Rhoda Penmark è una graziosa bambina di otto anni, sempre educata e dall'aspetto impeccabile. Tornata a casa dopo una festa campestre in cui è morto un suo compagno, la bambina non mostra nessun segno di turbamento per quanto accaduto, anzi dice di averlo trovato emozionante. La madre di Rhoda, preoccupata per la mancanza di empatia della figlia, cerca di capire come stanno veramente le cose e così scopre che è stata proprio la bambina ad uccidere il suo amichetto per un futile motivo.
Un po’ alla volta emergerà una terribile verità sulla vera natura di Rhoda, che porterà la donna ad un’estrema decisione. Film con protagonisti bambini cattivi ne sono stati fatti moltissimi, ma questo merita certamente di entrare nella top five. Il film si basa sull’opera teatrale “The Bad Seed”, a sua volta tratto dall’omonimo romanzo di William March.
In un America perbenista, questo film è una vera doccia fredda, in quanto mette in luce delle scomode verità che si è sempre preferito tenere nascoste, cioè che la malvagità può nascondersi ovunque, anche dietro al sorriso di un bambino. Rhoda è consapevole del suo aspetto innocente e lo usa a suo vantaggio arrivando anche a macchiarsi di orribili delitti, tanto è sicura che non potrà mai essere colpevolizzata, perché lei è solo un bambina.
Christine, la madre della piccola, giustamente rimane turbata dalla natura perversa della figlia, ma ciò che veramente spaventa lei e lo spettatore, è la mancanza di empatia e di rimorso di Rhoda; perché, se chiunque può commettere un crimine, la maggior parte delle persone, poi si pentirebbe o quanto meno si sentirebbe gravare la coscienza da un peso non indifferente.
Nel suo tentativo di capire il perché sua figlia sia così, la donna arriverà a scoprire le sue vere origini e quindi a chiedersi se la malvagità nei bambini è ereditaria o frutto dell’ambiente. Il regista, attraverso il personaggio di uno scrittore amico di famiglia, propende per la prima ipotesi, adducendo che ci sono casi di bambini incapaci di provare rimorso o pietà e paragonandoli, appunto, a dei gigli neri.
Nel suo tentativo di capire il perché sua figlia sia così, la donna arriverà a scoprire le sue vere origini e quindi a chiedersi se la malvagità nei bambini è ereditaria o frutto dell’ambiente. Il regista, attraverso il personaggio di uno scrittore amico di famiglia, propende per la prima ipotesi, adducendo che ci sono casi di bambini incapaci di provare rimorso o pietà e paragonandoli, appunto, a dei gigli neri.
La messa in scena è propria del teatro, infatti la vicenda si svolge quasi tutta in un unico ambiente e la forza del film viene data dalla bravura degli interpreti, e del regista che non mostra mai i delitti di Rhoda, ma lascia che la storia emerga dai dialoghi dei protagonisti.
Il film, ancora oggi, risulta essere disturbante e spiazzante; l’ideale immagine del bambino innocuo e innocente, viene stravolta e rivoltata, lasciandoci interdetti.
Il film, ancora oggi, risulta essere disturbante e spiazzante; l’ideale immagine del bambino innocuo e innocente, viene stravolta e rivoltata, lasciandoci interdetti.
La pellicola ha avuto anche problemi con la censura dell’epoca; infatti il Codice Hays, proibiva che un film potesse finire con il crimine che non viene punito; così mentre nell’opera originale la malvagia Rhoda si salva, e la madre muore, nel film accade il contrario. Da notare che una volta tanto il titolo italiano risulta forse più efficace di quello originale.
Ci vorrebbero dieci vite per vedere o rivedere tutti i film che ci interessano eh? Comunque tra non molto ne riparlerò di questo film per un post che ho in mente e che so che ti potrà interessare...
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