sabato 14 settembre 2019

La scomoda maschera di Fantozzi

Ugo Fantozzi è un personaggio che nasce dalla mente e dalla penna di Paolo Villaggio, che poi interpreterà la sua stessa creatura in sketches televisivi e in numerosi film cinematografici.
Sfortunato, inetto, continuamente succube dell'autorità, Fantozzi è entrato nell'immaginario comune come prototipo dell'uomo vessato dalla società che prova costantemente a trovare una forma di riscatto senza, peraltro, quasi mai riuscirci.
Il personaggio esordisce nel 1968, in alcuni sketches interpretati dallo stesso Villaggio, durante la trasmissione Quelli della domenica e in seguito trasposto in un libro, edito da Rizzoli, pubblicato nel 1971 che avrà un enorme successo, tanto da essere tradotto in varie lingue e che vincerà, in Unione Sovietica, il premio Gogol come migliore opera umoristica.

Fantozzi ragionier Ugo, matricola 1001/Bis dell'Ufficio Sinistri


Nel 1975 Fantozzi esordisce al cinema, in un film diretto da Luciano Salce, che unisce i primi due libri dell'autore genovese, trovando subito il consenso del pubblico, ma solo parte della critica, che lo definisce perlopiù, un film riuscito solo in parte e con scene troppo slegate tra loro.
Tuttavia, con il tempo, il film è divenuto un vero e proprio cult e molti critici si sono ricreduti, attribuendogli sempre più spesso, pareri favorevoli e positivi.
Il successo di Fantozzi è dovuto alla graffiante ironia assieme all'iperbole con la quale è disegnato il personaggio, nel quale molta gente si identificava o in cui vedeva riconosciuto un mondo a loro vicino (chi non ha mai avuto a che fare con superiori sfruttatori e cinici, con colleghi arrivisti o con l'autorità forte con i più deboli e servile con chi è al comando?).

La corazzata Kotiomkin è una caxxta pazzesca!


Nel 1976 esce al cinema Il secondo tragico Fantozzi, che avendo per base gli stessi due libri utilizzati per la prima pellicola, ne è quasi un naturale continuo, altrettanto riuscito e con altrettante sequenze ormai divenute celeberrime e stracitate.
E' dal terzo film della serie, Fantozzi contro tutti, che le cose cominciano a cambiare e non del tutto in positivo, anzi.
Innanzitutto la regia passa da Salce a Neri Parenti, che ha tutt'altra mano, rispetto al regista romano, con una comicità meno raffinata, pur tuttavia conservando ancora una discreta qualità, non ancora scatologica e volgare, come invece capiterà con altre pellicole (vedi i vari cinepanettoni).

Com'è umano Lei


Inoltre, proprio da questo terzo episodio, il personaggio di Fantozzi subisce una fusione con quello di Giandomenico Fracchia, altro personaggio di Paolo Villaggio, che nei libri aveva il ruolo di compagno di sventure del celebre ragioniere (ruolo che nei film viene modificato e da cui nasce il ragioniere, poi geometra, Filini), ma che in Quelli della domenica, ha sketches tutti suoi, con un personaggio solo vagamente simile a quello di Fantozzi, ma molto più vigliacco, inetto, dalla parlata confusa.

Beh in effetti questa storia comincia a essere un po' ripetitiva...


Questa fusione verrà maggiormente messa in evidenza in Fantozzi subisce ancora e da lì riproposta in diversi altri personaggi in altri film, come Suola di ladri (1 e 2), I pompieri e Missione eroica - I pompieri 2, Ho vinto la lotteria di capodanno, Io no spik inglish e molti altri, ma se nella saga di Fantozzi, fino a Fantozzi alla riscossa, grazie a delle sceneggiature che in qualche modo riuscivano a fare ancora della critica sociale, da lì in poi e in tutte le altre pellicole nelle quale veniva riproposta la maschera inventata da Villaggio ha cominciato a stancare anche il pubblico meno esigente, in quanto fine a se stessa ed eternamente ripetitiva.

Avete visto che so recitare veramente?


Per di più, Paolo Villaggio si ritrovò intrappolato nella sua stessa creatura, in quanto il pubblico ormai lo identificava unicamente come Fantozzi/Fracchia, dimenticando che l'attore ligure era un artista a tutto tondo e che sapeva dare vita a personaggi brillanti, ma non macchiettistici come in Io speriamo che me la cavo o La voce della luna, o drammatici come ne Il segreto del bosco vecchio o Azzurro.
In conclusione, ritengo che Fantozzi (in tutte le sue varianti) sia una delle maschere più riuscite e importanti del cinema italiano, ma che come altre saghe cinematografiche o serie tv, avrebbe dovuto fermarsi un po' di tempo prima.

10 commenti:

  1. Bell'articolo, che condivido in pieno... tranne il finale! :) secondo me è giusto invece che Villaggio non si sia risparmiato con il suo personaggio: Fantozzi è l'icona dell'italiano medio, un simbolo, e attraverso i suoi film, per quasi trent'anni, abbiamo visto come il nostro paese stava cambiando (in peggio, ovviamente). Fantozzi rappresenta le nostre paure, quello che nessuno di noi vorrebbe essere... e che magari, senza accorgersene, è davvero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, Fantozzi è un simbolo di quell'italiano medio, inetto e servile, incapace di reagire ai potere, ma è la sua macchietta che dopo molti anni, riproposta in ruoli anche diversi da quelli del ragioniere più sfortunato del cinema, che ha un po' stancato lo spettatore.
      Ciottoli, de "I pompieri" non è Fantozzi, ma fa i suoi stessi versi e usa la sua stessa mimica...se avesse cambiato qualcosa forse alla fine ci saremmo annoiati meno

      Elimina
  2. Per me Paolo Villaggio era un grande attore, e non importa se fosse etichettato da una sua creatura, far ridere così di cuore e di testa non è facile e lui ci riusciva ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io credo che per quanto fosse grato e affezionato al suo personaggio, lui stesso fosse poco entusiasta che venisse etichettato unicamente come "Fantozzi ragionier Ugo"

      Elimina
  3. In tutta sincerità Fantozzi è un personaggio che non mi ha mai divertito, ho trovato le varie scene che compongono i suoi film, qualcosa di più triste che comico, uno sparare alla Croce Rossa, un infierire sugli infelici... Un'intera saga che avrei visto più opportuno chiamarsi "E anche oggi mi suicido domani", perché Fantozzi non ha nemmeno il coraggio di dire "Basta!" a una vita del genere.
    Eppure la regia di Luciano Salce mi è piaciuta molto in "Vieni avanti cretino", tranne forse nel finale del film... Sarà che lì c'era Lino Banfi e un personaggio più colorato.
    Anche Paolo Villaggio l'ho apprezzato come persona, quando smetteva i panni del personaggio ed era sé stesso ospite di qualche trasmissione; e mi restano simpatiche le sue gag di Fracchia con Gianni Agus, ma il suo Fantozzi proprio non mi ha mai strappato un sorriso, tipo quando un amico ti spara una freddura dietro l'altra ma tu stai con la testa altrove...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. De Gustibus, ma sicuramente è un personaggio molto riuscito proprio perché esagerato. Inoltre quasi tutta la commedia italiana, quella più riuscita dico, è permeata da una certa tristezza, basti pensare ai primi film di Verdone.

      Elimina
    2. La penso un po' come Gas, nel senso che dietro le sue disavventure c'era tutto il sottotesto ( culturale e politico ) dell'impiegato della media bassa borghesia italiana.
      Detto questo, quelle commedie erano oro puro rispetto al panorama italiano odierno, ma probabilmente anche perché ero più libero mentalmente per apprezzarle.

      Elimina
  4. Non ho mai amato Fantozzi.
    Anzi, mi dava piuttosto fastidio.
    Sono d'accordo, infatti, con la tua chiusa.
    Ho amato molto la sua interpretazione in "Io speriamo che me la cavo".
    Sì, avrebbe proprio dovuto darci un taglio prima..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A molti Fantozzi è divenuto antipatico, proprio perché col tempo, faceva sempre meno critica sociale ed era per lo più una macchietta che si ripeteva in troppi film. Comunque io lo guardo sempre volentieri, a parte gli ultimi due o tre capitoli della saga.

      Elimina
  5. il fantozzi che ho più apprezzato è "fantozzi va in pensione", veramente impregnato di tristezza, un capolavoro al pari del primo.
    poi, degli ultimi, l' ugo fantozzi degli anni 70 direbbe "sono una cagata pazzesca!"

    RispondiElimina