Dove eravamo rimasti? L'ultima volta che ho parlato di
Dylan Dog è stato a gennaio dell'anno scorso con il numero
388, il secondo del "
ciclo della meteora". La mia intenzione era quella di recensire questa serie, numero per numero, mese per mese, fino ad arrivare al tanto atteso nuovo inizio; cosa che per svariati motivi non sono riuscito a fare, chiudiamo dunque questa fase e ripartiamo da zero, anzi da
401.
Va detto, innanzitutto, che per quanto questo nuovo albo possa funzionare anche come numero a se stante, soprattutto per chi dovesse cominciare a leggere Dylan Dog solo ora, sarebbe meglio contestualizzarlo in un'ottica più ampia, cioè sia come nuova ripartenza dopo "
l'apocalisse" dei numeri precedenti, sia come primo capitolo di un primo ciclo che porterà il personaggio e il mondo dylandoghiano a qualcosa di nuovo e diverso da quello che i lettori storici e nostalgici erano abituati.
Dunque, per un giudizio più obiettivo, sarebbe meglio aspettare per lo meno questi primi sei numeri del già annunciato mini ciclo.
"
L'alba nera" è si un nuovo inizio, ma è anche una sorta di remake/reboot dello storico numero 1, "
L'alba dei morti viventi", che riprende vecchi e nuovi personaggi con piccole, ma sostanziali differenze per caratterizzare il Dylan voluto da
Roberto Recchioni.
Rivediamo dunque il caro vecchio
Bloch, qui nel nuovo ruolo di soprintendente (che ironia no?), il misterioso
Hamlin di
Safarà,
Xabaras, qui per ora come semplice spettatore, ma anche l'ispettore
Carpenter e
Rania con una storia e un passato leggermente diversi da come li avevamo lasciati nel numero
399, cosa che non mancherà di sorprendere i vecchi lettori. Infine abbiamo
Gnaghi, personaggio che rimanda direttamente alle origini di Dylan Dog, ispirato a quel
Francesco Dellamorte di Sclaviana memoria, protagonista del romanzo "
Dellamorte Dellamore" e dell'omonimo film.
E
Groucho? Beh, mi sa che per lui dovremmo aspettare per capire le scelte di Casa Bonelli.
Per quanto riguarda Dylan è sicuramente diverso da quello ideato da
Sclavi (sembra più sicuro di sé ed è più chiacchierone), ma allo stesso tempo ne ricalca alcuni particolari (il citazionismo, l'essere un playboy...).
Come dicevo prima, è però presto per dare un già un giudizio sul personaggio, bisogna aspettare un po' e vedere come evolve.
La domanda fondamentale è invece un'altra: era necessaria questa nuova partenza?
Per quanto mi riguarda la risposta è nì. Sicuramente Dylan Dog aveva bisogno di una bella rinfrescata e di qualche novità, ma questo già da un bel po' tempo, direi ancora da prima che Recchioni ne prendesse la cura editoriale, ma se il cambiamento fosse stato più graduale probabilmente sarebbe stato accettato meglio anche dai lettori più tradizionalisti (o almeno da parte di essi) e avrebbe evitato alcune scelte e alcune storie che sono risultate un po' forzate e stonate.
Ora si può ripartire andando anche a riprendere alcune di quelle caratteristiche di cui molti hanno lamentato l'assenza da molti anni a oggi.
Prima di passare alle conclusioni non si può non fare due parole sull'aspetto tecnico-artistico dell'albo, che vede ai disegni il magnifico
Corrado Roi. Splendide le sue tavole e perfette per la storia sceneggiata da Roberto Rercchioni, con i suoi chiaro scuri e le sue sfumature che ben delineano sia i personaggi che le scene d'azione.
Molto bella anche la copertina, disegnata come sempre da
Gigi Cavenago e dai riflessi laminati, peccato per quel bollino blu che indica il nuovo inizio che poteva sicuramente essere indicato in maniera diversa.
Inoltre, i già più volte ricordati nostalgici, non potranno non apprezzare la terza pagina che rimanda alla stessa dei primissimi albi.
"
L'alba nera" è, a mio avviso, un albo interessante, ben scritto e sceneggiato (non manca qualche stonatura, ma tutto sommato ci può stare) che può piacere sia ai vecchi appassionati, i quali rimarranno sicuramente sorpresi dal finale d'episodio, che sappiano però accettare i cambiamenti, ma anche a chi si avvicina ora alla lettura dell'Indagatore dell'incubo.
Per me dunque un albo pienamente promosso, sperando che mantenga le promesse e le premesse fin qui gettate.