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giovedì 31 ottobre 2019

Geek League - Hallowgeek: Dylan Dog - Sette anime dannate

L'anno scorso la Geek League si era riunita ad Halloween per parlare di quegli episodi di serie tv, dedicati appunto alla festa più spaventosa dell'anno.
Quest'anno abbiamo invece deciso di dedicare le nostre recensioni al mondo dei fumetti, ma non avendo trovato nulla di ambientato durante la notte di Halloween, sono comunque rimasto nel mondo dell'horror andando a ripescare un vecchio albo dell'Indagatore dell'incubo.
L'albo di cui andrò a parlare è "Sette anime dannate".




"Sette anime dannate" è uscito la prima volta come speciale n°6 nel luglio 1992 e poi più volte ristampato in vari formati, a cui era allegato un volumetto con un avventura completamente dedicata a Groucho, amico e assistente di Dylan Dog.
Soggetto e sceneggiatura sono del papà di Dylan, Tiziano Sclavi, mentre i disegni sono del grandissimo Corrado Roi e ciò fà di questo, uno degli albi più belli tra tutti quelli di Dylan Dog.



La trama è presto detta: Dylan e altri sei personaggi sono invitati da un misterioso anfitrione a Xanador, un'oscura e isolata magione. Ad accogliere gli ospiti però non c'è nessuno, fatta eccezione per alcune marionette manovrate da sottili fili che paiono perdersi nel nulla. Ben presto i sette sventurati che sono stati invitati lì in quanto rappresentanti dei sette vizi capitali e perciò essere puniti e morire.



La storia si rifà direttamente al romanzo di Agatha Christie, "Dieci piccoli indiani" qui tradotto come nell'originale "Ten little niggers" (Dieci piccoli negretti), ma Tiziano Sclavi è un autore tutt'altro che banale e intreccia tematiche tipicamente gialle ad atmosfere horror-gotiche, con punte di commedia nera che affronta con il cinismo proprio di Sclavi, questioni profonde quali la dualità dell'animo umano e le sue debolezze. Ma se da un lato questa duplicità pare ben delineata, almeno dal punto di vista del misterioso padrone di casa, dall'altro bene e male, odio e amore, sesso e morte sono separate da un filo sottile e spesso le due cose si mescolano e sovrappongono.



Questo pensiero è una costante del "primo" Dylan Dog e infatti il suo autore gli fa dire "...da laico, non ho mai considerato, né questa né gli altri, dei peccati...solo comprensibili debolezze umane".
Oltre ad Agatha Christie, Sclavi si diverte a seminare per la storia varie citazioni letterarie e cinematografiche che vanno dall'avaro Scrooge de "Il canto di Natale" di Dickens all'esplosione dell'uomo obeso, riferimento al signor Cresote de "Monty Python - Il senso della vita", passando per rimandi alla Bibbia e al cinema horror classico.
Inoltre l'autore è riuscito ad anticipare di ben tre anni un film come "Seven" con una tematica molto simile.



Come detto a coadiuvare il buon Tiziano, ai disegni troviamo Corrado Roi che qui firma quello che è forse il suo capolavoro; del resto i suoi tratti paiono perfetti per le ambientazioni gotiche della storia.
Le sue figure slanciate, assieme alle strutture vertiginose e assurde del castello, sono tipiche del cinema espressionista tedesco, così come la costruzione dei corridoi, con i suoi giochi di luce e i suoi angoli bui, conferiscono alla magione il ruolo di personaggio, che con la sua malvagità insita in se stessa, ricorda le numerose case stregate del cinema horror di ogni tempo e in particolare di quello degli anni '50 e '60 come "Gli invasati " o "La casa sulla scogliera".
Tuttavia, Roi se la cava bene anche nei momenti più propriamente splatter, con tavole e disegni espliciti, che non lasciano molto spazio a fantasie.



Insomma "Sette anime dannate" è uno di quegli albi che riesce a coniugare alla perfezione storia, sceneggiatura, personaggi e disegni, uno di quegli albi che rimarranno a lungo nella mente e nel cuore dei lettori, grazie anche ad un protagonista forte e fragile contemporaneamente, forse un po' ipocrita, ma che è convinto delle sue idee e fedele ai suoi principi, tanto da non aver paura di sputare in faccia ad un angelo.

Qui di seguito i post degli amici per la Hallogeek:


giovedì 13 dicembre 2018

Dylan Dog 387: Che regni il caos! - Ben venga il caos, perché l’ordine non ha funzionato.




A fine novembre è uscito il Dylan Dog numero 387, intitolato "Che regni il caos!" che apre il ciclo della meteora, ovvero una serie di tredici numeri con storie collegate tra loro e che porteranno al numero 400 in cui dovrebbe esserci una nuova evoluzione del personaggio creato da Tiziano Sclavi (o comunque a grosse novità).
Già dalla copertina, splendidamente disegnata da Gigi Cavenago (molto bello l'uso dei colori), si capisce che qualcosa di incredibile sta per accadere; infatti sulla scritta "Dylan Dog" cominciano a comparire delle crepe. Crepe che, a quanto pare, finiranno con il totale sgretolamento del titolo, metafora del cambiamento che il personaggio e, forse, l'intera testata, sta per subire.
Roberto Recchioni, con questo numero, ci regala uno degli album più belli degli ultimi anni, forse non perfetto, ma che riesce a strizzare l'occhio all'Old Boy di sclaviana memoria, tanto caro a tutti noi, ma contemporaneamente inserisce delle importanti novità che rendono il futuro di Dylan piuttosto interessante.



L'albo è diviso nettamente in due parti (e infatti sono stati chiamati due disegnatori: Leomacs e Marco Nizzoli), una più punk/rock, l'altra, per citare lo stesso Recchioni più jazz.
A muovere i fili di questa intricata trama, troviamo John Ghost, nuova nemesi di Dylan Dog, che inizialmente libererà la furia omicida di Axel Neil, dalle fattezze simili a Slash dei Guns 'n' roses, in una prima parte fortissimamente splatter, come da tanto tempo non si vedeva e dalle numerose (forse fin troppe) citazioni dal mondo della musica rock.
Nella seconda parte, le manovre di Ghost si fanno più complesse e articolate: infatti il misterioso magnate riuscirà a trasformare Dylan in un vero e proprio eroe multimediale, osannato dai normali cittadini, ma ora anche da tutta quella stampa che una volta lo additava come ciarlatano.
Questi nuovi panni però, non piacciono all'inquilino di Craven Road, anche perché, sempre secondo i piani di John Ghost, i suoi gesti e le sue parole verranno travisate, portando la popolazione a gesti di giustizia sommaria, contro a poveri innocenti.
E qui abbiamo un altro punto di svolta del personaggio, avvicinandolo di più alla concezioni del suo nuovo curatore Recchioni, ma senza snaturarlo da quello che era il pensiero di Tiziano Sclavi; infatti, salvando Lord Chester (altro gradito ritorno tra le pagine della serie regolare) dal linciaccio, Dylan dirà alla folla inferocita: "...ma i veri mostri siete voi".



Questa frase solo all'apparenza ribalta il concetto tanto caro al papà dell'indagatore dell'incubo, che parteggiava per i freaks, per gli ultimi, per quelli considerati scherzi della natura, tanto da far dire spesso a Dylan che preferiva stare dalla parte dei mostri.
In realtà a cambiare è la concezione della parola mostri, non più intesa come "diversi", ma come esseri malvagi e proprio partendo da questi presupposti, Dylan accusa gli uomini di essere i veri mostri e presentandosi nell'ultima vignetta come "essere umano".
Concludendo, questo "Che regni il caos!" è un buon album, certamente non perfetto, ma che pare segnare l'inizio di una strada che, per lo meno, porterà a interessanti novità.