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venerdì 29 dicembre 2017

Yakuza Apocalypse (2015)



Che Takashi Miike sia un regista fuori dalle regole è un eufemismo...una tautologia...e probabilmente non c'è bisogno che ve lo dica io, ma con questo "Yakuza Apocalypse" la sua follia supera ogni limite, riuscendo a sembrare più assurdo anche di "As the Gods Will" e direi che non è poco.
Di cosa parla il film? Prima di riassumere un po' questo delirio, va detto che la trama, pur avendo comunque un filo conduttore, è per lo più una scusa per mettere in scena sequenze sempre più folli e spettacolari, fino ad un finale cartoonesco e apertissimo, ma andiamo con ordine.


Kamiura è un boss yakuza di una cittadina giapponese, dove è amato e benvoluto, dato che protegge i suoi abitanti e cerca di mantenere la pace. Il boss nasconde però un segreto, infatti è un vampiro, ma anziché nutrirsi col sangue di innocenti civili, che lo renderebbero forte, preferisce quello di altri yakuza, che invece lo indebolisce sempre di più, infatti quando due strani individui arrivano in città, Kamiura farà una brutta fine, ma farà in tempo a passare il suo potere al suo braccio destro Kageyama. Questi scopre che i due killer lavorano assieme al capitano della yakuza e dunque capisce il suo tradimento. Inizia così una battaglia tra yakuza vampiri, alleati di Kageyama a bizzarri personaggi, tra cui un kappa con problemi di alitosi e una rana mascotte con il potere di uccidere con lo sguardo alleati agli yakuza traditori.


"Yakuza Apocalypse" parte dunque come uno yakuza-movie, ma fin da subito mette in scena la sua anima grottesca, per poi attingere al genere vampiresco-horror, alla commedia e naturalmente ai film sulle arti marziali, rendendo impossibile l'incasellamento in unico genere.
Miike dirige così un film fatto unicamente per intrattenere, senza logiche e senza morali; quello che conta è unicamente stupire e divertire lo spettatore che in questo gran minestrone di idee e avvenimenti si fa prendere dal delirio del regista e nemmeno si accorge delle quasi due ore di film.
Va però detto che per girare un film così fuori dagli schemi ed esagerato, ci vuole un signor regista, che sappia far vivere la pellicola di vita proprio, ma che allo stesso tempo non lo perda di mano, rischiando di sconfinare nel cattivo gusto. E Miike è uno di questi rari registi.



"Yakuza Apocalypse" si rifà più che al cinema, al mondo dei fumetti e dei cartoni animati, dei videogiochi e della cultura sotto-popolare giapponese con personaggio come l'otaku o la rana combattente.
E in tutto questo virtuosismo di assurdità e violenza, il regista si ricorda di omaggiare il cinema italiano, infatti il personaggio di Bateren, che porta con se una cassa da morto con dentro un fucile è un chiaro riferimento a Django di Corbucci, che Miike aveva già omaggiato in "Sukiyaki Western Django" dove faceva un cameo anche Tarantino (e poi si dice...).
Molto belle le musiche di Koji Endo.
Come dicevo all'inizio, il finale del film è apertissimo e potrebbe lasciare spazio a un futuro sequel, sperando che a girarlo sia sempre quel gran cane pazzo di Takashi Miike.