Di cosa parla il film? Prima di riassumere un po' questo delirio, va detto che la trama, pur avendo comunque un filo conduttore, è per lo più una scusa per mettere in scena sequenze sempre più folli e spettacolari, fino ad un finale cartoonesco e apertissimo, ma andiamo con ordine.
Miike dirige così un film fatto unicamente per intrattenere, senza logiche e senza morali; quello che conta è unicamente stupire e divertire lo spettatore che in questo gran minestrone di idee e avvenimenti si fa prendere dal delirio del regista e nemmeno si accorge delle quasi due ore di film.
Va però detto che per girare un film così fuori dagli schemi ed esagerato, ci vuole un signor regista, che sappia far vivere la pellicola di vita proprio, ma che allo stesso tempo non lo perda di mano, rischiando di sconfinare nel cattivo gusto. E Miike è uno di questi rari registi.
"Yakuza Apocalypse" si rifà più che al cinema, al mondo dei fumetti e dei cartoni animati, dei videogiochi e della cultura sotto-popolare giapponese con personaggio come l'otaku o la rana combattente.
E in tutto questo virtuosismo di assurdità e violenza, il regista si ricorda di omaggiare il cinema italiano, infatti il personaggio di Bateren, che porta con se una cassa da morto con dentro un fucile è un chiaro riferimento a Django di Corbucci, che Miike aveva già omaggiato in "Sukiyaki Western Django" dove faceva un cameo anche Tarantino (e poi si dice...).
Molto belle le musiche di Koji Endo.
Come dicevo all'inizio, il finale del film è apertissimo e potrebbe lasciare spazio a un futuro sequel, sperando che a girarlo sia sempre quel gran cane pazzo di Takashi Miike.