato che era quella più vicina alla fermata dell'autobus.
Il nostro gruppetto era numeroso; oltre a me e mio fratello c'erano Stefano, il Brugne, il P, il Guscio, uno o due dei fratelli Pastore e qualcun altro.
Prendemmo l'autobus extraurbano che fa il percorso tra Venezia e Padova per poi, arrivati al capolinea, prendere quello cittadino che ci avrebbe portato direttamente allo stadio, ma una volta saliti ci siamo accorti che erano numerosi i tifosi veneziani, pronti a dar battaglia.
Il derby veneto è spesso più sentito di molte stracittadine di serie A e non di rado i tifosi se le sono suonate di santa ragione, per non parlare dei danni fatti per le strade delle due città, danni che poi abbiamo saputo che i cugini lagunari avevano effettivamente procurato nel loro percorso.
Appena saliti sul bus ci siamo accorti subito della situazione potenzialmente pericolosa, tutti tranne il P, che senza nemmeno il tempo di trovare posto urlò:
"Dai che oggi vinciamo 3 a 0!"
Dal fondo del mezzo un ragazzo partì alla carica, bloccato fortunatamente dai suoi compagni che evidentemente non volevano guai prima di essere arrivati a destinazione.
Tuttavia, sentendoci addosso gli sguardi feroci degli avversari, decidemmo di non aspettare il capolinea e di scendere alla prima fermata utile per prendere un autobus urbano.
Arrivati indenni allo stadio, prendemmo posto in curva e ancora prima che iniziasse la partita partirono i classici cori per incitare la squadra e per sbeffeggiare i rivali.
"Datemi un PA!"
"PA!"
"Datemi un DO!"
"DO!"
"Datemi un VA!"
"VA!"

"PADOVA, PADOVA!"
Poi la partita iniziò, ma di quel primo tempo, a causa della mia bassa statura e del fisico mingherlino riuscii a vedere gran poco, infatti ero sovrastato da gente decisamente più alta di me e ad ogni ola o coreografia venivo sballottato da una parte all'altra, senza capirci nulla e ritrovandomi distante dal resto della mia compagnia.
Ad un certo punto notai a terra una bella sciarpa e cercai il momento adatto per intascarla, tanto in mezzo a quella bolgia, trovare il proprietario sarebbe stato impossibile; tuttavia quando mi stavo chinando per raccoglierla, il capo ultrà ricominciò a incitare la curva:
"Tutti a destra oh-o, tutti a sinistra oh-o!" 
E così persi la mia occasione.
Durante l'intervallo, quando la situazione si era in parte calmata, cercai un posto per assistere meglio al resto della partita e godermi almeno il secondo tempo. Mi arrampicai così sulla balaustra della barriera di protezione in cima alla curva e mi avvinghiai ad uno dei pali alti.
Da lì riuscii a vedere bene tutto il secondo tempo, che a dire il vero, come il resto della partita fu di livello abbastanza scarso, ma io ero comunque carico e mi divertii lo stesso.
La partita finì zero a zero e noi ce ne tornammo a casa, fortunatamente evitando gli scontri tra tifoserie.
Dopo quella prima volta, riuscii a tornare allo stadio solo diversi anni più avanti, quando il Padova ottenne la promozione in serie A, ma di questo ne parlerò un'altra volta, forse...

venerdì 13 giugno 2014

La coscienza della favelas

Veramente c'era bisogno dell'inizio dei mondiali di calcio, per accorgersi che in Brasile la gente muore per strada? Che nelle baraccopoli vivono in scatole di latta, mentre a due passi ci sono città con gente che vive nel benessere? Che i bambini vengono sfruttati, violentati e uccisi come se niente fosse? Che la delinquenza è l'unica maniera che hanno i più poveri di sopravvivere? Veramente avevate bisogno del Mondiale per vedere tutto ciò?
Se davvero vi serviva questo, per accorgervi di quando drammatica sia la situazione in quei Paesi, dovevate avere gli occhi ben foderati di salame...
Ora sta a voi decidere se guardare le partite o meno, ma non crediate che boicottando la coppa del mondo risolverete qualche problema...se lo fate per una questione di principio, per sentirvi in pace con voi stessi e così via; ben venga, ma spero che siate altrettanto coerenti in tutti gli altri aspetti della vostra vita, perché è troppo facile puntare il dito contro il calcio (ormai è diventato di moda essere anti-calcistici), però tollerare eventi sportivi di altro genere, o mega concerti o qualsiasi tipo di manifestazione che richieda un dispendio di denaro...
Per quanto mi riguarda, qualche partita la guarderò, per lo meno quelle dell'Italia, anche se sono ben consapevole dello schifo che c'è sotto, in parte perché sono un po' ipocrita...ma anche perché io la mia parte per aiutare le popolazioni in difficoltà la sto facendo; non sto qui a dire cosa, e comunque io sono in pace con la mia coscienza, e non sarà perché guardo un incontro di calcio, che mi sento in colpa...
Buon weekend...