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lunedì 12 agosto 2019

Geekoni film festival: L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza

Per il secondo anno consecutivo, la Geek League, omaggia il più famoso festival cinematografico per ragazzi, il Giffoni film festival, di cui Truffaut ebbe a dire: "Tra tutti i festival del cinema, quello di Giffoni è il più necessario".
Per il film di quest'anno sono volato in Brasile a recuperare una pellicola che usa la leggerezza per parlare di temi seri e delicati: "L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza" di Cao Hamburger del 2006.



1970, Mauro è un ragazzino di dodici anni, che come tutti i brasiliani, attende con impazienza l'inizio dei mondiali di calcio (quelli che noi italiani ricorderemo, ancor più che per la cocente sconfitta in finale contro Pelè e compagni, per la semifinale contro la Germania vinta 4 a 3 e che è passata alla storia calcistica come la partita del secolo).
Tuttavia quello è anche un periodo di rivolte politiche e molti oppositori del governo sono costretti all'esilio, tra questi ci sono anche i genitori di Mauro che decidono di raccontare al figlio che devono partire per una vacanza e lo lasceranno a casa del nonno, con la promessa di tornare a prenderlo entro la fine dei mondiali di calcio.



L'anziano, che vive nel quartiere ebraico di San Paolo. è però morto poco prima dell'arrivo del bambino, che si ritrova così solo in un ambiente a lui estraneo.
In quest'occasione, Mauro conosce Shlomo, un vicino di casa del nonno, dal carattere scorbutico, che sarà costretto dalla sua comunità a occuparsi del ragazzino.
Inizialmente il rapporto tra i due sarà difficile, ma con il passare del tempo i due riusciranno a trovare un equilibrio e ad affezionarsi l'uno all'altro.



Nel frattempo Mauro, mentre aspetta il ritorno dei suoi genitori, entrerà in contatto con il variegato quartiere di Bom Retiro in cui, oltre agli ebrei, convivono anche italiani, greci e arabi; farà amicizia con la coetanea Hanna, con la bella barista Irene e con Italo studente di sinistra, amico di suo padre e sua madre.
Durante quell'estate, il Paese è diviso tra l'entusiasmo per i successi della nazionale e le preoccupazioni per il pesante clima politico, cosa che si riflette anche nella vita di Mauro che alla fine capirà che ci sono cose più importanti di una partita di calcio.



Cao Hamburger, ha decido di raccontarci una pagina oscura del storia del Brasile, ma vista con gli occhi innocenti di un bambino, che in realtà non capisce cosa stia succedendo, che vorrebbe solo riunirsi ai suoi genitori, e che sogna di essere "negro e volare tra i pali".
Da questo punto di vista il film si distacca molto da pellicole dure e crude, come "City of God" e si accosta di più al film argentino "Kamchatka", in cui la rivoluzione è tenuta sullo sfondo, per raccontare le difficoltà di un ragazzino costretto ad un nuova situazione che è ancora troppo piccolo per poter comprendere a pieno.




Il film è infatti una storia di formazione, un racconto di passaggio dall'infanzia all'adolescenza, in cui il protagonista imparerà, grazie alla convivenza con culture diverse da quelle con cui è vissuto fino a quel momento, a crescere e maturare e che ci sono cose ben più importanti di una finale di coppa del mondo.


venerdì 13 giugno 2014

La coscienza della favelas

Veramente c'era bisogno dell'inizio dei mondiali di calcio, per accorgersi che in Brasile la gente muore per strada? Che nelle baraccopoli vivono in scatole di latta, mentre a due passi ci sono città con gente che vive nel benessere? Che i bambini vengono sfruttati, violentati e uccisi come se niente fosse? Che la delinquenza è l'unica maniera che hanno i più poveri di sopravvivere? Veramente avevate bisogno del Mondiale per vedere tutto ciò?
Se davvero vi serviva questo, per accorgervi di quando drammatica sia la situazione in quei Paesi, dovevate avere gli occhi ben foderati di salame...
Ora sta a voi decidere se guardare le partite o meno, ma non crediate che boicottando la coppa del mondo risolverete qualche problema...se lo fate per una questione di principio, per sentirvi in pace con voi stessi e così via; ben venga, ma spero che siate altrettanto coerenti in tutti gli altri aspetti della vostra vita, perché è troppo facile puntare il dito contro il calcio (ormai è diventato di moda essere anti-calcistici), però tollerare eventi sportivi di altro genere, o mega concerti o qualsiasi tipo di manifestazione che richieda un dispendio di denaro...
Per quanto mi riguarda, qualche partita la guarderò, per lo meno quelle dell'Italia, anche se sono ben consapevole dello schifo che c'è sotto, in parte perché sono un po' ipocrita...ma anche perché io la mia parte per aiutare le popolazioni in difficoltà la sto facendo; non sto qui a dire cosa, e comunque io sono in pace con la mia coscienza, e non sarà perché guardo un incontro di calcio, che mi sento in colpa...
Buon weekend...