Joe Toy è un adolescente, frustrato dai continui tentativi del padre vedovo, di dirigere la sua vita, con severità e trattandolo ancora come un bambino. Il ragazzo, esasperato, decide di fuggire e di andare a vivere nei boschi assieme all’amico di sempre Patrick, che invece pare avere il problema contrario; genitori troppo presenti, ma che in realtà non ascoltano le vere esigenze del figlio. A loro si aggiunge Biaggio, uno strano ed eccentrico coetaneo. I tre giovani, determinati ad abbandonare il tetto familiare, si costruiscono una casa nel bosco, dove vivere in assoluta libertà, lontani dalle umiliazioni dei genitori e dalle difficoltà della vita quotidiana.
Il film di Jordan Vogt-Roberts, è il classico “coming-of-age” tanto caro agli americani, non molto diverso da altri film del genere; tuttavia riesce ad essere comunque efficace nella messa in scena del disagio adolescenziale, soprattutto nei confronti delle autorità familiari. Altra particolarità del film, è che è stato girato come una commedia, cosa che ci viene continuamente ricordata dai personaggi secondari, e dai loro atteggiamenti, ma senza per questo rinunciare ad una certa profondità e sensibilità. I tre protagonisti, stanchi di come vengono trattati dai genitori, decidono di scappare di casa e vivere per conto loro nei boschi, con le loro regole e senza dover conto a nessuno, se non a loro stessi. La loro idea di vivere di ciò che la natura gli concede, si rivela però subito difficoltosa, tant’è che per risolvere il problema del cibo, lo risolvono facendo una capatina ad un vicino fast-food (e anche qui si notano i toni da commedia). I veri problemi però vengono fuori quando Joe invita a vedere la loro casa, la ragazza di cui è innamorato, ma questa gli preferisce l’amico Patrick. Il ragazzo umiliato, caccia entrambi in malo modo e poi allontana anche Biaggio, rilevando così tutta le sue insicurezze e debolezze , dovute ad un’età ancora acerba, nonostante la voglia di essere già grande. Il ragazzo riesce però a riscattarsi nel finale, anche agli occhi del padre, dimostrando che, anche se non ancora adulto, comunque sta crescendo e non è più un ragazzino che ha bisogno di essere controllato continuamente.
Il peggior difetto di questo film, sono i paragoni con i film, ai quali viene accostato: c’è gli lo ha associato a “Stand by me” e chi lo ha definito il nuovo “Into the wild”, due raffronti un po’ eccessivi, perché il film non possiede né la sensibilità e la poesia del primo, né la forza anticonformista del secondo. Non per questo “The Kings of Summer” si può dire un brutto film; anzi sotto la veste leggera da commedia, nasconde una natura drammatica, che riesce a toccare le sensibili corde di un’età difficile come l’adolescenza, e delle problematiche ad essa collegate, senza però cadere nel patetico o melenso.
Molto bravi i tre protagonisti e in particolare Moises Arias, nel ruolo del bizzarro Biaggio.
Purtroppo, come spesso capita, da noi è mai arrivato. L'ho trovato online sottotitolato...
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